Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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venerdì 19 luglio 2019

La sinagoga e il Tempio, e un cenno calabrese

Un argomento dibattuto è la questione delle sinagoghe presenti in Calabria, lungo tutta la sua storia ebraica.
Prima di approfondire il tema, è opportuno fare alcune premesse.


L’istituzione della sinagoga (dal greco συναγωγή, "raduno"), in ebraico בית כנסת (Bet Kenesset, "Casa dell'Assemblea", a volte anche ייהכנס, Kenessiyah, analogo ad Ecclesia, da cui il termine italiano Chiesa) sembra essere nata durante l'esilio babilonese (VI secolo aEV), dopo la distruzione del primo Tempio, portata in Israele dagli ebrei tornati dall'esilio; rav Jochanan Ben Zakkai (I sec. EV) ebbe l'intuizione di creare dei luoghi di preghiera ovunque vi fossero ebrei.
(in alto: la Sinagoga Hurva a Gerusalemme;
dal sito Jerusalem Foundation)
Dato il suo ruolo, oltre che di sede di preghiera, di istituzione educativa e di insegnamento, veniva spesso conosciuta come Scuola, šul (שול) in yiddish, Scola in Italia (vedi a Roma Piazza delle Cinque Scole). Oggi, comunemente, dato il suo ruolo in qualche modo sostitutiva o sussidiario del Tempio, in attesa che venga ricostruito (presto ai nostri giorni), viene anche chiamata Tempio.
Dunque la sinagoga svolge una molteplice funzione: luogo di raduno (e quindi di discussioni sia sacre che profane, scambio di informazioni, accoglienza di ebrei in transito); scuola e luogo di insegnamento, studio e riflessione; come Tempio, luogo della tefillah, preghiera. E molto altro ancora, anche come luogo dello shidduk: la “combinazione” di fidanzamenti e matrimoni.


Variabile per stili, architetture, forme, materiali di costruzione, riti particolari (ci può essere o meno la mezuzah alle porte d'entrata; qui deve essere costruita al piano superiore di una casa, perché non vi cammini nessuno sopra; lì invece il pavimento è incavato nel suolo per ricordare il salmo "Dal profondo ho gridato a te; tradizionalmente i fedeli erano su due file di banchi contrapposte con in mezzo la pedana per la lettura della Torah, oggi invece molto spesso i banchi, sono orientati verso l'Aron e sono disposti come nelle chiese...) ha però una costante fondamentale: la presenza dell’Aron haKodesh, l’Arca Sacra, un armadio orientato in direzione di Gerusalemme in cui si conservano uno o più Sefarim, rotoli della Torah, da leggersi parashah (porzione) dopo parashah ogni sabato, e negli altri giorni in cui va letta. Superfluo dire che questi bellissimi rotoli su pergamena e le loro custodie richiedono una cura non solo tecnica ma anche rituale nella loro preparazione (della pelle e dell’inchiostro), della scrittura (fatta da uno scriba esperto, di buona reputazione; i caratteri scritti sono solo le consonanti, senza vocali, accenti e indicazione dei toni per la lettura cantillata; custodie ornate e preziose, caratterizzate generalmente da una corona, che rappresenta la Torah, e dai rimmonim, campanellini ornamentali in forma di piccoli melograni).
Venezia: Scola Canton
(dal sito del Museo ebraico di Venezia)
Ma è la sinagoga l’unico luogo di preghiera degli ebrei? No. È luogo di preghiera anche il cimitero (ma le modalità e la frequenza di visita sono molto diverse, e minori, rispetto a quelle cristiane, mentre molto più impegnativo è il rito funebre ed il periodo del lutto, che in vario modo continua fino ad un anno, e prevede diverse usanze nel corso del tempo) e, in occasioni particolari, l’aria aperta (per esempio per la benedizione della luna), i corsi d’acqua (come alternativa al mikveh per la tevilah) o le loro rive (come nel tashlich di Rosh haShanah, in cui si svuotano le tasche della polvere e se stessi dal peccato).

Il luogo principe per la preghiera e i riti della fede è però la casa: secondo la tradizione, dopo la distruzione del Tempio la mensa domestica è diventata l’altare (a cui fa da corollario la celebre descrizione di gran parte delle feste ebraiche: “i nemici ci volevano distruggere, QBH ci ha salvati, e noi festeggiamo mangiando e bevendo” e, aggiungo io, cantando e ballando). Tradizionalmente (oggi le cose sono cambiate), i momenti più importanti della vita ebraica (oltre al parto, come dappertutto) si svolgevano nell’ambiente domestico: mascita e Berit Millah (circoncisione); fidanzamento e matrimonio (che avveniva di sera, per ricordare la promessa di QBH ad Abramo di una discendenza numerosa quanto le stelle); agonia e morte.
Questo spiega in parte la relativamente scarsa presenza di sinagoghe in Calabria (ed anche altrove). Infatti le nostre comunità erano piuttosto piccole, non sempre c’era il minyan assicurato (gruppo di almeno 10 ebrei maschi adulti necessari per la preghiera definita “pubblica”, che permette di leggere la Torah direttamente dai Sefarim).

Oltre l’ambiente domestico, possiamo dunque individuare cinque tipologie principali del luogo di preghiera:
I) Il Beth haMiqdash, il Tempio;
II) La sinagoga vera e propria;
III) Un locale comune che in parte vi supplisse;
IV) Un ambiente privato messo a disposizione della comunità;
V) Ambienti nascosti utilizzati dai Bené Anusim.

I) Il Beth haMiqdash (la Santa Casa, più o meno, nota come Tempio), meta delle tre festi annuali dette di pellegrinaggio (Pesach, Shavuot e Sukkot), unico luogo in cui si potessero fare sacrifici, di animali o incruenti, in cui ora il culto è stato abolito (o impedito), dopo che è stato distrutto la seconda volta dai Romani, e in cui si pregherà di nuovo quando verrà ricostruito ai tempi di Mashiach (presto ai nostri giorni).

La sinagoga di Ostia Antica
(dal sito della Ostia Foundation)
In qualche modo viene erroneamente percepito come sostitutivo del Tempio il cosiddetto Muro del pianto, che gli ebrei invece chiamano Kotel maaravì (Muro occidentale) o semplicemente Kotel (Muro), che in realtà oggi è una sinagoga ai piedi di quanto resta dell’antico Tempio, o meglio del suo sostegno. Il Muro ha una sua sacralità per il cuore di tutti gli ebrei, e vi sono legate alcune usanze tradizionali (per esempio, è possibile prendere foglioline dalle piante che vi crescono, capperaie per lo più, ma è proibito portar via anche un solo granello di polvere della pietra; molti usano allontanarsi dal Muro camminando all’indietro, per non volgervi le spalle; infine, tutti conoscono l’usanza di porre nelle sue fessure un foglietto con richieste e preghiere), non è però in alcun modo sostitutivo del Tempio.
C’è da dire però che talora, in alcuni luoghi singoli gruppi ebbero effettivamente altri luoghi di culto, celebre il caso della legione ebraica stanziata in Egitto sotto l’egida dell’Impero romano, che ad Eliopolis costruì un nuovo Tempio, e probabilmente non fu l’unico caso.

Particolare dei mosaici della sinagoga di Bova Marina (da Cultura Italia)
Sembrerebbe infatti (avevo letto tempo fa, ma non ricordo dove, oppure mi era stato detto da un ricercatore) che anche nella nostra sinagoga di Bova Marina siano stati trovati dei resti di sacrificio, ma non so se l’ipotesi è confermata: chiedo il parere degli studiosi più addentro alla materia.

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