Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

IN PRIMO PIANO: eventi e appuntamenti

27 gennaio 2019: Giorno della memoria

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mercoledì 31 ottobre 2012

Moda calabrese a Tel Aviv


In occasione dell'inaugurazione della quinta edizione del “A Year of Fashion at Beit Ha'ir”, il 29 ottobre alle ore 20.30, nella suggestiva cornice del Museo Beit Ha'ir della città di Tel Aviv-Giaffa, verrà presentata la mostra
“CANGIARI ManoAmano
Fashion. Environment. Society” .

ManoAmano” racconta la moda come strumento di riscatto e valorizzazione delle sapienti tradizioni artigiane italiane, moda che diventa ponte di congiunzione tra le diverse culture.
Stile ed etica si sviluppano in parallelo e si concretizzano nei preziosi capi della griffe, frutto di un lavoro paziente e manuale di una “comunità produttiva” indissolubilmente legata al proprio territorio. CANGIARI nasce infatti dal Gruppo Cooperativo GOEL, una rete di imprese sociali che si impegnano per lo sviluppo sostenibile del proprio territorio.
CANGIARI è tessuti al telaio a mano: la mostra ne esplora le radici culturali grecaniche e bizantine, racconta l'intero processo produttivo, dalle materie prime - come i filati di ginestra d'Aspromonte e la seta vegana (prodotta senza la soppressione del baco) - fino ai tessuti artigianali degli antichi telai calabresi. Verrà proposto ai visitatori un excursus della filosofia stilistica e concettuale alla base del brand, gli strumenti della tessitura a mano e, infine, i capi più rappresentativi delle varie collezioni.
La sfilata dei capi CANGIARI coronerà la seconda parte della serata.
La moda come strumento di cambiamento sociale è anche alla base dei progetti di altre realtà israeliane presenti alla “A Year of Fashion at Beit Hair” come Achoti, Turning the Tanbles, Kuchinate e delle opere tridimensionali e multimediali degli artisti Anat Martkovich, Gil Yefman, Boaz Aharonovitch, Ophir Toubul, Avi Milgrom.
“CANGIARI ManoAmano” è un progetto voluto e organizzato dall'Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv e dal fashion brand etico CANGIARI.
“A Year of Fashion at Beit Hair”, nasce dalla collaborazione del Beit Ha'ir, la Municipalità di Tel Aviv-Yafo, l'Ambasciata d'Italia in Israele, l'Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv.

