Ogni anno rabbini di tutto il mondo vengono nella nostra Costa dei Cedri per raccogliere i frutti necessari a celebrare la festa di Sukkot (Festa delle Capanne), da poco finita.
Questo bel video ce ne parla.
A Santa Maria del Cedro ci recheremo anche in occasione dello shabbaton che si terrà a Belvedere Marittimo nel prossimo fine settimana.
Calabria judaica - Sud ebraico
Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione
Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; attraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; attraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.
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sabato 22 ottobre 2011
I rabbini a Santa Maria del Cedro
martedì 18 ottobre 2011
Conversazione sugli ebrei a Reggio
http://www.citynow.it/eventi/805-conversazione-con-il-prof-franco-arillotta/
Ebrei e Reggio: Conversazione con il professor Franco Arillotta in un incontro organizzato da Anassilaos
Così scrive, a proposito della espulsione degli ebrei dalla città di Reggio, il Canonico Tegani (vissuto fino alla fine del XVI secolo) nella sua Cronaca:“Anno Domini MDXI Iudaei a Rege nostro Ferdinando ab hoc Siciliae Regno expulsi sunt non sine Dei nutu. Die 25 mensis Iulii” (Nell’anno del Signore 1511, il 25 luglio, i Giudei furono espulsi dal nostro sovrano Ferdinando da questo Regno di Sicilia per volontà del Signore).
L’espulsione degli ebrei dal Regno di Napoli, allorquando Ferdinando d’Aragona ne divenne signore (nel 1504 assunse il titolo di re di Napoli con il nome Ferdinando III di Napoli e con il nome Ferdinando II quello di Sicilia), fu decisa sulla base dell’Editto di Granada del 1492 che stabiliva la conversione forzata o l’espulsione dai territori del regno di tutti gli ebrei.
Il provvedimento colpì la comunità giudaica reggina che aveva raggiunto una grande prosperità economica e culturale. Gli ebrei avevano favorito la coltura del gelso e incrementato l’industria della seta, di cui detenevano il monopolio, anticipando ai produttori il denaro necessario alla loro attività e dato un notevole contributo alla cultura di Reggio, come dimostrato dalla stampa nel 1475 del Commentario al Pentateuco di Rabbi Salomone Jarco stampato da Abramo Garton, uno dei primi testi a stampa realizzato a pochi anni dalla scoperta dei caratteri mobili di Gutenberg da una tipografia cittadina.
Si può dunque comprendere come l’espulsione incidesse negativamente sulla economia e sulla cultura della città che fino ad allora aveva ospitato una ricca colonia di cittadini di religione ebraica con i quali aveva convissuto, nonostante qualche inevitabile screzio, pacificamente per molti secoli.
A tale evento, nel suo V Centenario, l’associazione Anassilaos dedica un incontro che si terrà giovedì 20 ottobre alle ore 18,00 presso la Libreria Culture con l’intervento del professor Franco Arillotta, docente a contratto in Storia e cultura della Calabria presso la Facoltà di Architettura dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e membro deputato della Deputazione di Storia Patria per la Calabria.
Così scrive, a proposito della espulsione degli ebrei dalla città di Reggio, il Canonico Tegani (vissuto fino alla fine del XVI secolo) nella sua Cronaca:“Anno Domini MDXI Iudaei a Rege nostro Ferdinando ab hoc Siciliae Regno expulsi sunt non sine Dei nutu. Die 25 mensis Iulii” (Nell’anno del Signore 1511, il 25 luglio, i Giudei furono espulsi dal nostro sovrano Ferdinando da questo Regno di Sicilia per volontà del Signore).
L’espulsione degli ebrei dal Regno di Napoli, allorquando Ferdinando d’Aragona ne divenne signore (nel 1504 assunse il titolo di re di Napoli con il nome Ferdinando III di Napoli e con il nome Ferdinando II quello di Sicilia), fu decisa sulla base dell’Editto di Granada del 1492 che stabiliva la conversione forzata o l’espulsione dai territori del regno di tutti gli ebrei.
Il provvedimento colpì la comunità giudaica reggina che aveva raggiunto una grande prosperità economica e culturale. Gli ebrei avevano favorito la coltura del gelso e incrementato l’industria della seta, di cui detenevano il monopolio, anticipando ai produttori il denaro necessario alla loro attività e dato un notevole contributo alla cultura di Reggio, come dimostrato dalla stampa nel 1475 del Commentario al Pentateuco di Rabbi Salomone Jarco stampato da Abramo Garton, uno dei primi testi a stampa realizzato a pochi anni dalla scoperta dei caratteri mobili di Gutenberg da una tipografia cittadina.
