Ebrei e Reggio: Conversazione con il professor Franco Arillotta in un incontro organizzato da Anassilaos
Così scrive, a proposito della espulsione degli ebrei dalla città di Reggio, il Canonico Tegani (vissuto fino alla fine del XVI secolo) nella sua Cronaca:“Anno Domini MDXI Iudaei a Rege nostro Ferdinando ab hoc Siciliae Regno expulsi sunt non sine Dei nutu. Die 25 mensis Iulii” (Nell’anno del Signore 1511, il 25 luglio, i Giudei furono espulsi dal nostro sovrano Ferdinando da questo Regno di Sicilia per volontà del Signore).
L’espulsione degli ebrei dal Regno di Napoli, allorquando Ferdinando d’Aragona ne divenne signore (nel 1504 assunse il titolo di re di Napoli con il nome Ferdinando III di Napoli e con il nome Ferdinando II quello di Sicilia), fu decisa sulla base dell’Editto di Granada del 1492 che stabiliva la conversione forzata o l’espulsione dai territori del regno di tutti gli ebrei.
Il provvedimento colpì la comunità giudaica reggina che aveva raggiunto una grande prosperità economica e culturale. Gli ebrei avevano favorito la coltura del gelso e incrementato l’industria della seta, di cui detenevano il monopolio, anticipando ai produttori il denaro necessario alla loro attività e dato un notevole contributo alla cultura di Reggio, come dimostrato dalla stampa nel 1475 del Commentario al Pentateuco di Rabbi Salomone Jarco stampato da Abramo Garton, uno dei primi testi a stampa realizzato a pochi anni dalla scoperta dei caratteri mobili di Gutenberg da una tipografia cittadina.
Si può dunque comprendere come l’espulsione incidesse negativamente sulla economia e sulla cultura della città che fino ad allora aveva ospitato una ricca colonia di cittadini di religione ebraica con i quali aveva convissuto, nonostante qualche inevitabile screzio, pacificamente per molti secoli.
A tale evento, nel suo V Centenario, l’associazione Anassilaos dedica un incontro che si terrà giovedì 20 ottobre alle ore 18,00 presso la Libreria Culture con l’intervento del professor Franco Arillotta, docente a contratto in Storia e cultura della Calabria presso la Facoltà di Architettura dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e membro deputato della Deputazione di Storia Patria per la Calabria.
Così scrive, a proposito della espulsione degli ebrei dalla città di Reggio, il Canonico Tegani (vissuto fino alla fine del XVI secolo) nella sua Cronaca:“Anno Domini MDXI Iudaei a Rege nostro Ferdinando ab hoc Siciliae Regno expulsi sunt non sine Dei nutu. Die 25 mensis Iulii” (Nell’anno del Signore 1511, il 25 luglio, i Giudei furono espulsi dal nostro sovrano Ferdinando da questo Regno di Sicilia per volontà del Signore).
L’espulsione degli ebrei dal Regno di Napoli, allorquando Ferdinando d’Aragona ne divenne signore (nel 1504 assunse il titolo di re di Napoli con il nome Ferdinando III di Napoli e con il nome Ferdinando II quello di Sicilia), fu decisa sulla base dell’Editto di Granada del 1492 che stabiliva la conversione forzata o l’espulsione dai territori del regno di tutti gli ebrei.
Il provvedimento colpì la comunità giudaica reggina che aveva raggiunto una grande prosperità economica e culturale. Gli ebrei avevano favorito la coltura del gelso e incrementato l’industria della seta, di cui detenevano il monopolio, anticipando ai produttori il denaro necessario alla loro attività e dato un notevole contributo alla cultura di Reggio, come dimostrato dalla stampa nel 1475 del Commentario al Pentateuco di Rabbi Salomone Jarco stampato da Abramo Garton, uno dei primi testi a stampa realizzato a pochi anni dalla scoperta dei caratteri mobili di Gutenberg da una tipografia cittadina.
Si può dunque comprendere come l’espulsione incidesse negativamente sulla economia e sulla cultura della città che fino ad allora aveva ospitato una ricca colonia di cittadini di religione ebraica con i quali aveva convissuto, nonostante qualche inevitabile screzio, pacificamente per molti secoli.
A tale evento, nel suo V Centenario, l’associazione Anassilaos dedica un incontro che si terrà giovedì 20 ottobre alle ore 18,00 presso la Libreria Culture con l’intervento del professor Franco Arillotta, docente a contratto in Storia e cultura della Calabria presso la Facoltà di Architettura dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e membro deputato della Deputazione di Storia Patria per la Calabria.
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