Moda: la griffe etica 'Cangiari'sbarca a Tel Aviv

Moda come strumento di promozione sociale

 (Di Massimo Lomonaco) (ANSAmed) - Tel Aviv, 30 ottobre - La moda - e non solo - come ''strumento di promozione sociale'': ci crede fermamente 'Cangiari', marchio stilistico calabrese, fondato sotto il tutorato di Santo Versace, che ieri a Tel Aviv ha presentato 'ManoAMano', mostra sospesa tra moda, ambiente e societa', in uno dei luoghi piu' belli della citta' israeliana, ovvero il vecchio municipio in piazza Bialik, ora museo 'Beit Ha'ir. 'Cangiari' (che in dialetto calabrese vuol dire 'cambiare') appartiene al Gruppo cooperativo Goel a capo di numerose imprese sociali della Calabria e opera per l'inserimento nel mondo del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne. Organizzata dall'Istituto italiano di cultura di Tel Aviv, diretto da Carmela Callea, dall'Ambasciata italiana in Israele e dal 'Beit Ha'ir' con a capo Ayelet Bitan Shlonsky, la rassegna ha presentato la maniera di lavorare di 'Cangiari' che utilizza materiali locali come il filo e la seta nella produzione di tessuti elaborati al telaio a mano da artigiane, secondo la tradizione calabrese che affonda le proprie radici nell'antichita' greca e bizantina. E i risultati non hanno tradito le attese: modelli di design contemporaneo di alta qualita', dai tessuti (in parte 'cru' e in parte no) con colori a contrasto di raffinate tonalita'. Un 'taglio' modernissimo che a Tel Aviv - citta' in tutto e per tutto segnata dallo 'Start Up' - hanno riscosso un notevole successo. Del resto Cangiari ha una solida esperienza come si e' visto nelle ultime edizioni della Moda Italiana di Milano.
In apertura di manifestazione, Vincenzo Linarello, presidente di Goel (nome tra l'altro tratto dal biblico Libro di Ruth) ha sottolineato che la maison e' la prima ''griffe etica'' nel segmento moda. Obiettivo del Gruppo Cooperativo - ha aggiunto -''e' quello di aiutare la gente a liberarsi di tutto cio' che nega la dignita' di uomini e di cittadini in una regione che ha molti problemi di questo tipo. E Goel - ha spiegato - non lo fa con le parole ma con fatti imprenditoriali che non hanno fini di lucro''.
Anche l'ambasciatore italiano in Israele Francesco Maria Talo' ha evidenziato che l'evento di Tel Aviv ''rappresenta un'immagine straordinaria dell'Italia e della regione Calabria.
'Cangiari', come dice la parola, e' sinonimo di cambiamento, di riscatto di una terra molto bella che vuole risolvere i suoi problemi. 'Etico' - ha concluso invitando a visitare la Calabria - non solo e' bello ma anche conveniente''.
''Questa - ha spiegato Callea - e' una mostra che ha come scopo la promozione del dialogo e punta all'inserimento delle donne e dei giovani nel mondo del lavoro''. Non a caso all'iniziativa hanno partecipato alcune organizzazioni sociali israeliane, tra cui 'Achoti'' (Sorella), piu' impegnate in questo settore, nonche' tre giovani designer come Anat Martkovich, Gil Yefman, Boaz Aharonovitch e l'artista Avi Milgron.
E per restare in tema di Calabria, domani lo chef Luigi Quintieri presentera' le sue specialita' gastronomiche all'Hilton di Tel Aviv dove restera' tutto il mese di novembre.

martedì 30 ottobre 2012

Nava Semel all'Università della Calabria


 
Dal blog di Paolo Coen




Fotografie scattate durante il Corso da Cesira Bellucci




Corso sulla Shoah con Nava Semel

 

La nota scrittrice ospite d'onore all'Università della Calabria
grazie all'Ambasciata di Israele


Nava Semel con il professor Paolo Coen




"Stregata e affascinata: un'esperienza che mi obbliga a scavare nel mio passato, qualcosa di essenziale per un'artista legata alla Shoah", così Nava Semel, figlia di sopravvissuti e tra le più note scrittrici israeliane, al termine della sua lezione all'Unical. Giunta ad Arcavacata grazie all'Ambasciata d'Israele in Italia, la Semel è stata ospite d'onore del Corso di storia e didattica della Shoah che si è tenuto il 19 e il 20 ottobre.
Il Corso, uno dei cinque organizzati dalla Rete Universitaria per il Giorno della Memoria con il patrocinio del MIUR in altrettanti atenei del Paese (Trieste, Bologna-Forlì, Teramo, Bari e appunto  Calabria), era stato presentato qualche giorno prima alla Camera dei Deputati, fra gli altri dall'ambasciatore d'Israele Naor Gilon e, per le istituzioni italiane, da Gianfranco Fini, Luciano Violante, Marco Rossi Doria, David Meghnagi e Paolo Coen.