Si può dunque comprendere come l’espulsione incidesse negativamente sulla economia e sulla cultura della città che fino ad allora aveva ospitato una ricca colonia di cittadini di religione ebraica con i quali aveva convissuto, nonostante qualche inevitabile screzio, pacificamente per molti secoli.
A tale evento, nel suo V Centenario, l’associazione Anassilaos dedica un incontro che si terrà giovedì 20 ottobre alle ore 18,00 presso la Libreria Culture con l’intervento del professor Franco Arillotta, docente a contratto in Storia e cultura della Calabria presso la Facoltà di Architettura dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e membro deputato della Deputazione di Storia Patria per la Calabria.
giovedì 13 ottobre 2011
A Ferramonti
Questa estate ho fatto un lungo giro in Calabria, con un occhio rivolto anche alle memorie ebraiche.
Sono stato tra l'altro anche al campo di Ferramonti di Tarsia (purtroppo era chiuso, e ho potuto vederlo solo da fuori) e al cimitero di Tarsia, dove in due piccole aree proprio vicino all'entrata sono sepolti alcuni degli ebrei morti durante la detenzione: tra gli altri un bambino di pochi mesi, l'ultimo ebreo "ufficiale" nato in Calabria.
Pubblico qui le foto di questo pellegrinaggio, e in seguito pubblicherò le foto di altri luoghi "ebraici".
Non ho fatto in tempa a visitare l'area del cimitero di Cosenza dove furono sepolti anche altri ebrei di Ferramonti.
Sono stato tra l'altro anche al campo di Ferramonti di Tarsia (purtroppo era chiuso, e ho potuto vederlo solo da fuori) e al cimitero di Tarsia, dove in due piccole aree proprio vicino all'entrata sono sepolti alcuni degli ebrei morti durante la detenzione: tra gli altri un bambino di pochi mesi, l'ultimo ebreo "ufficiale" nato in Calabria.
Pubblico qui le foto di questo pellegrinaggio, e in seguito pubblicherò le foto di altri luoghi "ebraici".
Non ho fatto in tempa a visitare l'area del cimitero di Cosenza dove furono sepolti anche altri ebrei di Ferramonti.
Le lapidi sono per lo più in uno stato penoso, e temo di non poterci fare niente; ho portato dalla spiaggia di Monasterace alcuni sassi che vi ho deposto, e mi è venuta una idea balzana, per la quale chiedo aiuto ai miei 4 lettori.
Mi piacerebbe potervi porre qualche sasso
della Terra di Israele.
della Terra di Israele.
Qualcuno può aiutarmi?
magari chiedendo a parenti, amici e conoscenti che ci vivono
o vi si recano per qualsiasi motivo...
magari chiedendo a parenti, amici e conoscenti che ci vivono
o vi si recano per qualsiasi motivo...
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Ferramonti di Tarsia,
Israele,
Shoah
mercoledì 12 ottobre 2011
Ebrei ad Arena?
CalabriaOra - Giovedì 1 settembre 2011
In un convegno le storie e le testimonianze
Valerio Colaci
Anche per ragioni familiari, sono un “tifoso” della presenza ebraica ad Arena, ma devo dire che non condivido molte delle cose scritte nell’articolo, e colgo l’occasione per ricordare che questo blog pubblica tutto quello che riguarda la Calabria ebraica, non necessariamente condividendone il contenuto, salvo che non venga espressamente indicato.
È, a mio parere, altamente probabile che Arena abbia visto la presenza ebraica, ma gli indizi riportati dall’articolo non mi sembrano probanti; spero di poter contattare al più presto gli studiosi citati, in modo da poter approfondire il discorso.
Stimolante, coinvolgente, interessante ed appassionante. Sono solo quattro degli aggettivi con cui definire il partecipato convegno di martedì scorso ad Arena, nell’ambito della seconda edizione degli “Incontri Michelani” per la festa di San Michele Arcangelo.
Stimolante e coinvolgente per il tema: “La Giudecca di Arena e gli ebrei in Calabria”. Interessante ed appassionante per l’alto valore istruttivo, l’enfasi di esposizione e la preparazione dei relatori.
L’intento: capire, nonostante la scarsa documentazione, se in Calabria e ad Arena vi siano stati, in passato, insediamenti ebraici. Lo spunto: l’esistenza di una via nel piccolo centro normanno, la Giudecca, appunto. La conclusione: la “prova”, cui si è giunti attraverso numerosi “indizi”, più o meno documentati, che ci fu un tempo in cui la Calabria pullulava di insediamenti giudaici ed Arena ha avuto il suo fiorente quartiere ebraico.
L’importanza del tema l’ha sottolineata il sindaco Giosuele Schinella, parlando di una «Arena non solo normanna ma anche influenzata dalla presenza degli ebrei che vi stanziarono perché, evidentemente, il territorio era importante, ed essi vi apportarono benefici economici e commerciali».
