Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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lunedì 2 marzo 2020

Badolato, Ebrei ma non ebrei!



Con questo post spero di iniziare una piccola serie di articoli (temo non a tutti graditi) che tendono a riportare lo studio della ricerca sull’ebraismo in Calabria su binari seri, evitando facilonerie molto comuni, che nulla hanno di scientifico

Anni fa rimasi molto meravigliato (ma non convinto) da questo articolo letto su internet,
Mi colpì la parte dedicata ad una possibile presenza (data troppo facilmente per scontata) di ebrei nei tempi passati:
“A Badolato, vissero parecchi "perfidi" giudei o ebrei aschenaziti, affiliati all'antispagnola Rosa-Croce, oppure seguaci del Gran Maestro della tradizione cabbalistico-alchemica Hyim Vitale Calabrese (G.G. Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica), dell'esponente della Cabbala estatico-profetica Abraham Abulafia (1483), di Guglielmo Raimondo di Moncada (1484), cui si deve l'edizione reggina dell'Heptaplus, e di Jarchi bar Isaac (1488), che fece stampare a Reggio il suo commento ai primi cinque libri della Bibbia (1475)”.

Non viene citata nessuna fonte, nessun documento, ma la notizia viene accreditata per sicura. Scrissi una email per saperne di più, ma venni rinviato ad altra persona, poi ad un’altra che nel frattempo era morta, e ci misi una pietra sopra

Tempo dopo sul sito di “La radice”, ottima rivista cartacea e informatica dedicata alla storia e all’attualità del bellissimo borgo, lessi un altro articolo (purtroppo non lo trovo più, avendolo salvato in qualcun altro dei computer che ho cambiato) che informava della presenza di svariati toponimi come Chjanu de’ Brei e (cito a memoria, forse con un po’ di fantasia) Timpa de’ Brei, Vaduni de’ Brei e simili. Dal che il giornale deduceva (e anche io supposi) la certezza di ebrei a Badolato.
Recente invece questo articolo della stessa rivista, che ritorna sul punto, ribadendo la tesi, seppur con un dubbio finale, questa volta tirando in ballo l’autorevole parere di uno studioso:

“Uno di questi slarghi, certamente tra i più ampi nel vecchio borgo, è “u chjanu de Brei”, a metà circa di via Adamo (Adamo Toraldo), che inizia da via Galleli e termina a un altro slargo, “u chjanu de carra”, in via Vittorio Emanuele III. Altra volta, in un numero de “La Radice” di alcuni anni fa, abbiamo avuto modo di accennare al perché “do chjanu de Brei”. Ne scriviamo ancora una volta oggi per dire che, secondo un’ipotesi qualche volta timidamente avanzata nel passato, potrebbe di fatto trattarsi di uno dei tanti quartieri abitati da Ebrei, altrove detti più classicamente judeche, di cui è disseminata un po’ tutta la Calabria, l’Italia, l’Europa, in seguito alla diaspora e a continue successive emigrazioni. Ne tratta egregiamente un saggio di Vincenzo Villella, un professore di Nicastro, che si sofferma a trattare della lavorazione della manna e della seta, attività alle quali si dedicavano particolarmente gli Ebrei che arrivavano alle nostre contrade. Così a Bivongi, a Isca, a Catanzaro, a Nicastro. E la seta era veramente di casa a Badolato. E anche la manna, pare, a giudicare dai non pochi indizi che abbiamo. Solo ipotesi, ovviamente. In attesa di sperabili documenti”.

Purtroppo dovremmo ormai sapere che la toponomastica e l’onomastica (ah! l’ossessiva ossessione per i cognomi! Ma in altro post spero di parlare anche di questo) può essere facilmente ingannatrice. Ed infatti poco dopo lessi un ampio articolo, credo dello stesso autore del seguente (anche questo salvato e disperso in qualche vecchio computer), ora ritrovato in forma sintetica, che ridimensionava tutta la faccenda e metteva i puntini sulle i.

“Quest'appellativo, attribuito ad un piccolo ma un tempo abitatissimo quartiere di Badolato, non deve trarre in inganno. Infatti esso ha origine, non, come è naturale pensare, dallo stanziamento nel nostro paese di una qualche colonia ebraica qui giunta durante la diaspora, bensì da un fatto prettamente locale, tramandatoci oralmente dai nostri padri.
Si era nella prima metà dell'Ottocento e tutte le case dei rione in questione appartenevano ad un ricco proprietario terriero, antenato del sottoscritto e per la precisione, trisnonno di mio nonno paterno. Costui, proprio per l'opulenza nella quale viveva, venne soprannominato dai Badolatesi dell'epoca "U Breu", e, poiché le case sopra citate erano abitate dai suoi familiari, al quartiere venne affibbiato il nome di: "U Chjanu de' Brei". Denominazione che si protrasse negli anni fino all'avvento del Fascismo che la mutò nell'attuale Via Adamo, in onore del biblico progenitore”.
Pietro Cossari 'u 'Breu

Dunque, concludendo, nessun indizio documentato sulla presenza ebraica a Badolato, ma solo voli pindarici ed informazioni travisate. Duole e stupisce constatare che anche autorevoli studiosi ci caschino, ma purtroppo è un fenomeno generalizzato e spiegabile nell’informazione culturale e giornalistica:
1) Qualcuno diffonde una voce infondata, basata sul nulla o su proprie idee o su indizi fallaci;
2) Un giornalista o un ricercatore, poco informati, la prendono sul serio e la diffondono a loro volta;
3) Con l’autorevolezza del mezzo di comunicazione (“lo ha detto la televisione!” “c’è sul giornale!”) o dello studioso (“lo ha scritto nel libro!”), la voce infondata acquista peso, valore e credito.
No, così non va. Non disperdiamo energie in direzioni inutili, ma dedichiamoci a quello che veramente merita attenzione: i documenti, i reperti, le tradizioni popolari e famigliari, i dati onomastici e toponomastici non isolati, ma confortati da altri elementi.

APPENDICE
Di un caso analogo a quello di Badolato avevo precedentemente trattato nel post Caccuri ebraicae… Scannagiudei 


Anche qui, dall’errata interpretazione di un toponimo si risale ad un errato riferimento ad ebrei (in questo caso però meno grave e più facilmente spiegabile, in quanto a Caccuri la presenza ebraica era realmente certa).
Il toponimo fa quasi certamente riferimento non agli ebrei, ma ai Valdesi, che guidati dal celebre Re Marcone vennero in questi paraggi sconfitti nella loro resistenza armata.
Certo, può anche essere che Re Marcone avesse qualche influenza ebraica, grazie alla possibile (ma non accertata) ascendenza marrana della moglie Giuditta, come è anche possibile (ma non ne abbiamo indizi) che qualche marrano si fosse arruolato nel suo “esercito”, ma si tratterebbe in qualunque caso di elementi del tutto marginali.
Il nome “Scannagiudei” è spiegabile col fatto che a Caccuri era appunto ben nota la presenza ebraica, mentre sconosciuta era quella valdese, per cui, non essendo cattolici, i seguaci di Re Marcone vennero “interpretati” come ebrei. Tutto qui!

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