Un altro momento del corso

All'Unical i lavori sono stati aperti da Paolo Coen, curatore insieme a Viviana Burza dell’iniziativa.  La stessa Burza ha svolto una lezione centrata sull'insegnamento della Shoah nella scuola. Dinanzi a lei un uditorio di 265 tra studenti universitari e insegnanti, alcuni giunti da Reggio Calabria, Siracusa, Roma e addirittura da Avellino. Fra i relatori si è poi segnalato Giuseppe Spadafora, il quale ha rafforzato il taglio pedagogico con una relazione dal titolo "Educazione alla memoria della Shoah come educazione alla cittadinanza".
La mattina di sabato 20 il Corso si è svolto presso il Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia, partner dell'iniziativa con l'Ufficio Scolastico Regionale della Calabria. L'ex campo è stato teatro di vari eventi, inclusa una tavola rotonda sul rapporto fra arte e Shoah, cui hanno preso parte la stessa Nava Semel, Adele Valeria Messina, Isabella Calidonna e l'architetto Giuseppe Arcidiacono. Arcidiacono, in particolare, ha illustrato nei suoi interventi  una mostra che, aperta sempre nel Museo e dedicata al Memoriale degli Italiani ad Auschwitz, resterà visibile su prenotazione fino al 7 novembre. Un motivo in più per tornare a Ferramonti, mentre già si guarda alla prossima edizione del Corso.



lunedì 29 ottobre 2012

Stati generali degli ebrei del Meridione

BRINDISI 2 - 4 NOVEMBRE 2012

Ancora sull'ormai imminente Shabbaton a Brindisi, leggiamo queste belle parole di Rav Bahbout, incoraggianti ed illuminanti per tutto l'ebraismo meridionale, e non solo.
Ci auguriamo che, con l'impegno e la partecipazione di noi tutti, divengano realtà al più presto.


INVITO ALL'AUTODETERMINAZIONE:

SE NON SONO PER ME, CHI E' PER ME?


Scialom Bahbout

Rabbino Capo di Napoli e dell'Italia meridionale

 


Gli ebrei del Meridione e i loro discendenti sono titolari di una delle storie più gloriose dell’ebraismo. Ritengo pertanto che nessuno più di loro possa autodeterminare la propria identità e tornare a essere parte di Am Israel chai, del popolo d’Israele così come si manifesta oggi nella sua vitalità.
Sono anni che altri decidono per loro e, in un modo o nell’altro, ne manipolano il desiderio di tornare a far parte del popolo ebraico. E’ giusto che essi si confrontino con gli ebrei di oggi, ma è certamente necessario che essi non deleghino ad altri decisioni che spettano direttamente agli interessati: l’aiuto esterno è certamente necessario, ma non la sostituzione e la delega ad altri del proprio percorso di Teshuvà, intesa come ritorno e risposta alla società che li ha discriminati, costringendoli alla conversione al cristianesimo.
Il discorso deve essere ripreso dal giorno in cui gli ebrei sono stati cacciati dal Regno delle due Sicilie in seguito all’editto emanato da Isabella la cattolica, che ha prodotto il Gherush, la Shoà che ha colpito il mondo sefardita nel XV secolo. Tornare all’ebraismo nel Meridione non deve significare cercare vicoli e scorciatoie, ma intraprendere una via chiara per impossessarsi nuovamente di qualcosa che è stato tolto per intolleranza e per presunzione.
Vorrei che ogni persona che in qualunque modo si senta legata all’ebraismo prendesse nota che nei giorni che vanno dal 2 al 4 novembre si svolgerà a Brindisi uno shabbaton in cui si inizierà a discutere su strategie e sfide dell’ebraismo nel Meridione, per parlarsi francamente e fare chiarezza sulle modalità per un recupero che non sia solo formale, ma sostanziale, affinché al suono del grande shofàr (Isaia 27,13) i dispersi in terra d’Assiria e i respinti in terra d’Egitto, possano finalmente tornare a casa.

Convegno sugli ebrei reggini



Riceviamo da uno dei relatori, e pubblichiamo, questa sintesi del Convegno che si è tenuto nei giorni scorsi a Reggio sulla storia degli ebrei in città e nel suo circondario