La rilevanza dell’evento culturale è stata, invece, sottolineata dal parroco don Pasquale Rosano «perché la cultura - ha detto - serve per risollevare le sorti della Calabria e questo incontro è di per sé un esempio per lavorare insieme e bene». Dello stesso parere il priore della confraternita Pino Larobina, che ha definito gli “Incontri Michelani” «uno strumento per diffondere la nostra storia e le nostre tradizioni alle nuove generazioni».
Salutando con un triplo shalom (pace), Antonio Sorrenti, responsabile della comunità ebraica calabrese, è entrato nel vivo, definendosi «impressionato nel leggere i cognomi dei caduti in guerra» molti dei quali di chiara origine giudaica, «così come quelli dei residenti di via Giudecca, le cui case sono tutte rivolte vero Gerusalemme. Gli ebrei - ha proseguito - portano la cultura ovunque e i calabresi sono da esempio, come testimoniato dalla prima donna medico, un’ebrea calabrese. Gli esperti di cabala e gli scribi più rilevanti, poi, erano calabresi ed è in Calabria che venne stampata la prima Bibbia in ebraico». Oltre a ciò, altri esempi, sino al fatto che il più importante ospedale d’Israele porta il nome di un calabrese.
Qualche accenno documentale è stato fatto da Antonio Tripodi, che si è scusato per il poco materiale reperito, «poiché - ha spiegato - i nostri archivi partono dalla metà del ‘500, dopo l’espulsione degli ebrei dal regno di Napoli».
Secondo lo studioso dasaese, che ha riportato esempi di uomini e comunità, le prime tracce in Calabria sono nel Codice Teodosiano, mentre, in provincia, si rinvengono notizie nella leggenda dei Santi Anacoreti (X secolo), e, ad Arena, la prima indicazione risale al 1466.
Su dati più scientifici si è basato l’archeologo Enrico Tromba, che, con linguaggio chiaro, ha testimoniato la presenza certa di tre comunità ebraiche tra il secondo ed il sesto secolo, a Rhegium (Reggio), Leucopetra (Lazzaro) e Bova Marina, tutte su tappe d’approdo di rotte commerciali. Tra esse, la più sicura è Bova Marina, dove negli anni ’80 si rinvennero i resti della sinagoga di San Pasquale, nella quale vi sono segni inequivocabili della presenza ebraica che Tromba ha spiegato minuziosamente anche attraverso la proiezione di slide.
In conclusione, Caterina Calabrese è andata al nocciolo del discorso, con una serie di notizie locali che la stessa ha raccolto nell’opuscolo “La Giudecca di Arena”. In esso, attraverso ulteriori documenti reperiti nell’archivio Caracciolo, la studiosa ha ancora di più avvalorato la presenza di una comunità ebraica che viveva in pace ed armonia con la popolazione locale.
La lunga giornata, intensa e carica di significato, si è conclusa con lo svelamento di una lapide commemorativa da parte del primo cittadino in via Giudecca e con la degustazione di un tipica cena ebraica.
martedì 11 ottobre 2011
Ritorno alla Terra dei Cedri
Il Dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
la Comunità ebraica di Napoli e Shavè Israel
presentano
Il “ritorno” nella Terra dei Cedri
28 Ottobre/1 Novembre 2011 - 30 Tishrì/4 Cheshvan 5772
Bouganville Palace Hotel - Belvedere Marittimo (Cosenza)
Dopo lo shabaton a San Nicandro ed il seminario a Siracusa, il Progetto Meridione approda nella terra dei cedri.
Non tutti sanno che la Calabria ha una storia ebraica di rilevante importanza.
Basti pensare che a Reggio Calabria fu stampato il primo libro in ebraico nel 1475.
Oggi discendenti di questa realtà chiedono di tornare ad un ebraismo vissuto.
Il DEC insieme a Shavei Israel ed alla Comunità Ebraica di Napoli organizza uno shabaton a Belvedere Marittimo.
Avremo l’opportunità di conoscere questa realtà assieme ai gruppi già conosciuti negli incontri precedenti. Ma sarà anche un’occasione di studio, di cultura e di svago in una splendida località del litorale calabrese.
