CalabriaOra - Giovedì 1 settembre 2011
In un convegno le storie e le testimonianze
Valerio Colaci
Anche per ragioni familiari, sono un “tifoso” della presenza ebraica ad Arena, ma devo dire che non condivido molte delle cose scritte nell’articolo, e colgo l’occasione per ricordare che questo blog pubblica tutto quello che riguarda la Calabria ebraica, non necessariamente condividendone il contenuto, salvo che non venga espressamente indicato.
È, a mio parere, altamente probabile che Arena abbia visto la presenza ebraica, ma gli indizi riportati dall’articolo non mi sembrano probanti; spero di poter contattare al più presto gli studiosi citati, in modo da poter approfondire il discorso.
Stimolante, coinvolgente, interessante ed appassionante. Sono solo quattro degli aggettivi con cui definire il partecipato convegno di martedì scorso ad Arena, nell’ambito della seconda edizione degli “Incontri Michelani” per la festa di San Michele Arcangelo.
Stimolante e coinvolgente per il tema: “La Giudecca di Arena e gli ebrei in Calabria”. Interessante ed appassionante per l’alto valore istruttivo, l’enfasi di esposizione e la preparazione dei relatori.
L’intento: capire, nonostante la scarsa documentazione, se in Calabria e ad Arena vi siano stati, in passato, insediamenti ebraici. Lo spunto: l’esistenza di una via nel piccolo centro normanno, la Giudecca, appunto. La conclusione: la “prova”, cui si è giunti attraverso numerosi “indizi”, più o meno documentati, che ci fu un tempo in cui la Calabria pullulava di insediamenti giudaici ed Arena ha avuto il suo fiorente quartiere ebraico.
L’importanza del tema l’ha sottolineata il sindaco Giosuele Schinella, parlando di una «Arena non solo normanna ma anche influenzata dalla presenza degli ebrei che vi stanziarono perché, evidentemente, il territorio era importante, ed essi vi apportarono benefici economici e commerciali».
La rilevanza dell’evento culturale è stata, invece, sottolineata dal parroco don Pasquale Rosano «perché la cultura - ha detto - serve per risollevare le sorti della Calabria e questo incontro è di per sé un esempio per lavorare insieme e bene». Dello stesso parere il priore della confraternita Pino Larobina, che ha definito gli “Incontri Michelani” «uno strumento per diffondere la nostra storia e le nostre tradizioni alle nuove generazioni».
Salutando con un triplo shalom (pace), Antonio Sorrenti, responsabile della comunità ebraica calabrese, è entrato nel vivo, definendosi «impressionato nel leggere i cognomi dei caduti in guerra» molti dei quali di chiara origine giudaica, «così come quelli dei residenti di via Giudecca, le cui case sono tutte rivolte vero Gerusalemme. Gli ebrei - ha proseguito - portano la cultura ovunque e i calabresi sono da esempio, come testimoniato dalla prima donna medico, un’ebrea calabrese. Gli esperti di cabala e gli scribi più rilevanti, poi, erano calabresi ed è in Calabria che venne stampata la prima Bibbia in ebraico». Oltre a ciò, altri esempi, sino al fatto che il più importante ospedale d’Israele porta il nome di un calabrese.
Qualche accenno documentale è stato fatto da Antonio Tripodi, che si è scusato per il poco materiale reperito, «poiché - ha spiegato - i nostri archivi partono dalla metà del ‘500, dopo l’espulsione degli ebrei dal regno di Napoli».
Secondo lo studioso dasaese, che ha riportato esempi di uomini e comunità, le prime tracce in Calabria sono nel Codice Teodosiano, mentre, in provincia, si rinvengono notizie nella leggenda dei Santi Anacoreti (X secolo), e, ad Arena, la prima indicazione risale al 1466.
Su dati più scientifici si è basato l’archeologo Enrico Tromba, che, con linguaggio chiaro, ha testimoniato la presenza certa di tre comunità ebraiche tra il secondo ed il sesto secolo, a Rhegium (Reggio), Leucopetra (Lazzaro) e Bova Marina, tutte su tappe d’approdo di rotte commerciali. Tra esse, la più sicura è Bova Marina, dove negli anni ’80 si rinvennero i resti della sinagoga di San Pasquale, nella quale vi sono segni inequivocabili della presenza ebraica che Tromba ha spiegato minuziosamente anche attraverso la proiezione di slide.
In conclusione, Caterina Calabrese è andata al nocciolo del discorso, con una serie di notizie locali che la stessa ha raccolto nell’opuscolo “La Giudecca di Arena”. In esso, attraverso ulteriori documenti reperiti nell’archivio Caracciolo, la studiosa ha ancora di più avvalorato la presenza di una comunità ebraica che viveva in pace ed armonia con la popolazione locale.
La lunga giornata, intensa e carica di significato, si è conclusa con lo svelamento di una lapide commemorativa da parte del primo cittadino in via Giudecca e con la degustazione di un tipica cena ebraica.
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