Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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domenica 21 ottobre 2012

Ebrei nel Sud Italia: una storia ancora da scrivere

Anche se contiene qualche elemento storicamente un po' discutibile,
pubblico un articolo interessante di qualche anno fa


Dal blog "La nostra storia", del Corriere della sera, curato da Dino Messina

Dal dottor Francesco Pizzo, manager e cultore di storia, che dalla nascita di questo blog ci offre commenti sempre sapidi, riceviamo un interessante contributo alla storia degli ebrei nell’Italia del Sud  che volentieri pubblichiamo. 

Qualche anno fa Tullia Zevi, presidente delle comunità ebraiche italiane, affermò che la storia di quelle  nel meridione non era stata ancora  scritta. Aggiungiamo che presenta anche qualche mistero. Gli ebrei in Lucania sono stati presenti come documentato dalla sinagoga e dalle tombe di Venosa e Acerenza,  sulla direzione della via Appia da ovest a est. Ma comunità furono anche nell’alta val d’Agri, nella città romana di Grumentum e a Montemurro – come accertato dal Centro studi federiciano (centrostudifederici.org)  attraverso il ritrovamento di una stele a Grumentum con iscrizione in ebraico “Mosè, figlio di Emanuel” -  in generale fino al dominio aragonese nel Regno di Napoli nel 1503, allorché Ferdinando III  divenne anche re di Napoli.
Ferdinando “il cattolico” procedette anche nel regno napoletano all’espulsione degli ebrei, come  già in Aragona ed in Castiglia; alle comunità israelite del sud Italia che raggiungevano le 90.000 anime -  secondo lo storico Francesco Renda -  toccò la diaspora o il ridursi a “marrani” o praticare forme di “criptogiudaismo”, al pari dei 90.000 ebrei che il re Giovanni II accettò di stanziare in Portogallo. Agli inizi degli Anni ’90 dello scorso secolo sono stati rintracciati nel nord del Portogallo i discendenti di quei marrani, i quali nelle festività ebraiche ancora  praticavano, di nascosto, i riti della tradizione…
Il mistero dell’ebraismo in Val d’Agri, cui si accennava all’inizio:  Viggiano, paesino di montagna (media 1000 metri s.m.) dove si rifugiarono anche i profughi di Grumentum dopo le varie distruzioni per mano di longobardi, saraceni e persecuzioni di aragonesi, è noto per essere stato custode di una tradizione di musicanti e, in special modo, di arpisti. Nessuno è riuscito a spiegare in maniera soddisfacente i motivi di tale abilità con uno strumento,  per di più  costruito in loco, nel cuore di territorio povero, difficile e di tradizioni agro-pastorali.
Anche se in mancanza di prove documentali certe, esistono però indizi di presenza ebraica, anche nel comprensorio del comune lucano: a 1400 metri, in un luogo ideale per sfuggire a persecuzioni, esiste la località “Fontana di Genova”, con una fonte d’acqua, alle pendici del monte Sant’Enoc. Ambedue i toponimi sarebbero facilmente riconducibili alla fonte di Jehoshua e, particolarmente, al profeta biblico Enoc, l’eponimo del ritorno del popolo eletto alla terra promessa. Come escludere che quei fuggiaschi avessero con loro le famose arpe, che potrebbero aver diffuso tra gente che al massimo poteva essere pratica di zufoli di canna. Nella Bibbia, invece, si racconta che la fine dei lavori di costruzione del Tempio venne celebrata tra suoni di cembali e arpeggi…
Ancora una cinquantina di anni fa si panificava nelle case di venerdì e grano e farina erano custoditi in sacchi con colori e righe che richiamavano tessuti rituali ebraici. Per non dire dei cognomi che si rintracciano copiosi sulle lapidi del cimitero del paese…
Francesco Pizzo

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