Prezzi a persona pensione completa da venerdì (cena) a martedì (pranzo): Adulti: Doppia 280€ - Singola: 350 €
Bambini in camera con due adulti: 0/3 anni gratis - da 4 anni: 190 €
Prezzi giornalieri con pensione completa: Adulti: Doppia 80 € - Singola 100 €
Bambini in camera con due adulti: 0/3 anni Gratis - da 4 anni 50 € al giorno
Prenotazioni: Odoardo Sadun, cell. 349 0648341 - dec@ucei.it
PROGRAMMA
VENERDÌ 30 TISHRÌ 28 OTTOBRE
14-16 Accettazione
16 - 17.30 Preparazione per shabat
17.30 Hadlakat nerot
17.45 Minchà e Arvit
19.00 Cena
21.00 Parashat haShavua
SABATO 1 CHESHVAN 29 OTTOBRE
9-12 Tefi llà
12-13 Parashat hashavua
13.00 Pranzo
16.00 Attività in defi nizione
17.15 Minchà
17.45 Seudà shelishit con devar torà
18.40 Arvit
19.30 Cena
21.00 Attività in defi nizione
DOMENICA 2 CHESHVAN 30 OTTOBRE
7.45 Shachrit
8.30 Colazione
9.00 Visita a Santa Maria del Cedro
13.30 Pranzo
15 - 19 I fondamenti di una Comunità: progettualità e azione
19.00 Cena
21.00 Conferenza: storia degli ebrei in Calabria
LUNEDÌ 3 CHESHVAN 31 OTTOBRE
8.00 Shachrit
8.45 Colazione
9.30 - 11 Il calendario ebraico. Le festività
11.15 - 13 La tefillà: regole dello shemà e della ‘Amidà
13.00 Pranzo
15-16.45 Shabat: le melachot
17-19 Kasherut: le regole di carne e latte
19.30 Cena
21.30 Concerto acustico con Raiz
MARTEDÌ 4 CHESHVAN 1° NOVEMBRE
8.00 Shachrit
8.45 Colazione
9.30 - 13 Sviluppo dell’ebraismo nel Sud. Proposte e progetti
Storie di conversioni, storie di identità riscoperte
Da Pagine Ebraiche, N° 10, Ottobre 2011
Storie di conversioni, storie di identità riscoperte
(Alex Weisler, JTA)
Sul letto di morte, la nonna di Salvatore Zurzolo ha confidato una cosa fino a quel momento tenuta segreta: la loro famiglia era ebrea. Zurzolo aveva mostrato interesse per l'ebraismo da anni, da quando la scelta di rimanere con gli ebrei parigini durante un viaggio della gioventù cattolica quando aveva 18 anni. Dopo la confessione di sua nonna, Zurzolo contattò la comunità ebraica a Roma e chiese di iniziare il processo di conversione. "Per 20 anni mi è stato detto che non era possibile", ha detto Zurzolo. Ma lui non si arrende, mangiando kasher, con indosso una collana con la stella di David, e visitando Israele 10 volte in due decenni. Infine, lo scorso dicembre Zurzolo viene formalmente convertito al giudaismo con l’immersione nel bagno rituale antico di Siracusa.
Nei giorni 6-7 settembre Zurzolo è tornato nel luogo del mikwè, che si trova sotto il Residence Alla Giudecca nell’antico quartiere ebraico di Siracusa. Ci è tornato in occasione della conferenza “La nuova frontiera dell’ebraismo italiano”. L'incontro, che ha riunito importanti rabbini italiani ed è stata rivolta alla popolazione ebraica della Sicilia e a coloro che sono già sulla strada della conversione all’ebraismo.
La Sicilia ha ora un suo rabbino per la prima volta in 500 anni, ed anche una sinagoga allestita in un locale nella periferia della città. È il centro ebraico più a sud nel territorio italiano.
Gadi Piperno, responsabile del progetto Meridione per il Dipartimento Educazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è stato l’organizzatore di questo seminario.
"Si è sempre detto che Napoli era la frontiera dell’ebraismo italiano. Ma ora, all’estremo geografico meridionale dell’Italia, abbiamo una centro ebraico e quindi questa è la nostra nuova frontiera".
Durante la conferenza durata due giorni, i partecipanti hanno raccontato le storie personali di come hanno scoperto la loro strada.
Si è studiato con attenzione diversi passaggi biblici tra cui il Libro di Ruth, soffermandosi sulla conversione di Naomi, la nuora di Ruth.
Michael Freund, fondatore e presidente della Fondazione Shavei Israel, che mira alla ricerca dei discendenti degli ebrei dispersi per il mondo nei secoli per facilitarne il rientro, ha posto l’accento su quante sono le anime ebraiche che nel corso di due millenni si sono distaccate per varie ragioni dalle nostre comunità.
Freund, la cui fondazione ha lavorato con i discendenti degli ebrei in India, Cina, Sud America, Polonia e nella penisola iberica, ha detto che l'evento di Siracusa era la sua prima incursione nelle comunità di “anusim” (marrani) d'Italia - discendenti di ebrei convertiti forzatamente.
