Tra le feste ebraiche, se ce n'è una che è particolarmente vicina alla Calabria è proprio Sukkoth, la Festa delle Capanne, e questo per vari motivi.
Da Universo cedro
Uno degli elementi caratteristici di questa festa è il frutto del cedro (etrog), che da secoli i rabbini di tutto il mondo (ed anche da Israele) vengono a fine agosto a raccogliere nella nostra Costa dei Cedri, dove si trovano i più belli e i più puri.
Quello che pochi sanno, è che fino ad alcuni decenni fa, un'altra meta della raccolta dei cedri era anche la costa ionica in provincia di Reggio, proprio tra la città che conserva la più antica traccia di presenza ebraica in Calabria (e tra le più antiche in Italia) e Bova Marina, dove sono stati trovati i resti della seconda più antica sinagoga occidentale: e alla base della menorah raffigurata nel pavimento musivo troviamo proprio un cedro, e dall'altro lato il lulav, un mazzetto rituale composto di tre rami di alberi diversi, del quale parlerò alla fine.
Un altro motivo che in questa festa ci parla della Calabria, è che nel Talmud è citato un passo in cui si dice che il Santo costruirà una capanna per i suoi figli nell'Italia greca, e cioè nella Magna Grecia, di cui la Calabria è stata ed è parte essenziale.
Da NonsoloCittanova
Un altro motivo contingente ci rende quest'anno particolarmente cara la festa di Sukkoth.
Infatti (grazie all'iniziativa del pluricitato Antonio Sorrenti, e con l'attiva collaborazione della Chiesa di Palmi), quest'anno una capanna è stata allestita a Roma all'interno della scuola ebraica con i rami di palma che sono stati tagliati dalle palme che a Cittanova ricordano i Giusti diplomatici, e di cui ho parlato di recente (e parlerò di nuovo tra poco!).
Nell'occasione, sono previsti alcuni incontri, sui quali spero di potervi relazionare entro la fine della settimana.
Vorrei aggiungere un'ultima annotazione curiosa, che sarebbe interessante approfondire.
Un'amica conosciuta quest'estate (ciao! so che ti riconosci, se mi leggi... ho perso la tua email: mi scrivi???????? ehm.... scusate l'uso privato di un mezzo pubblico...) mi ha detto che suo nonno le raccontava che a Mammola aveva partecipato ad ottobre ad una festa detta "delle capanne", di cui non ricordava altro se non che si mangiava tanto, in queste capanne che erano state allestite in piazza.
Naturalmente, di passaggio a Mammola, ho cercato di averne informazioni, ma ho avuto due sorprese.
La prima è che questa festa delle capanne si celebra non ad ottobre ma nell'ultimo sabato e domenica prima di Natale (e fin qui nulla di strano: può essere stata spostata in tempi più o meno recenti, oppure il nonno ricordava male e non era ad ottobre).
La sorpresa più... sorprendente, però, è che, chiedendo in giro alla gente, tutti mi hanno detto che era una festa nata qualche anno fa, ad opera della Caritas e della Pro loco.
Questa cosa mi ha molto meravigliato, in quanto invece il nonno di questa ragazza ne parlava come di una cosa di molto tempo fa: possibile che ci sia stata una rimozione della memoria e che nessuno se ne ricordi più?
La cosa non mi meraviglierebbe, dal momento che, girando per i nostri paesi ho potuto constatare che, purtroppo, la memoria storica delle nostre parti è stata in gran parte rimossa, oppure collocata in un passato ed in un contesto che hanno del mitico, e nulla più conservano (o quasi) di vera storia.
Se qualcuno mi dovesse leggere da Mammola... mi piacerebbe avere qualche informazione in proposito!
Il lulav
Il lulav è un ramo di palma (lulàv) a cui sono legati due rami di salice ('aravà) e tre di mirto (hadàs); a questi si aggiunge un cedro (etròg). La palma dà un frutto dolce, ma senza profumo; il salice non ha né sapore né profumo; il mirto ha profumo ma non sapore; il cedro ha sapore e profumo.
Le quattro specie di vegetali del lulàv simboleggiano quattro tipi di persone che hanno o non, sapienza e bontà. Alcune sono sapienti e generose, altre sapienti ma non generose, altre generose ma non sapienti, altre ancora né sapienti né generose.
La Tradizione dice che l'etròg (cedro) simboleggia il cuore dell’uomo; il lulàv (palma) la colonna vertebrale, il mirto l'occhio; il salice la bocca. Le quattro specie ricordano quattro periodi storici: il lulàv, il periodo dei Re; il mirto, fragrante, l’era del Talmùd e della saggezza; il salice piangente rappresenta i secoli dell’esilio; l'etròg, saporito e profumato, simboleggia la speranza per il futuro. Comunque, come nel lulàv si riuniscono le quattro specie, così gli uomini devono essere tutti uniti fra loro, volersi bene ed aiutarsi reciprocamente.
Il lulav viene scosso nelle quattro direzioni durante la liturgia di Sukkot, la Festa delle Capanne; nella tradizione, è simbolo appunto di gioia e dell’unione del popolo nelle sue varie componenti che si esplicita sotto la sukkà, la capanna.
