Prima di approfondire il tema, è opportuno fare alcune premesse.
L’istituzione
della sinagoga (dal greco συναγωγή, "raduno"), in
ebraico בית כנסת (Bet Kenesset,
"Casa
dell'Assemblea", a volte anche ייהכנס,
Kenessiyah, analogo ad Ecclesia, da cui il termine
italiano Chiesa)
sembra essere nata durante l'esilio babilonese (VI secolo aEV), dopo la
distruzione del primo Tempio, portata in Israele dagli ebrei tornati
dall'esilio; rav Jochanan Ben Zakkai (I sec. EV) ebbe l'intuizione di creare dei
luoghi di preghiera ovunque vi fossero ebrei.
(in alto: la Sinagoga Hurva a Gerusalemme;
dal sito Jerusalem Foundation)
(in alto: la Sinagoga Hurva a Gerusalemme;
dal sito Jerusalem Foundation)
Dato
il suo ruolo, oltre che di sede di preghiera, di istituzione educativa e di insegnamento,
veniva spesso conosciuta come Scuola, šul (שול) in yiddish, Scola
in Italia (vedi a Roma Piazza delle Cinque Scole). Oggi, comunemente, dato il suo
ruolo in qualche modo sostitutiva o sussidiario del Tempio, in attesa che venga
ricostruito (presto ai nostri giorni), viene anche chiamata Tempio.
Dunque
la sinagoga svolge una molteplice funzione: luogo di raduno (e quindi di discussioni
sia sacre che profane, scambio di informazioni, accoglienza di ebrei in
transito); scuola e luogo di insegnamento, studio e riflessione; come Tempio,
luogo della tefillah, preghiera. E molto altro ancora, anche come luogo
dello shidduk: la “combinazione” di fidanzamenti e matrimoni.
Variabile
per stili, architetture, forme, materiali di costruzione, riti particolari (ci può essere o meno la mezuzah alle porte d'entrata; qui deve essere costruita al piano superiore di una casa, perché non vi cammini nessuno sopra; lì invece il pavimento è incavato nel suolo per ricordare il salmo "Dal profondo ho gridato a te; tradizionalmente i fedeli erano su due file di banchi contrapposte con in mezzo la pedana per la lettura della Torah, oggi invece molto spesso i banchi, sono orientati verso l'Aron e sono disposti come nelle chiese...) ha però una costante
fondamentale: la presenza dell’Aron haKodesh, l’Arca Sacra,
un armadio orientato in direzione di Gerusalemme in cui si conservano uno o più
Sefarim, rotoli della Torah, da leggersi parashah
(porzione) dopo parashah ogni sabato, e negli altri giorni in cui va
letta. Superfluo dire che questi bellissimi rotoli su pergamena e le loro
custodie richiedono una cura non solo tecnica ma anche rituale nella loro
preparazione (della pelle e dell’inchiostro), della scrittura (fatta da uno
scriba esperto, di buona reputazione; i caratteri scritti sono solo le consonanti,
senza vocali, accenti e indicazione dei toni per la lettura cantillata;
custodie ornate e preziose, caratterizzate generalmente da una corona, che
rappresenta la Torah, e dai rimmonim, campanellini ornamentali in forma di
piccoli melograni).
Venezia: Scola Canton
(dal sito del Museo ebraico di Venezia)
(dal sito del Museo ebraico di Venezia)
Ma
è la sinagoga l’unico luogo di preghiera degli ebrei? No. È luogo di preghiera
anche il cimitero (ma le modalità e la frequenza di visita sono molto diverse,
e minori, rispetto a quelle cristiane, mentre molto più impegnativo è il rito
funebre ed il periodo del lutto, che in vario modo continua fino ad un anno, e
prevede diverse usanze nel corso del tempo) e, in occasioni particolari, l’aria
aperta (per esempio per la benedizione della luna), i corsi d’acqua (come
alternativa al mikveh per la tevilah) o le loro rive (come nel tashlich
di Rosh haShanah, in cui si svuotano le tasche della polvere e se stessi dal
peccato).
