In un precedente post di qualche tempo fa, avevo parlato di due bolli raffiguranti una menorah su anfore rinvenute nell'area degli scavi dell'antica Scolacium.
In questo fine settimana ho avuto il piacere di partecipare all'interessantissimo convegno "Esempi di lettura del territorio calabrese, tra lo Stilaro e il Corace": vie, insediamenti, abitati e necropoli tra età gotica ed alto Medioevo che si è tenuto a Soverato, organizzato dal locale Gruppo archeologico "Paolo Orsi.
Nel corso di questo convegno, la dottoressa Agnese Racheli (cognome adattissimo a parlare di questo argomento!) ha citato questi bolli, confermando che si tratta di due diverse anfore Keay LII, di fattura calabrese (anche se non può attualmente essere precisata la provenienza) e, soprattutto, da dati archeologici che, nella mia ignoranza non sono in grado di specificare, il contenuto sembrerebbe essere stato consumato in loco.
Non si tratterebbe dunque, come ipotizzavo precedentemente, di materiale di transito (eventuale esportazione di vino kasher verso altre comunità, eventualmente non calabresi), ma si rafforza l'idea di una comunità locale presente nel VI-VII secolo, al cui consumo era destinato il contenuto delle due anfore.
Non si tratterebbe dunque, come ipotizzavo precedentemente, di materiale di transito (eventuale esportazione di vino kasher verso altre comunità, eventualmente non calabresi), ma si rafforza l'idea di una comunità locale presente nel VI-VII secolo, al cui consumo era destinato il contenuto delle due anfore.
Nel corso del convegno, abbiamo anche fatto una visita all'area degli scavi di Roccelletta di Borgia (Roccelletta del vescovo di Squillace), e lì, nel museo, ho avuto l'emozione di vedere queste due menorah.
Nella foto (di Franco Muià, di Badolato) potete vedere una delle due anse di anfora: al di sopra della frattura diagonale potete vedere in modo forse non chiarissimo, ma indubitabile, il tratteggio della menorah.
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