Il lulav per il suo significato simbolico può essere visto anche come figura dell'unione tra i popoli nel noachismo!
Da Universo cedro
Uno degli elementi caratteristici di questa festa è il frutto del cedro (etrog), che da secoli i rabbini di tutto il mondo (ed anche da Israele) vengono a fine agosto a raccogliere nella nostra Costa dei Cedri, dove si trovano i più belli e i più puri.
Quello che pochi sanno, è che fino ad alcuni decenni fa, un'altra meta della raccolta dei cedri era anche la costa ionica in provincia di Reggio, proprio tra la città che conserva la più antica traccia di presenza ebraica in Calabria (e tra le più antiche in Italia) e Bova Marina, dove sono stati trovati i resti della seconda più antica sinagoga occidentale: e alla base della menorah raffigurata nel pavimento musivo troviamo proprio un cedro, e dall'altro lato il lulav, un mazzetto rituale composto di tre rami di alberi diversi, del quale parlerò alla fine.
Un altro motivo che in questa festa ci parla della Calabria, è che nel Talmud è citato un passo in cui si dice che il Santo costruirà una capanna per i suoi figli nell'Italia greca, e cioè nella Magna Grecia, di cui la Calabria è stata ed è parte essenziale.
Da NonsoloCittanova
Un altro motivo contingente ci rende quest'anno particolarmente cara la festa di Sukkoth.
Infatti (grazie all'iniziativa del pluricitato Antonio Sorrenti, e con l'attiva collaborazione della Chiesa di Palmi), quest'anno una capanna è stata allestita a Roma all'interno della scuola ebraica con i rami di palma che sono stati tagliati dalle palme che a Cittanova ricordano i Giusti diplomatici, e di cui ho parlato di recente (e parlerò di nuovo tra poco!).
Nell'occasione, sono previsti alcuni incontri, sui quali spero di potervi relazionare entro la fine della settimana.
Vorrei aggiungere un'ultima annotazione curiosa, che sarebbe interessante approfondire.
Un'amica conosciuta quest'estate (ciao! so che ti riconosci, se mi leggi... ho perso la tua email: mi scrivi???????? ehm.... scusate l'uso privato di un mezzo pubblico...) mi ha detto che suo nonno le raccontava che a Mammola aveva partecipato ad ottobre ad una festa detta "delle capanne", di cui non ricordava altro se non che si mangiava tanto, in queste capanne che erano state allestite in piazza.
Naturalmente, di passaggio a Mammola, ho cercato di averne informazioni, ma ho avuto due sorprese.
La prima è che questa festa delle capanne si celebra non ad ottobre ma nell'ultimo sabato e domenica prima di Natale (e fin qui nulla di strano: può essere stata spostata in tempi più o meno recenti, oppure il nonno ricordava male e non era ad ottobre).
La sorpresa più... sorprendente, però, è che, chiedendo in giro alla gente, tutti mi hanno detto che era una festa nata qualche anno fa, ad opera della Caritas e della Pro loco.
Questa cosa mi ha molto meravigliato, in quanto invece il nonno di questa ragazza ne parlava come di una cosa di molto tempo fa: possibile che ci sia stata una rimozione della memoria e che nessuno se ne ricordi più?
La cosa non mi meraviglierebbe, dal momento che, girando per i nostri paesi ho potuto constatare che, purtroppo, la memoria storica delle nostre parti è stata in gran parte rimossa, oppure collocata in un passato ed in un contesto che hanno del mitico, e nulla più conservano (o quasi) di vera storia.
Se qualcuno mi dovesse leggere da Mammola... mi piacerebbe avere qualche informazione in proposito!
Il lulav
Il lulav è un ramo di palma (lulàv) a cui sono legati due rami di salice ('aravà) e tre di mirto (hadàs); a questi si aggiunge un cedro (etròg). La palma dà un frutto dolce, ma senza profumo; il salice non ha né sapore né profumo; il mirto ha profumo ma non sapore; il cedro ha sapore e profumo.
Le quattro specie di vegetali del lulàv simboleggiano quattro tipi di persone che hanno o non, sapienza e bontà. Alcune sono sapienti e generose, altre sapienti ma non generose, altre generose ma non sapienti, altre ancora né sapienti né generose.
La Tradizione dice che l'etròg (cedro) simboleggia il cuore dell’uomo; il lulàv (palma) la colonna vertebrale, il mirto l'occhio; il salice la bocca. Le quattro specie ricordano quattro periodi storici: il lulàv, il periodo dei Re; il mirto, fragrante, l’era del Talmùd e della saggezza; il salice piangente rappresenta i secoli dell’esilio; l'etròg, saporito e profumato, simboleggia la speranza per il futuro. Comunque, come nel lulàv si riuniscono le quattro specie, così gli uomini devono essere tutti uniti fra loro, volersi bene ed aiutarsi reciprocamente.
Il lulav viene scosso nelle quattro direzioni durante la liturgia di Sukkot, la Festa delle Capanne; nella tradizione, è simbolo appunto di gioia e dell’unione del popolo nelle sue varie componenti che si esplicita sotto la sukkà, la capanna.
Il lulav per il suo significato simbolico può essere visto anche come figura dell'unione tra i popoli nel noachismo!
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