Dopo aver preso in considerazione la simbologia del mosaico della
Menorah dell’antica sinagoga di Bova Marina,
in questo secondo video esamino la “cornice” che vi ho fatto apporre
intorno, per illustrare sinteticamente la storia ebraica della Calabria,
con particolare attenzione ad alcuni suoi aspetti.
Oltre al sito della
sinagoga, invito anche a visitare il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, che
ospita, oltre ai celebri Bronzi di Riace e altre meraviglie della Magna
Grecia e non solo, una vetrina con numerosi reperti ebraici rinvenuti in
Calabria, tra cui la piccola lapide presentata nel video.
Altrettanto
consigliabile è la visita del campo di concentramento di Ferramonti di
Tarsia, CS, a cui nel video riservo un cenno, nel Parco letterario Ernst Bernhard.
Anche per questo secondo video, otre all’artista Simona Canino, e al
regista e “addetto al montaggio” Emanuele Cosentino, ringrazio gli amici
che mi hanno fatto rilevare i miei errori di dizione: “Làzzaro di Motta
San Giovanni”, mentre sapevo che la pronuncia esatta è “Lazzàro”;
“sòfer”, scriba, si pronuncia in realtà “sofér”; errore gravissimo (che
onestamente non so come mi sia venuto fuori!) è aver pronunciato il
cognome dell’Arizal “Laurìa”, invece che “Lùria”, come è corretto;
l’opera di Chaìm Vital, L’albero della vita, in ebraico è “Etz Chaìm” e
non “Chàim”, come ho pronunciato io.
Calabria judaica - Sud ebraico
Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione
Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; attraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; attraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.
IN PRIMO PIANO: eventi e appuntamenti
27 gennaio 2019: Giorno della memoria
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giovedì 8 ottobre 2020
Momenti di storia ebraica in Calabria
venerdì 2 ottobre 2020
Riflessioni sulla Menorah di Bova Marina
All'approssimarsi della festa di Sukkot, pubblico il mio video in cui illustro il significato della Menorah di Bova Marina, con particolare riferimento ai simboli che richiamano a questa festa.
Questo primo video, ispirato al mosaico della Menorah dell’antica sinagoga di Bova Marina (https://www.facebook.com/Museo-e-Parc...), la seconda più antica d’Occidente, dopo quella di Ostia, che invito caldamente tutti a visitare, è piuttosto statico, per la fretta di poterlo pubblicare prima dell’inizio dei Moadim di Tishrì 5781 (settembre 2020), ma credo, spero, che il suo ascolto possa risultare piuttosto interessante.
Questi video sono solo la terza e quarta volta che parlo in pubblico o per il pubblico, quindi, oltre alla mosaicista Simona Canino di Catanzaro, che ha realizzato l’opera, e a mio nipote Emanuele Cosentino, che ha realizzato il video, devo ringraziare gli amici che mi hanno segnalato alcuni errori che ho commesso nella lettura del mio testo (sicuramente ce ne sono anche altri, a parte le mie numerose “impappinature”!).
Il primo errore è dovuto a vera è propria ignoranza: influenzato dalla pronuncia del mio dialetto ho detto “tripòde” invece che “trìpode”, che è la pronuncia esatta. Un secondo errore è un lapsus di inversione: “lo Stato dello stemma d’Israele”, invece che “lo stemma dello Stato”.
mercoledì 27 maggio 2020
Nuove antiche presenze: Ebrei a Girifalco?
Un
posto particolare tra le mie recenti scoperte occupa quella di una possibile
area sepolcrale nei dintorni di Girifalco,
in provincia e nei pressi di Catanzaro.
Si
tratta di un paese posto poco all’interno della costa jonica, non lontana da
località in cui la presenza ebraica è accertata: Roccelletta del Vescovo di Squillace, in comune di Borgia,
di cui ho già parlato, in quanto vi sono state rinvenute due anforette con il
simbolo della menorah, destinate a contenere il vino kasher, risalenti al
periodo tra tardo impero e alto Medioevo; Squillace,
dove è presente una Judeca, testimonianza di una sicura presenza ebraica alla
fine del Medioevo, presumibilmente fino alla cacciata del 1511, testimoniata da
documentazione certa.
Inoltre,
molto vicino a Girifalco si trova Cortale,
in cui sembra trovarsi un’altra Judeca, citata brevemente - “Il centro storico è suddiviso in rioni
(fatevi indicare l’antico e minuscolo
quartiere ebraico”) - nel blog Racconti raminghi e altre storie,
ma di cui al momento non esistono prove documentali.
Le
ricerche nell’area di Girifalco sono state effettuate in una breve campagna di
scavi a fine estate del 2014 dal benemerito locale Club archeologico, fondato e attualmente presieduto dall’archeologa dottoressa Ines Caliò, che è stata estremamente
gentile e molto generosa di informazioni, e insieme alla quale stiamo cercando
di indagare e approfondire la materia.
