Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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mercoledì 20 febbraio 2008

Ebrei nella Calabria antica: fonti letterarie

Dopo aver visto, nel post precedente, le leggende circa l'origine dell'ebraismo in Calabria, veniamo ora a quelli che sono i dati storici dell'antichità, fino all'alto Medioevo.
Per quanto riguarda lo studio dell'antichità, gli strumenti principali sono le fonti letterarie e i reperti archeologici, esporrò una sintesi delle une e degli altri, oltre a qualche elemento preso da scienze ausiliarie della storia.

FONTI LETTERARIE

Bisogna dire che sono piuttosto scarse, e per di più poco esplicite: quelle che maggiormente vengono citate, non forniscono, in realtà che indizi.

Il testo più antico che viene citato è quello di Strabone (vissuto tra il 58 aC e il 21/25 dC), secondo il quale "gli ebrei sono penetrati in tutti gli stati e non è facile trovare nel mondo intero un solo luogo nel quale questa razza non sia stata accolta"; sinceramente mi sembra un po' poco per dedurre automaticamente che gli ebrei vivessero anche nella Calabria dell'epoca.

"San Girolamo penitente" di Antonello da Messina
nella pinacoteca del Museo nazionale archeologico di Reggio

Wikipedia

Altre due citazioni che vengono spesso riportate in parallelo sono quelle di Giuseppe Flavio (37 dC ca. - 100 dC ca.) e di san Girolamo (vissuto dal 347 al 420 dC), i quali affermano rispettivamente: "Aschenez instituit Aschenageos qui nunc Rhegini vocantur a Graecis" (Aschenez diede origine agli Aschenazi, che ora dai Greci sono chiamati Regini) e "Aschenas Greci Rheginos vocant" (i Greci chiamano Ascheni i Reggini); molto probabilmente la frase di Girolamo è ripresa dal passo di Giuseppe Flavio, inoltre dobbiamo constatare che queste citazioni sono del tutto isolate, e nessun'altra fonte letteraria testimonia di un tale nome per i Reggini, oltre al fatto che comunque Aschenez (figura oltre tutto non storica) non si può in alcun modo definire ebreo, essendo vissuto ben prima di Abramo ed essendo nipote di Iafet e non di Sem, da cui discendeva Abramo.

Un'ultima citazione spesso riportata è presa dagli Atti degli Apostoli, in cui si descrive il viaggio di Saul/Paolo prigioniero da Gerusalemme a Roma; naufragato in seguito ad una tempesta a Malta, riprende la navigazione, e dopo una sosta a Siracusa, "giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli".
Come si vede, nulla giustifica il fiorire di leggende che nei secoli sorsero a proposito di questa sosta: prodigi, guarigioni, predicazione ad ebrei e pagani, istituzione dell'episcopato...

Una recente ipotesi vedrebbe tracce di ebraismo nel Satyricon di Petronio, in particolare nella cena di Trimalcione, ambientata forse a Crotone, in particolare considerando il nome del personaggio come derivante da melek (re in ebraico), ma è una traccia molto vaga.
Devo aggiungere che spesso in internet trovo citato Rav Elio Toaff, il quale affermerebbe che verso il II-III aC, gli ebrei, seguendo le rotte achee arrivarono nella penisola italica, presso le colonie di Metaponto, Sibari e Crotone sullo Jonio e Laos e Posidonia sul Tirreno.
Ma di questo non ho informazioni di prima mano, né so se Rav Toaff faccia queste affermazioni sulla base di testimonianze letterarie o di tradizioni presenti nella comunità ebraica.

Il Talmud (come riporta Cesare Colafemmina in "Gli Ebrei in Calabria e in Basilicata" in Minoranze etniche in Calabria e in Basilicata, (Carical) Di Mauro, Cava dei Tirreni (SA), 1988), in bShabbat 56b cita la Magna Grecia come la terra in cui Dio, quando Geroboamo divise il regno d'Israele dal regno di Giuda, pose "una piccola capanna per accogliere i figli esuli del suo popolo".
Secondo l'autore, questa citazione è una proiezione della realtà storica del IV-VI sec. dC, che vedeva il Mezzogiorno d'Italia densamente popolato da comunità ebraiche.
Dobbiamo ricordare che spesso, anticamente, con "Magna Grecia" si indicava l'attuale Calabria, o una parte di essa, o comunque sicuramente nella "Magna Grecia" essa era compresa.

Questo è tutto ciò che abbiamo riguardo alle fonti letterarie (naturalmente può essermi sfuggito qualcosa, ma nulla di notevole, credo).
Come si vede è un ben misero bottino, considerato in sé; se però leggiamo questi pochi elementi con attenzione, e soprattutto consideriamo elementi estranei al mero dato letterario, vedremo che non si tratta di informazioni inutili, soprattutto alla luce dei dati archeologici che vedremo di seguito.

I viaggi di Paolo
http://www.allaboutturkey.com/ita/paul.htm

Strabone parla dell'enorme diffusione del popolo ebraico al suo tempo: probabilmente gli ebrei erano giunti in Italia quando Pompeo, nel 63 aC, conquistò Gerusalemme, e la loro presenza crebbe dopo il fallimento delle lotte per la liberazione dalla conquista romana nel 70 e nel 135 dC.
Nulla si sa del loro insediamento in Calabria, ma sappiamo da numerose fonti che erano presenti soprattutto nei centri commerciali, ed in particolare nelle città portuali; è difficile quindi pensare che mancassero da una città come Reggio, al centro di ricchi traffici e, per la sua posizione, punto di passaggio tra Roma e l'Africa o l'Oriente, o da altri porti importanti: Crotone (come potrebbe farci pensare Petronio), Scolacium, Locri, Vibo...
Della rilevanza del porto reggino, è testimonianza l'itinerario seguito da Paolo, e Svetonio dice che anche Tito, nel 70 dC, dopo la rivolta giudaica, tornò a Roma facendo tappa a Reggio e a Pozzuoli.
Sappiamo anche (di questo parla ampiamente Enrico Tromba in La sinagoga dei Giudei in epoca romana: Presenza ebraica a Reggio Calabria e provincia, Istar, Reggio Calabria, 2001) che era di stanza sulle nostre coste la Legio X Fretensis (Decima legione del Fretum Siculum, l'attuale Stretto di Messina), che poi Tito avrebbe stabilito nella Giudea sconfitta.
Si può facilmente pensare che di questa legione facessero parte alcuni calabresi, e che, tornando in patria, portassero con sè, con altro bottino, anche schiavi ebrei.

Venendo alla citazione di Aschenez fatta da Giuseppe Flavio e Girolamo ho già parlato in un post precedente, qui posso solo ribadire che tale citazione (a mio parere) nasce dall'assonanza con l'antico popolo degli Auxones (Ausoni), ma bisogna anche ammettere che Giuseppe cercava probabilmente di trovare un antecedente biblico (se non ebraico) della presenza degli ebrei che egli doveva aver constatato a Reggio.

Una prima conclusione
Come abbiamo visto, le fonti letterarie sono scarse e imprecise, possono costituire al massimo un quadro indiziario, e da esse non potremmo ricavare niente, se non fossero confortate dalle prove archeologiche che vedremo presto.

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