La Sicilia aveva una popolazione ebraica di almeno 50.000 anime ai tempi dell’Inquisizione, e Freund ritiene che accogliere di nuovo i discendenti di quegli ebrei che sono stati allontanati con la forza è il modo migliore per vendicare la violenza e le intimidazioni di quel periodo. "La più dolce vendetta per quello che l'Inquisizione ha fatto agli antenati di queste persone sarebbe quello di riportare il maggior numero possibile di queste persone all’ebraismo".
I partecipanti hanno detto che non stanno cercando il loro percorso verso l’ebraismo studiando gli alberi genealogici. La narrazione varia dai singoli, ma il succo è lo stesso: c'era un istinto, qualcosa da cui non si può scappare, una verità sempre conosciuta con o senza la certezza di farla ritornare.
Elisabetta Barbera è venuta da Roma per partecipare alla conferenza. Ha detto che sospetta che la sua famiglia abbia legami con l’ebraismo, ma che la prova definitiva di questo non è vincolante. "A sessant’anni, è mio diritto di morire come una ebrea. Questo è tutto. E’ il mio sentimento, la mia unione, la mia fede".
Alcuni partecipanti all'evento hanno detto che il seminario li ha fatti sentire meno soli.
Maria La Cara è venuta da Palermo. Cresciuta cattolica, ha cominciato a frequentare i riti pentecostali. A 18 anni si trovò costantemente a riflettere sulla parola "Israele" durante le sue preghiere. Uno dei cognomi della sua famiglia, Scimonetto, è un nome comune tra i marrani della Calabria, ma non ha la prova definitiva della sua origine ebraica. "Penso che mi sentirei meglio se scoprissi che eravamo ebrei. Se il mio passato è più chiaro, lo è anche il mio presente. " La Cara ha detto che ha ricevuto il sostegno della sua famiglia, ma non è un'esperienza comune in una Sicilia fortemente cattolica.
Carlo - uno studente di biochimica a Catania - non ha voluto fornire il suo cognome a causa del disagio che sta avendo in famiglia per la crescita della sua identità ebraica. Quando aveva 8 o 9 anni, Carlo sognò che sua madre e sua nonna gli dicessero che era ebreo, che aveva radici ebraiche da parte di entrambi i genitori'. Ma quando Carlo ha iniziato ad esplorare la religione nella sua adolescenza, sconvolse la sua famiglia. "La mia famiglia è una famiglia cattolica siciliana", ha detto. "Per loro non è una buona decisione. Non sono sicuro di essere in grado di completare il mio percorso verso l'ebraismo".
Tra le tante domande esistenziali esistono però preoccupazioni di ordine pratico. Queste riguardano principalmente il rabbino Stefano di Mauro, nativo siciliano che si è convertito all’ebraismo quando aveva circa 30 anni. A lui fu detto solo successivamente delle radici ebraiche della sua famiglia. Ora che Siracusa ha di nuovo una sinagoga, il suo impegno è rendere la città un luogo accogliente per le comunità di anusim.
"Il prossimo passo è quello di creare un permanente beth din per il sud e dare l'opportunità a chi voglia di tornare all’ebraismo di essere supportato in modo più efficace. Non sono più tanto giovane da lasciarmi suggestionare, ma sembra proprio che D-o voglia che questo accada. Tante cose stanno avvenendo tutte insieme".
Il prossimo appuntamento è uno Shabbaton in Calabria.
Poi nel mese di dicembre, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane intende organizzare un grande evento a Napoli sul tema “Etica e politica”, che servirà anche come occasione per aggiornare la comunità ebraica italiana in merito ai progressi di rinascita dell’ebraismo nel sud.
Beatrice Macca - una giovane studentessa in farmaceutica che ha scoperto le sue radici ebraiche circa un anno fa e da allora ha iniziato ha mangiare kasher e frequentare la sinagoga - ha detto che il sostegno delle istituzioni ebraiche italiane è straordinariamente importante. "Il fatto che Gadi Piperno sia venuto da Roma, dimostra che stiamo diventando più forti" ha detto. "Prima eravamo soli. Ora ho la speranza che qualcosa cambierà nella cultura che è predominante in Sicilia".
Storie di conversioni, storie di identità riscoperte
(Alex Weisler, JTA)
Sul letto di morte, la nonna di Salvatore Zurzolo ha confidato una cosa fino a quel momento tenuta segreta: la loro famiglia era ebrea. Zurzolo aveva mostrato interesse per l'ebraismo da anni, da quando la scelta di rimanere con gli ebrei parigini durante un viaggio della gioventù cattolica quando aveva 18 anni. Dopo la confessione di sua nonna, Zurzolo contattò la comunità ebraica a Roma e chiese di iniziare il processo di conversione. "Per 20 anni mi è stato detto che non era possibile", ha detto Zurzolo. Ma lui non si arrende, mangiando kasher, con indosso una collana con la stella di David, e visitando Israele 10 volte in due decenni. Infine, lo scorso dicembre Zurzolo viene formalmente convertito al giudaismo con l’immersione nel bagno rituale antico di Siracusa.