Direttore
degli scavi fu il dottor Alfredo Ruga, responsabile dell’area per la Soprintendenza
per i beni archeologici della Calabria.
Immagine tratta da un fotogramma
di un servizio del TGR della Calabria
di un servizio del TGR della Calabria
Purtroppo,
per i ben noti e annosi problemi economici, dovuti a quella che definirei
benevolmente ignoranza (chi non lo ricorda? “con la cultura non si mangia”,
detto proprio da un Ministro dei beni culturali!) gli scavi non sono più
ripresi, e il materiale e l’area giacciono invisibili, salvati per fortuna dal
proprietario del fondo, che generosamente ha donato il terreno al Comune.
Di
questo rinvenimento l’archeologa dottoressa Raimondo, della citata Soprintendenza,
che ha visitato lo scavo insieme alla Soprintendente dell’epoca, dottoressa
Simonetta Bonomi, ha affermato senza dubbio trattarsi di sepolture ebraiche, e
che nelle vicinanze deve esserci anche un insediamento abitato da ebrei; il
carattere ebraico delle sepolture rinvenute (ma si suppone ce ne siano anche
altre) sembra essere confermato dall’orientamento che tutte presentano in
direzione est-ovest, quindi in direzione di Gerusalemme.
Immagine tratta dallo stesso servizio del TGR Calabria.
Si vede una tomba priva di resti umani
Si vede una tomba priva di resti umani
Quest’area
offre svariati motivi di interesse, e motivi di approfondimento.
Innanzitutto
abbiamo questa menorah pentalichne (a cinque bracci), invece della classica ed
usuale menorah a sette bracci, che non è assente nella produzione artigianale ebraica dell'epoca, ma neanche comunissima; si tratterebbe inoltre del primo
insediamento ebraico dell’epoca posto abbastanza all’interno rispetto alla
costa, a differenza degli altri, come quello di Bova Marina tra tutti; la
presenza, tra le altre, di una tomba che sembra avere carattere monumentale; e ancora
altre problematiche e prospettive che sarebbe troppo lungo e noioso elencare.
Che
altro dire? Per il momento de hoc satis,
lavori in corso, vorremmo fare uno studio approfondito per quanto sarà
possibile.
Nuove antiche presenze tra dubbi e certezze
Si infittisce la rete di probabili presenze in Calabria. Ormai è più
facile dire dove NON risulta nulla. Purtroppo questa osservazione vale
essenzialmente per la Calabria meridionale, quella anticamente nota come
Calabria Ultra, dal momento che essendo di un paese che vi si trova, e sul
quale conduco delle ricerche, mi è più facile “inciampare” in tracce di
ebraismo, da semplici toponimi o tradizioni orali che possono essere piuttosto
dubbi, ad elementi invece documentati.
Più carente riconosco invece di essere sulla Calabria Citra,
corrispondente all’odierna provincia di Cosenza, sulla quale dovrò certamente
ampliare l’approfondimento, sperando di trovare qualche collaboratore, come mi
è successo per la Calabria meridionale.
Prima
di parlare di Girifalco, che tra tutte le località potrebbe essere la più
interessante, voglio accennare ad altre recenti “scoperte”.
La
prima riguarda Davoli, in cui verso la frazione Marina, e ormai quasi inglobata
in essa, esiste un’area tuttora chiamata Giudeo o Giudei, trova nei pressi del
castello Felluso (curioso, anche se sicuramente è una pura coincidenza: Fellus
è un cognome molto diffuso tra gli ebrei italiani di origine libica).
Al
momento nulla risulta tranne il semplice toponimo, e sappiamo che spesso i
toponimi, se non accompagnati da documenti o resti materiali, non sono molto
indicativi; credo comunque che non vadano ignorati.
Voglio
aggiungere una immagine con i versi di un intellettuale davolese, Saverio
Tucci, vissuto nella prima metà dell’’800, che accenna a questa contrada, nelle
sestine 25 e 26 del suo componimento Il mese di maggio nella marina di Davoli. Versi, Napoli,
Raffaele Lista, 1845.
Nella
nota 14 specifica che:
Io
non ho trovato nessuna informazione su questo Castello “raca” che secondo lui gli ebrei
avrebbero attribuito al castello; l’unico riferimento possibile che ho notato è
che nei pressi esiste una contrada chiamata Case Votarelle, che,
interpretandole come Case Vuote, potrebbe richiamare questo “vacuo” che
attribuisce al castello; oppure potrebbe essere un riferimento al Castello Felluso, già abbandonato alla sua epoca.
Notevole,
oltre all’indicazione di questa finora ignota (almeno a me) contrada Giudeo, la
sua disposizione verso gli ebrei. In un’epoca ed in uno Stato che aveva una
forte caratterizzazione antisemitica e dove gli ebrei, dopo il 1541 non saranno
ammessi (salvo l’utilistica eccezione dei Rothschild a Napoli) fino all’Unità d’Italia,
ne loda le capacità e l’industriosità.