LA STORIA E LA PRESENZA DEGLI EBREI NEL REGGINO DAL  IV AL XVI SECOLO
DOTT. FELICE DELFINO
    
Giorno 25 Ottobre, alla sala della Biblioteca della Provincia di Reggio Calabria, l'Associazione Femminile FIDAPA locale ha organizzato, grazie all'interesse della sua presidentessa la Dott.ssa Marilù Neri e della Prof.ssa Minella Bellantonio, un Convegno/dibattito sul tema: "La Storia e le attività degli ebrei reggini (IV - XVI sec). I tre relatori sono stati: (io) il Prof. Felice Delfino, docente di religione; l’Avv. Franco Arillotta e il Dott. Natale Zappalà. Prima di incominciare il Convegno, la Dott. Neri ha spiegato al pubblico di cosa si occupa la FIDAPA reggina. Ha precisato infatti che: la Sezione FIDAPA "Reggio Calabria Morgana" (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari), ha lo scopo di promuovere coordinare e sostenere le iniziative delle donne che operano nel campo delle Arti, delle Professioni e degli Affari. La decisione di realizzare proprio nel mese di Ottobre un incontro culturale, che ha come tema: La storia e le attività degli Ebrei reggini di Ottobre, non è casuale ma ha una motivazione ben precisa.
Infatti, per gli Ebrei (Il periodo di Settembre – Ottobre) è il mese di TISHRI, un mese particolarmente ricco di avvenimenti per il mondo ebraico, in quanto proprio in TISHRI, si concentrano alcune delle loro principali festività della religione ebraica partire da ROSH HASHANAH, per poi proseguire con YOM KIPPUR e finire con SUKKOT.
A ROSH HASHANAH hanno fatto seguito i dieci giorni penitenziali nei quali il popolo ebraico ha preso coscienza dei peccati compiuti durante l’anno, pregando Dio. Questi peccati sono stati espiati nel giorno dell’espiazione lo YOM KIPPUR, festa celebrata il decimo giorno di TISHRI, che quest’anno è caduto il 26 Settembre. Infine, il quindicesimo giorno di TISHRI, cioè dall’1 all’8 di Ottobre, si è festeggiato SUKKOT (la festa della capanne), festa come PESACH e SHUVOT è legata alla commemorazione dell’Esodo e ai cicli stagionali. SUKKOT precisamente ricorda il pellegrinaggio del popolo ebraico durato quarant’anni nel deserto. Durante questa festa vengono costruite con materiali vegetali ed in maniera assai dettagliata alcune tipiche capanne (sukkà). Inoltre, vengono raccolti i cedri che per gli ebrei sono frutti sacri. Infatti, nel libro del Levitico il cedro viene descritto come il frutto dell’albero più bello indicato da Dio a Mosè. Proprio in occasione di SUKKOT, moltissimi Rabbini provenienti da tutto il mondo, come di consueto ogni anno, sono giunti in Calabria e precisamente in quella porzione di territorio comprensiva tra Tortora e Cetraro, meglio nota col nome di Costa dei cedri, per raccogliere i cedri kasher cioè cedri puri per utilizzarli durante la funzione liturgica della festa delle capanne.
Questi rabbini scendono annualmente in Calabria a raccogliere i cedri non solo per l’alta qualità di questo frutto che dipende sia dalla ricchezza delle falde acquifere della zona, sia dalle condizioni climatiche favorevoli; ma anche perchè la storia ebraica e quella calabrese, dall’antichità al Medioevo, sono state strettamente legate, in quanto molte famiglie ebree erano saldamente stabilite in Calabria ed in particolare nel reggino dove svolgevano la loro vita sociale, religiosa e soprattutto economica. Alla base di questo stanziamento ci sta quel particolare fenomeno migratorio di massa conosciuto precisamente col nome di Diaspora, termine che deriva dal greco e che significa propriamente in italiano disseminazione o dispersione.
