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Il 3 Iyar
(quest’anno coincide con il 25 aprile), vigilia di Yom haAtzmaut (Giorno
dell’indipendenza), 6 giorni dopo Yom ha Shoah, memoria dell’insurrezione del
ghetto di Varsavia e delle vittime dello sterminio nazista, ricorre Yom
haZikkaron, Giorno del ricordo dapprima dei soldati morti nella guerra
d’indipendenza, in seguito in tutte le guerre e poi anche di tutti gli uccisi
nelle guerre e nel terrorismo con cui in ogni generazione Amalek ha tentato di annientare
il popolo d’Israele.
Rav Alfonso Arbib legge i nomi dei caduti
italiani per la difesa di Israele durante la serata organizzata da Shomer haTzair
e Bene Akivah presso la scuola ebraica di Milano, 7 maggio 2008
Tutto si ferma al suono di quella sirena
Yom Hazikaron è il
giorno che celebra il ricordo di tutti i caduti per la sopravvivenza di
Israele. Nelle celebrazioni pubbliche uniti insieme il dolore privato e la
commozione di una intera nazione
Ariela Piattelli da Shalom, mensile della Comunità ebraica di Roma
Immagine da
OU.org
Ogni anno il 4 di Yiar, alle 18 in punto Israele si ferma.
Suona una sirena. Tutto si interrompe, la gente scende dalle auto, esce dai
caffé, nelle scuole gli studenti si alzano in piedi e inizia un minuto di
silenzio. Il 5 alle 11 del mattino la storia si ripete. Questa volta la sirena
suona per due minuti. Israele si ferma di nuovo per “Yom Hazikaron”.
Tutti i paesi hanno una giornata dedicata al
ricordo. Israele è l’unico paese al mondo in cui il giorno dell’Indipendenza
dello Stato, Yom Haatzmaut, e il giorno del ricordo dei caduti, Yom Hazikaron,
sono contigui (4 e 5 di Yiar).
Per Israele è inconcepibile scindere queste due
date, perché quegli oltre ventimila morti, di cui la grande maggioranza
ragazzi, sono stati il caro prezzo da pagare per l’indipendenza e la
sopravvivenza dello Stato Ebraico. Per i sessant’anni di Israele entrambe le
date acquistano un valore simbolico particolare. Da un lato si tratta di un
compleanno importante, che vedrà grandi celebrazioni in Israele e in altri
paesi, dall’altro il dolore per la lunga lista di ragazzi morti e dispersi,
alla quale ogni anno si aggiungono altri nomi, si fa più intenso e profondo.
Nei primi anni dopo la fondazione, dal 1951, i
soldati caduti nella guerra d’Indipendenza erano commemorati lo stesso giorno di
Yom Haatzmaut.
I famigliari delle vittime si trovarono in una
condizione di profondo disagio, perché era piuttosto difficile piangere i
caduti nel momento in cui si festeggiava la fondazione dello Stato in tutto il
paese: il dolore “privato” e la gioia della nazione intera, quindi, non
potevano coesistere nella stessa giornata. Così nel 1963, nell’ultimo anno di
mandato del Primo Ministro David Ben-Gurion, il parlamento israeliano istituì
la data di Yom Hazikaron, che fu fissata il giorno precedente a Yom Haatzmaut.
Fino al 1980 il giorno del ricordo era dedicato ai
seimila soldati uccisi nella Guerra d’Indipendenza, poi si decise che in questa
data dovevano essere commemorati tutti i caduti dell’esercito israeliano che
hanno combattuto per la difesa dello Stato. Con lo scoppio della seconda
intifada, Yom Hazikaron è diventato anche il giorno in cui si ricordano le
vittime degli attentati terroristici.
La gran parte degli israeliani ha un parente o un
amico ucciso in guerra, oppure in un atto terroristico. Così a Yom Hazikaron si
tengono cerimonie commemorative private e ufficiali ovunque: nelle città, nei
paesi, nei kibbutz e nei moshav. La ricorrenza ha una sua liturgia: preghiere,
tra cui un “Yizkor” specifico per questa occasione, e canti con i versi del
poeta israeliano Nathan Alterman, che scrisse durante la guerra del ‘48.
La cerimonia ufficiale più importante è quella che
si svolge al Kotel, la sera del 4 di Yiar, con il Presidente dello Stato
d’Israele e il Capo di Stato Maggiore. Il giorno dopo si tiene una cerimonia al
cimitero del Monte Herzl dove ci sono anche le lapidi dei soldati dispersi. Per
tutta la giornata la televisione e le radio israeliane trasmettono programmi
dedicati alla ricorrenza; si raccontano le storie di questi giovani, che prima
di indossare la divisa sono stati ragazzi come tutti gli altri: i loro sogni,
gli amori, la passione per lo sport e la musica, gli studi e i viaggi da sogno
che avrebbero voluto intraprendere.
In genere sono i familiari a parlare, le madri, i
padri e i fratelli compongono i ritratti di questi ragazzi, così dal privato,
il ricordo si configura in una dimensione collettiva di un lutto, che soltanto
chi ha trascorso una giornata di Yom Hazikaron in Israele può comprendere a
fondo.
Anche quest’anno Israele ricorderà i suoi figli
colpiti a morte. E mentre questo Stato giovane compie i suoi primi
sessant’anni, resta il dolore per i caduti, e l’angoscia per chi ancora non è
tornato a casa e forse si trova in qualche buia prigione del nemico.
Per quei ragazzi di ieri
(come Ron Arad) e di oggi (Gilad Shalit, Ehud Goldwasser, Eldad Regev), ormai
diventati un simbolo di una nazione che esiste e resiste, malgrado tutto, ad
ogni costo.
Kaddish, El maleh rachamim e haTikvah a
Gerusalemme, al Kotel haMaaravi (Muro occidentale o del pianto)
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