Con
questo post spero di iniziare una piccola serie di articoli (temo non a tutti
graditi) che tendono a riportare lo studio della ricerca sull’ebraismo in
Calabria su binari seri, evitando facilonerie molto comuni, che nulla hanno di
scientifico
Anni fa rimasi molto meravigliato (ma non convinto) da
questo articolo letto su internet,
Mi colpì la
parte dedicata ad una possibile presenza (data troppo facilmente per scontata)
di ebrei nei tempi passati:
“A Badolato, vissero parecchi "perfidi"
giudei o ebrei aschenaziti, affiliati all'antispagnola Rosa-Croce, oppure
seguaci del Gran Maestro della tradizione cabbalistico-alchemica Hyim Vitale
Calabrese (G.G. Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica),
dell'esponente della Cabbala estatico-profetica Abraham Abulafia (1483), di
Guglielmo Raimondo di Moncada (1484), cui si deve l'edizione reggina
dell'Heptaplus, e di Jarchi bar Isaac (1488), che fece stampare a Reggio il suo
commento ai primi cinque libri della Bibbia (1475)”.
Non viene
citata nessuna fonte, nessun documento, ma la notizia viene accreditata per
sicura. Scrissi una email per saperne di più, ma venni rinviato ad altra
persona, poi ad un’altra che nel frattempo era morta, e ci misi una pietra
sopra
Tempo dopo sul sito di “La radice”, ottima rivista
cartacea e informatica dedicata alla storia e all’attualità del bellissimo
borgo, lessi un altro articolo (purtroppo non lo trovo più, avendolo salvato in
qualcun altro dei computer che ho cambiato) che informava della presenza di
svariati toponimi come Chjanu de’ Brei e (cito a memoria, forse con un po’ di
fantasia) Timpa de’ Brei, Vaduni de’ Brei e simili. Dal che il giornale
deduceva (e anche io supposi) la certezza di ebrei a Badolato.
Recente invece questo articolo della stessa rivista,
che ritorna sul punto, ribadendo la tesi, seppur con un dubbio finale, questa
volta tirando in ballo l’autorevole parere di uno studioso:
“Uno di questi slarghi, certamente tra i più ampi nel
vecchio borgo, è “u chjanu de Brei”, a metà circa di via Adamo (Adamo Toraldo),
che inizia da via Galleli e termina a un altro slargo, “u chjanu de carra”, in
via Vittorio Emanuele III. Altra volta, in un numero de “La Radice” di alcuni
anni fa, abbiamo avuto modo di accennare al perché “do chjanu de Brei”. Ne scriviamo
ancora una volta oggi per dire che, secondo un’ipotesi qualche volta
timidamente avanzata nel passato, potrebbe di fatto trattarsi di uno dei tanti
quartieri abitati da Ebrei, altrove detti più classicamente judeche, di cui è
disseminata un po’ tutta la Calabria, l’Italia, l’Europa, in seguito alla
diaspora e a continue successive emigrazioni. Ne tratta egregiamente un saggio
di Vincenzo Villella, un professore di Nicastro, che si sofferma a trattare
della lavorazione della manna e della seta, attività alle quali si dedicavano
particolarmente gli Ebrei che arrivavano alle nostre contrade. Così a Bivongi,
a Isca, a Catanzaro, a Nicastro. E la seta era veramente di casa a Badolato. E
anche la manna, pare, a giudicare dai non pochi indizi che abbiamo. Solo
ipotesi, ovviamente. In attesa di sperabili documenti”.
Purtroppo dovremmo ormai sapere che la toponomastica e
l’onomastica (ah! l’ossessiva ossessione per i cognomi! Ma in altro post spero
di parlare anche di questo) può essere facilmente ingannatrice. Ed infatti poco
dopo lessi un ampio articolo, credo dello stesso autore del seguente (anche
questo salvato e disperso in qualche vecchio computer), ora ritrovato in forma
sintetica, che ridimensionava tutta la faccenda e metteva i puntini sulle i.
“Quest'appellativo, attribuito ad un piccolo ma un
tempo abitatissimo quartiere di Badolato, non deve trarre in inganno. Infatti
esso ha origine, non, come è naturale pensare, dallo stanziamento nel nostro
paese di una qualche colonia ebraica qui giunta durante la diaspora, bensì da
un fatto prettamente locale, tramandatoci oralmente dai nostri padri.
Si era nella prima metà dell'Ottocento e tutte le case
dei rione in questione appartenevano ad un ricco proprietario terriero,
antenato del sottoscritto e per la precisione, trisnonno di mio nonno paterno.
Costui, proprio per l'opulenza nella quale viveva, venne soprannominato dai
Badolatesi dell'epoca "U Breu", e, poiché le case sopra citate erano
abitate dai suoi familiari, al quartiere venne affibbiato il nome di: "U
Chjanu de' Brei". Denominazione che si protrasse negli anni fino
all'avvento del Fascismo che la mutò nell'attuale Via Adamo, in onore del
biblico progenitore”.
Pietro Cossari 'u
'Breu
Dunque,
concludendo, nessun indizio documentato sulla presenza ebraica a Badolato, ma
solo voli pindarici ed informazioni travisate. Duole e stupisce constatare che
anche autorevoli studiosi ci caschino, ma purtroppo è un fenomeno generalizzato
e spiegabile nell’informazione culturale e giornalistica:
1)
Qualcuno diffonde una voce infondata, basata sul nulla o su proprie idee o su
indizi fallaci;
2)
Un giornalista o un ricercatore, poco informati, la prendono sul serio e la
diffondono a loro volta;
3)
Con l’autorevolezza del mezzo di comunicazione (“lo ha detto la televisione!” “c’è
sul giornale!”) o dello studioso (“lo ha scritto nel libro!”), la voce
infondata acquista peso, valore e credito.
No, così non va. Non
disperdiamo energie in direzioni inutili, ma dedichiamoci a quello che
veramente merita attenzione: i documenti, i reperti, le tradizioni popolari e
famigliari, i dati onomastici e toponomastici non isolati, ma confortati da
altri elementi.
APPENDICE
Di un caso analogo a quello di Badolato avevo precedentemente
trattato nel post
Caccuri ebraicae… Scannagiudei
Anche
qui, dall’errata interpretazione di un toponimo si risale ad un errato
riferimento ad ebrei (in questo caso però meno grave e più facilmente
spiegabile, in quanto a Caccuri la presenza ebraica era realmente certa).
Il
toponimo fa quasi certamente riferimento non agli ebrei, ma ai Valdesi, che
guidati dal celebre Re Marcone vennero in questi paraggi sconfitti nella loro
resistenza armata.
Certo,
può anche essere che Re Marcone avesse qualche influenza ebraica, grazie alla
possibile (ma non accertata) ascendenza marrana della moglie Giuditta, come è
anche possibile (ma non ne abbiamo indizi) che qualche marrano si fosse arruolato
nel suo “esercito”, ma si tratterebbe in qualunque caso di elementi del tutto
marginali.
Il
nome “Scannagiudei” è spiegabile col fatto che a Caccuri era appunto ben nota
la presenza ebraica, mentre sconosciuta era quella valdese, per cui, non essendo
cattolici, i seguaci di Re Marcone vennero “interpretati” come ebrei. Tutto
qui!
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