Nei giorni 6-7 settembre Zurzolo è tornato nel luogo del mikwè, che si trova sotto il Residence Alla Giudecca nell’antico quartiere ebraico di Siracusa. Ci è tornato in occasione della conferenza “La nuova frontiera dell’ebraismo italiano”. L'incontro, che ha riunito importanti rabbini italiani ed è stata rivolta alla popolazione ebraica della Sicilia e a coloro che sono già sulla strada della conversione all’ebraismo.
La Sicilia ha ora un suo rabbino per la prima volta in 500 anni, ed anche una sinagoga allestita in un locale nella periferia della città. È il centro ebraico più a sud nel territorio italiano.
Gadi Piperno, responsabile del progetto Meridione per il Dipartimento Educazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è stato l’organizzatore di questo seminario.
"Si è sempre detto che Napoli era la frontiera dell’ebraismo italiano. Ma ora, all’estremo geografico meridionale dell’Italia, abbiamo una centro ebraico e quindi questa è la nostra nuova frontiera".
Durante la conferenza durata due giorni, i partecipanti hanno raccontato le storie personali di come hanno scoperto la loro strada.
Si è studiato con attenzione diversi passaggi biblici tra cui il Libro di Ruth, soffermandosi sulla conversione di Naomi, la nuora di Ruth.
Michael Freund, fondatore e presidente della Fondazione Shavei Israel, che mira alla ricerca dei discendenti degli ebrei dispersi per il mondo nei secoli per facilitarne il rientro, ha posto l’accento su quante sono le anime ebraiche che nel corso di due millenni si sono distaccate per varie ragioni dalle nostre comunità.
Freund, la cui fondazione ha lavorato con i discendenti degli ebrei in India, Cina, Sud America, Polonia e nella penisola iberica, ha detto che l'evento di Siracusa era la sua prima incursione nelle comunità di “anusim” (marrani) d'Italia - discendenti di ebrei convertiti forzatamente.
La Sicilia aveva una popolazione ebraica di almeno 50.000 anime ai tempi dell’Inquisizione, e Freund ritiene che accogliere di nuovo i discendenti di quegli ebrei che sono stati allontanati con la forza è il modo migliore per vendicare la violenza e le intimidazioni di quel periodo. "La più dolce vendetta per quello che l'Inquisizione ha fatto agli antenati di queste persone sarebbe quello di riportare il maggior numero possibile di queste persone all’ebraismo".
I partecipanti hanno detto che non stanno cercando il loro percorso verso l’ebraismo studiando gli alberi genealogici. La narrazione varia dai singoli, ma il succo è lo stesso: c'era un istinto, qualcosa da cui non si può scappare, una verità sempre conosciuta con o senza la certezza di farla ritornare.
Elisabetta Barbera è venuta da Roma per partecipare alla conferenza. Ha detto che sospetta che la sua famiglia abbia legami con l’ebraismo, ma che la prova definitiva di questo non è vincolante. "A sessant’anni, è mio diritto di morire come una ebrea. Questo è tutto. E’ il mio sentimento, la mia unione, la mia fede".
Alcuni partecipanti all'evento hanno detto che il seminario li ha fatti sentire meno soli.
Maria La Cara è venuta da Palermo. Cresciuta cattolica, ha cominciato a frequentare i riti pentecostali. A 18 anni si trovò costantemente a riflettere sulla parola "Israele" durante le sue preghiere. Uno dei cognomi della sua famiglia, Scimonetto, è un nome comune tra i marrani della Calabria, ma non ha la prova definitiva della sua origine ebraica. "Penso che mi sentirei meglio se scoprissi che eravamo ebrei. Se il mio passato è più chiaro, lo è anche il mio presente. " La Cara ha detto che ha ricevuto il sostegno della sua famiglia, ma non è un'esperienza comune in una Sicilia fortemente cattolica.
Carlo - uno studente di biochimica a Catania - non ha voluto fornire il suo cognome a causa del disagio che sta avendo in famiglia per la crescita della sua identità ebraica. Quando aveva 8 o 9 anni, Carlo sognò che sua madre e sua nonna gli dicessero che era ebreo, che aveva radici ebraiche da parte di entrambi i genitori'. Ma quando Carlo ha iniziato ad esplorare la religione nella sua adolescenza, sconvolse la sua famiglia. "La mia famiglia è una famiglia cattolica siciliana", ha detto. "Per loro non è una buona decisione. Non sono sicuro di essere in grado di completare il mio percorso verso l'ebraismo".