Il
luogo principe per la preghiera e i riti della fede è però la casa: secondo la
tradizione, dopo la distruzione del Tempio la mensa domestica è diventata l’altare
(a cui fa da corollario la celebre descrizione di gran parte delle feste
ebraiche: “i nemici ci volevano distruggere, QBH ci ha salvati, e noi
festeggiamo mangiando e bevendo” e, aggiungo io, cantando e ballando).
Tradizionalmente (oggi le cose sono cambiate), i momenti più importanti della
vita ebraica (oltre al parto, come dappertutto) si svolgevano nell’ambiente
domestico: mascita e Berit Millah (circoncisione); fidanzamento e
matrimonio (che avveniva di sera, per ricordare la promessa di QBH ad Abramo di
una discendenza numerosa quanto le stelle); agonia e morte.
Questo
spiega in parte la relativamente scarsa presenza di sinagoghe in Calabria (ed
anche altrove). Infatti le nostre comunità erano piuttosto piccole, non sempre
c’era il minyan assicurato (gruppo di almeno 10 ebrei maschi
adulti necessari per la preghiera definita “pubblica”, che permette di leggere
la Torah direttamente dai Sefarim).
Oltre l’ambiente domestico, possiamo dunque individuare cinque tipologie principali del luogo di preghiera:
I) Il Beth haMiqdash,
il Tempio;
II) La sinagoga vera e propria;
III) Un locale comune che in parte vi supplisse;
IV) Un ambiente privato messo a disposizione della comunità;
V) Ambienti nascosti utilizzati dai Bené Anusim.
II) La sinagoga vera e propria;
III) Un locale comune che in parte vi supplisse;
IV) Un ambiente privato messo a disposizione della comunità;
V) Ambienti nascosti utilizzati dai Bené Anusim.
I) Il Beth haMiqdash (la Santa Casa,
più o meno, nota come Tempio), meta delle tre festi annuali dette
di pellegrinaggio (Pesach, Shavuot e Sukkot), unico luogo in cui si potessero
fare sacrifici, di animali o incruenti, in cui ora il culto è stato abolito (o
impedito), dopo che è stato distrutto la seconda volta dai Romani, e in cui si
pregherà di nuovo quando verrà ricostruito ai tempi di Mashiach (presto ai
nostri giorni).
La sinagoga di Ostia Antica
(dal sito della Ostia Foundation)
(dal sito della Ostia Foundation)
In
qualche modo viene erroneamente percepito come sostitutivo del Tempio il cosiddetto
Muro del pianto, che gli ebrei invece chiamano Kotel maaravì (Muro
occidentale) o semplicemente Kotel (Muro), che in
realtà oggi è una sinagoga ai piedi di quanto resta dell’antico Tempio, o
meglio del suo sostegno. Il Muro ha una sua sacralità per il cuore di tutti gli
ebrei, e vi sono legate alcune usanze tradizionali (per esempio, è possibile
prendere foglioline dalle piante che vi crescono, capperaie per lo più, ma è proibito
portar via anche un solo granello di polvere della pietra; molti usano
allontanarsi dal Muro camminando all’indietro, per non volgervi le spalle; infine,
tutti conoscono l’usanza di porre nelle sue fessure un foglietto con richieste
e preghiere), non è però in alcun modo sostitutivo del Tempio.
C’è
da dire però che talora, in alcuni luoghi singoli gruppi ebbero effettivamente
altri luoghi di culto, celebre il caso della legione ebraica stanziata in
Egitto sotto l’egida dell’Impero romano, che ad Eliopolis costruì un nuovo Tempio,
e probabilmente non fu l’unico caso.
Particolare dei mosaici della sinagoga di Bova Marina (da Cultura Italia)
Sembrerebbe infatti (avevo letto tempo
fa, ma non ricordo dove, oppure mi era stato detto da un ricercatore) che anche
nella nostra sinagoga di Bova Marina siano stati trovati dei resti di
sacrificio, ma non so se l’ipotesi è confermata: chiedo il parere degli
studiosi più addentro alla materia.
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