Ho aperto il convegno ricordando come la diaspora non fu unica, ma tre furono le più importanti Diaspore che si susseguirono in epoche diverse e che causarono l'arrivo di famiglie ebree, non solo nel reggino, ma in ogni parte del mondo anticamente conosciuto. Infatti, come affermò lo storico Strabone: "non vi era luogo della terra senza ebrei saldamente stabiliti". Ricordo in particolare la Diaspora Assira, quella Babilonese, quella Romana. Proprio in occasione di quest'ultima avvenuta nel 70 d.C., dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio ad opera del generale Tito, a Reggio Calabria e nelle zone sia costiere che dell'entroterra dell'attuale provincia, giunse un cospicuo numero di ebrei. Questo perché questi ebrei, prima di giungere in qualità di schiavi a Roma, percorsero la rotta commerciale, la stessa che Paolo di Tarso fece nel 64 e che aveva come scalo obbligato Reggio. Gli ebrei in un condizione servile, dopo essere stati resi liberi mediante pagamento, percorrendo la via Popilia (che collegava Capua con Catona di Reggio Calabria) si diressero in svariate zone dell’Italia Meridionale. Una numerosa comunità ebraica era presente nel reggino già nel IV secolo d.C., come testimoniano tre eminenti reperti archeologici: il titulus della Sinagoga di Reggio, la lucerna di Leucopetra (l'attuale promontorio di Capo d'Armi di Lazzaro) e soprattutto la Sinagoga di San Pasquale di Bova Marina che è la più antica Sinagoga trovata in Italia dopo quella di Ostia.
Ho lasciato dunque la parola all'Avv.Franco Arillotta, noto studioso reggino, il quale ha esposto in maniera davvero brillante il discorso sulla storia della Giudecca di Reggio ed i suoi aspetti toponomastici ed urbanistici. Nel far ciò, l'avvocato ha intrattenuto i partecipanti al convegno mostrando alcune interessantissime immagini mediante le quali ha fatto vedere dove era ubicata la giudecca e la sinagoga a Reggio. L'Avv. Arillotta ha esposto una sua tesi sulla collocazione della Sinagoga al di fuori della Giudecca. Secondo quanto egli afferma: la Giudecca era inizialmente collocata nel luogo dove si trovava la Sinagoga (cioè attualmente nei pressi delle Poste). Quando successivamente ci fu l'ampliamento urbano, in epoca normanna, gli Ebrei (anzi per la precisione Giudei, come ci tiene a precisare bene l’Avvocato, in quanto provenienti dalla Giudea) costruirono la Giudecca più a nord e lasciarono la Sinagoga nel suo luogo d'origine. L’Avvocato ha poi sottolineato un notevole contributo culturale dato dagli ebrei reggini. Si tratta del Commentario al Pentateuco del Rashi, realizzato dall’ebreo Abram ben Garton. Quest’opera stampata a caratteri mobili e scritta in ebraico, datata 1475, rappresenta la prima opera stampata a caratteri ebraici che riporta la sua datazione. Altra bellissima immagine fatta vedere ai presenti è una stampa del Saint-Non di fine XVIII sec., dimostra la natura commerciale della città reggina, in quanto raffigura mercanti, ebrei, turchi e genovesi a Reggio. L’Avvocato conclude, il suo affascinante discorso sottolineando che nonostante fosse stato emanato nel 1451 l’editto di espulsione degli ebrei dal Regno di Napoli, molti ebrei furono ancora presenti nel reggino, fino al XVIII secolo.
È arrivato il momento di Natale Zappalà, giovane docente di storia, il quale ha esposto le argomentazioni inerenti alle attività svolte dagli ebrei reggini. Il Prof. Zappalà ha spiegato come i giudei fossero abilissimi non solo nel commercio, ma anche in ogni settore dell’economia: dalla produzione della seta alla tintoria, dalla medicina all’usura. Soprattutto un grande contributo lo portarono nell’industria serica e in una attività strettamente legata ad essa, la tintoria (gli ebrei portarono dall’India la colorazione dell’indaco). Famose erano le sete lavorate a Seminara. Gli Ebrei, inoltre, il giorno di Maria Maddalena, fissavano il prezzo della seta da mettere sul mercato. Anche quest’aspetto sottolinea il fatto che essi detenevano il monopolio della seta. Oltre la seta commerciavano tantissimi altri prodotti, anche nelle fiere locali, tra cui cito per importanza la fiera