Tra le tante domande esistenziali esistono però preoccupazioni di ordine pratico. Queste riguardano principalmente il rabbino Stefano di Mauro, nativo siciliano che si è convertito all’ebraismo quando aveva circa 30 anni. A lui fu detto solo successivamente delle radici ebraiche della sua famiglia. Ora che Siracusa ha di nuovo una sinagoga, il suo impegno è rendere la città un luogo accogliente per le comunità di anusim.
"Il prossimo passo è quello di creare un permanente beth din per il sud e dare l'opportunità a chi voglia di tornare all’ebraismo di essere supportato in modo più efficace. Non sono più tanto giovane da lasciarmi suggestionare, ma sembra proprio che D-o voglia che questo accada. Tante cose stanno avvenendo tutte insieme".
Il prossimo appuntamento è uno Shabbaton in Calabria.
Poi nel mese di dicembre, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane intende organizzare un grande evento a Napoli sul tema “Etica e politica”, che servirà anche come occasione per aggiornare la comunità ebraica italiana in merito ai progressi di rinascita dell’ebraismo nel sud.
Beatrice Macca - una giovane studentessa in farmaceutica che ha scoperto le sue radici ebraiche circa un anno fa e da allora ha iniziato ha mangiare kasher e frequentare la sinagoga - ha detto che il sostegno delle istituzioni ebraiche italiane è straordinariamente importante. "Il fatto che Gadi Piperno sia venuto da Roma, dimostra che stiamo diventando più forti" ha detto. "Prima eravamo soli. Ora ho la speranza che qualcosa cambierà nella cultura che è predominante in Sicilia".
Incontro in Calabria
L'incontro di cui parlavo nel post precedente
si terrà a Belvedere Marittimo (CS)
dal 28 ottobre al 1° novembre,
presso il Bouganville Palace Hotel.
Il programma di massima prevede per il 28 e 29 ottobre
la celebrazione dello shabbat,
e poi dal 30 al 1° novembre conferenze e lezioni.
Spero di poter dare al più presto informazioni più dettagliate;
nel frattempo chi fosse interessato mi può contattare per email
(kaulon@yahoo.it) oppure seguire il blog.
Si tratta di un incontro davvero molto importante,
che può determinare molto del futuro della Calabria ebraica,
quindi credo che per chi è interessato
valga davvero la pena fare un piccolo sacrificio per esserci.
si terrà a Belvedere Marittimo (CS)
dal 28 ottobre al 1° novembre,
presso il Bouganville Palace Hotel.
Il programma di massima prevede per il 28 e 29 ottobre
la celebrazione dello shabbat,
e poi dal 30 al 1° novembre conferenze e lezioni.
Spero di poter dare al più presto informazioni più dettagliate;
nel frattempo chi fosse interessato mi può contattare per email
(kaulon@yahoo.it) oppure seguire il blog.
Si tratta di un incontro davvero molto importante,
che può determinare molto del futuro della Calabria ebraica,
quindi credo che per chi è interessato
valga davvero la pena fare un piccolo sacrificio per esserci.
Dopo Siracusa, anche in Calabria
Dal blog della Comunità ebraica di Siracusa
Siracusa, l’esilio e il ritorno
Gadi Piperno
Dipartimento Educazione e Cultura UCEI
Responsabile del Progetto Meridione
Siracusa, l’esilio e il ritorno
A oltre 500 anni dalle persecuzioni,
una piccola comunità torna oggi a vivere nel rispetto della Halakhah
una piccola comunità torna oggi a vivere nel rispetto della Halakhah
Dipartimento Educazione e Cultura UCEI
Responsabile del Progetto Meridione
Si è scritto in vari numeri precedenti di Pagine Ebraiche della storia degli ebrei in Sicilia. In particolare nel numero di giugno 2010 un intero dossier è stato dedicato al fenomeno del marranesimo in Italia e nel mondo, così come va ricordato che il Moked primaverile del 2010 è stato dedicato allo stesso tema. Proprio in questo Moked sono state poste le basi del Progetto Meridione che nell’anno in corso ha già dato alla luce due eventi: il primo, già riportato nel numero di giugno di quest’anno, a Torre Mileto nei pressi di San Nicandro Garganico, mentre il secondo si è svolto a settembre in Siracusa.
Perché a Siracusa? Chi si è interessato di storia degli ebrei in Sicilia sa che la comunità ebraica di Siracusa era una delle più popolose dell’intera isola. Nel quindicesimo secolo, alla vigilia della cacciata, si contavano circa 5000 anime ma in precedenza la popolazione era stata anche più numerosa e rappresentava circa un quarto dell’intera popolazione siracusana. Ai più è noto il fatto che sia stato scoperto in Ortigia un mikwè (anzi sei mikwaot) di straordinaria bellezza all’interno dell’antica giudecca. In realtà ne sono stati trovati altri, sotto una chiesa e persino in una casa privata. Ma pochi sanno che parlare di ebraismo a Siracusa oggi non significa più parlare solo dei resti di una storia gloriosa.
L’arrivo a Siracusa di un rabbino, Stefano Di Mauro, con la sua famiglia ha fatto sì che alcune persone, consapevoli della loro origine ebraica, e spesso custodi di frammenti di usi e tradizioni mantenuti nascosti per 500 anni, si siano accostate a lui prima con la richiesta di conoscere di più dell’ebraismo, poi di studiare Torah, quindi di convertirsi. Un piccolo miracolo che ha visto come catalizzatore un signore che trasferitosi, nella sua Siracusa quasi per caso, si è sentito quindi investito dall’Eterno del difficile incarico di far rinascere l’ebraismo in questi luoghi e per questo incarico profonde ogni possibile sforzo.
Ad oggi il suo lavoro ha portato a circa venti conversioni ottenute con un bet din da lui organizzato e ad un continuo aumento di richieste di entrare i questo gruppo, che oggi conta circa 40 persone.
La ricetta è molto semplice: frequentare in modo assiduo le lezioni di Torah e di halakhah, e presenziare shabat alla tefillah che si svolge nel tempio allestito in via Italia, dimostrare di comportarsi conformemente alla normativa ebraica. Tutto questo è avvenuto in totale autonomia rispetto all’ebraismo istituzionale: in effetti al suo arrivo in Italia nel 2007, rav Di Mauro aveva cercato di collaborare con la Comunità di Napoli e con l’Assemblea dei rabbini, ma senza successo (vedi su Pagine ebraiche la relazione sul Seminario svoltosi a Trani anni fa). La situazione si è modificata con l’arrivo del nuovo rabbino di Napoli, la comunità competente per territorio. Scialom Bahbout, che conosceva rav Di Mauro fin da quando abitava negli Usa, ha iniziato ad avere contatti regolari con questo gruppo.
L’idea è che si crei a Siracusa una sezione della Comunità di Napoli, così come accaduto per Trani, al fine di far rientrare il tutto nelle istituzioni dell’ebraismo italiano.
II 4 settembre, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, il Dipartimento Educazione e Cultura dell’UCEI ha organizzato, insieme al prof Alessandro Museo dell’Officina di Studi Medievali dell’Università di Palermo, una giornata di studi sul tema ‘Vita saperi comunicazione e traduzione nell’ebraismo antico e moderno” con gli interventi dei professori Francesco Lucrezi, Luciana Pepi e Rita Calabrese oltre che del rabbino Di Mauro e di chi scrive. La giornata ha fornito spunti di riflessione estremamente interessanti soprattutto sui temi della traduzione dei testi biblici.
Nei giorni 6-7 settembre, il dipartimento, d’intesa con la Comunità Ebraica di Napoli e in associazione con la fondazione Shavei Israel, molto attiva nella ricerca di marrani e discendenti di ebrei nel mondo, ha organizzato sempre a Siracusa un seminario sulle basi dell’ebraismo. È stata questa un’ottima occasione per conoscere a fondo questa realtà, per ascoltare le storie che hanno portato queste persone ad unirsi attorno ad un rabbino.
Dall’altra parte l’obiettivo era anche far sì the questa comunità, per quanto geograficamente lontana, sentisse la vicinanza ed il supporto delle istituzioni dell’ebraismo italiano. II seminario si è articolato negli interventi dei rabbini Scialom Bahbout, Elyahu Birnbaum, Roberto Della Rocca Stefano Di Mauro, del dott. Michael Freund, presidente di Shavei Israel, e di chi scrive.
Particolarmente piacevole è stata l’atmosfera che si è respirata durante i pasti in un ristorante del posto reso kasher per l’occasione, con canti e divrè torà. Entrambi gli eventi si sono tenuti presso il residence Alla Giudecca, che si ringrazia per la disponibilità delle sale e per il supporto che ci ha dato nell’organizzazione.
Per il futuro prossimo fervono i preparativi di uno shabaton che si dovrà tenere in una località marittima della provincia di Cosenza, nel fine settimana lungo del primo novembre.
In questa occasione, oltre a continuare gli studi iniziati a Siracusa, si cercherà di aprire uno squarcio su alcune realtà della Calabria.
Durante il Moked autunnale, che si terrà a Napoli a partire dall’8 dicembre, si terranno alcune sessioni per programmare le prossime attività del Progetto Meridione alla luce di quanto è emerso nei primi tre eventi.
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