franca di agosto istituita a Reggio Calabria nel 1357, in epoca Angioina. Tra i tanti prodotti non poteva certamente mancare il vino reggino. Il vino reggino era uno dei vini principi dell’antichità, insieme al vino Sorrentino e quello Priverno. Questo vino prodotto a Reggio era un prodotto altamente qualitativo da essere utilizzato dagli Ebrei per le loro celebrazione liturgiche (un prodotto Kosher insomma). Per conservare questo vino furono realizzate apposite anfore vinarie, definite dagli archeologi KEAY LII, le quali venivano prodotte in molte fornaci locali tra cui a Pellaro. Alcune KEAY LII rinvenute, hanno sigillato il bollo della Menorah (il candelabro a sette braccia, simbolo dell’ebraismo) e dunque sono di chiara provenienza ebraica.
Gli ebrei furono una inesauribile fonte di ricchezza per l’economia locale e arricchirono non solo la Regia Corte, ma anche le autorità ecclesiastiche, quando ad esse venne concessa la giurisdizione di alcune Giudecche. Io stesso (Prof. Delfino), ho sottolineato, come il loro allontanamento dal reggino e dalle restanti zone del Regno di Napoli fu un grave errore che comportò gravissime conseguenze a livello economico. Alla base della loro scacciata, ci furono due fattori: l’antisemitismo e l’odio che i cristiani locali nutrivano nei loro confronti perché li dipingevano come terribili usurai. Il Concilio Lateranense IV, presieduto da Papa Innocenzo III, aveva dato agli Ebrei (oltre l’obbligo a portare un segno distintivo, il siman, e a volte anche un particolare cappello), l’esclusiva del prestito di denaro col diritto d’interesse, che poi fu fissato dal sovrano Svevo, Federico II, nel Liber Augustalis, ad una percentuale non superiore al 10%, norma che in realtà gli Ebrei rispettavano. La popolazione li odiava veramente perché erano accusati dalla popolazione di essersi arricchiti alle loro spalle  e perciò trovò pretesti per allontanarli, come l’episodio della Chiesa di Santa Barbara a Reggio. In tale circostanza, come aveva ricordato in precedenza l’Avv. Franco Arillotta, poiché la Sinagoga era stata edificata proprio in vicinanza di questa Chiesa Cristiana, che il terremoto del 1908 distrusse, molti cristiani si ribellarono protestando arditamente al sovrano Aragonese, perché questi Ebrei li disturbavano durante le loro funzioni religiose. Il re allora trovò un compromesso per non scontentare né i Giudei, né i Cristiani. Decretò infatti o che la Sinagoga venisse demolita o usata dagli stessi Cristiani e che comunque gli Ebrei venissero pagati per costruirne una nuova in altra zona.
Questo e altri piccoli, sporadici avvenimenti di intolleranza portarono al primo Editto di Espulsione, quello del 1511. Tuttavia, qualche anno dopo il loro allontanamento, i reggini, che erano soffocati dai debiti contratti con i banchieri cristiani, li richiamarono. La presenza ebraica nel reggino perdurò per un lasso di tempo non superiore ai 30 anni, perché nel 1541, venne decretata la loro definitiva espulsione.
Ho infine concluso sottolineando come la presenza giudaica fu determinante in maniera positiva per le sorti dell’economia reggina e che, il loro allontanamento fu un gesto sconsiderato che pesò come un macigno e provocò impoverimento e degrado.
Purtroppo non tutti oggi conoscono la storia degli ebrei reggini e la maggior parte dei cittadini di Reggio, ma anche tutti i calabresi in generale, conoscono ed esaltano il nostro glorioso passato magnogreco, senza però dare il giusto valore alla presenza giudaica. Sarebbe più opportuno invece avere anche di essa una piena conoscenza, in quanto solo questa conoscenza può darci la consapevolezza di chi siamo e verso dove dirigiamo i nostri passi. Come infatti disse la famosa psicanalista Melanie Kleine:
“Noi siamo il nostro passato, reinterpretato al presente, per proiettarlo verso il futuro”.