Più
significativa di un semplice toponimo è invece una serie di località, la cui documentazione,
estremamente sintetica, ma quasi certa, si trova nell’opera che ho citato più volte
in questo blog, ma sempre a proposito del mio paese, e che invece ora ho
approfondito ed esteso. Si tratta della cinquecentesca Platea di Santo Stefano del Bosco, curata dal professor Pietro De Leo, Rubbettino, Soveria Mannelli,
1997.
In attesa di fare un lavoro più ampio e
specifico, mi limiterò ad un “arido” elenco delle località citate in cui è presumibile
vi fossero presenze ebraiche, più o meno consistenti e durature:
Acquaro
(vi è solo citato
un toponimo, ma nella sua particolarità è estremamente interessante, e lo trovo
fortemente probante di un’antica presenza ebraica);
Ardore
(di cui
viene citato solo un toponimo, nell’attuale frazione Marina);
Arena;
Dasà;
Grotteria
(di cui ho
già parlato in un altro post del blog);
Monasterace
(il mio
paese, di cui ugualmente ho scritto più volte) oppure
Guardavalle (le indicazioni topografiche contenute nel testo danno adito a qualche dubbio);
Guardavalle (le indicazioni topografiche contenute nel testo danno adito a qualche dubbio);
Ed
infine una località di difficile collocazione e individuazione, chiamata nel
documento “casalis Santi Miglano et Potami”.
Ardore, Grotteria e Monasterace si
trovano in provincia di Reggio; Guardavalle in quella di Catanzaro; le altre località
erano all’interno del feudo di Arena, attualmente in provincia di Vibo
Valentia.
lunedì 27 aprile 2020
Yom haZikkaron 5780 - Giorno del ricordo 2020
Il
3 Iyar
(che quest’anno inizia la sera del 27 aprile), vigilia di Yom haAtzmaut
(Giorno
dell’indipendenza), 6 giorni dopo Yom ha Shoah (memoria
dell’insurrezione del
ghetto di Varsavia e delle vittime dello sterminio nazista), ricorre Yom
haZikkaron, Giorno del ricordo, in memoria dei soldati morti per la
difesa dello Stato di Israele, a cui in seguito è stato aggiunto il
ricordo delle vittime del terrorismo.
Israele ricorda i suoi caduti, soldati e vittime del terrorismoYom haZikkaron - 8 maggio 2019
Noemi
Di Segni,
Presidente UCEI
Da
Moked
7/5/2019
- 2 אייר
5779
http://moked.it/blog/2019/05/07/yom-hazikaron-ricordare-cadutiper-la-liberta-la-democrazia/
Immagine dal sito della Comunità ebraica di Bologna https://www.comunitaebraicabologna.it/it/festivita/altre-festivita/yom-haatzmaut/2148-yom-hazikaron-27-aprile-2020
Nelle
prossime ore celebreremo Yom HaZikaron, il Giorno del Ricordo. Il 4
di Iyar è la data scelta dallo Stato di Israele per commemorare i
militari caduti per difendere la libertà del popolo ebraico e
l’indipendenza dello Stato di Israele e le vittime civili degli
attacchi del terrorismo. È un momento solenne e profondamente
identitario a cui gli ebrei italiani partecipano con commozione,
ricordando ciascuno dei 23.741 soldati caduti, 3.150 civili,
stringendosi alle loro famiglie. Ma Yom HaZikaron è anche un momento
di riflessione e consapevolezza: ci ricorda che libertà e democrazia
hanno un prezzo, che abbiamo l’obbligo di non darle per scontante,
che dobbiamo difenderle strenuamente. È un monito e un impegno che
vale per Israele come per le altre nazioni libere.
In
tempi in cui l’amore per il proprio paese viene confuso con la
negazione dell’altro, con la compressione dei diritti di alcuni a
favore di altri, vale la pena ricordare le parole della dichiarazione
d’Indipendenza d’Israele del 1948, un evento che ci apprestiamo a
festeggiare: “Lo Stato d’Israele sarà aperto per
l’immigrazione ebraica e per la riunione degli esuli, incrementerà
lo sviluppo del paese per il bene di tutti i suoi abitanti, sarà
fondato sulla libertà, sulla giustizia e sulla pace come predetto
dai profeti d’Israele, assicurerà completa uguaglianza di diritti
sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di
religione, razza o sesso, garantirà libertà di religione, di
coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura, preserverà i
luoghi santi di tutte le religioni e sarà fedele ai principi della
Carta delle Nazioni Unite”.
El maleh rachamim (Dio pieno di misericordia)
La forza di Yom HaZikaron da Israel HaYom https://www.italiaisraeletoday.it/la-forza-di-yom-hazikaron/ , 7 dicembre 2019
di
Aharon
Karov
Undici
anni fa restai gravemente ferito durante la guerra anti-Hamas a Gaza
del gennaio 2009. Gli anni sono passati e mi sono sottoposto a un
lungo processo di riabilitazione durante il quale cui ho dovuto
imparare di nuovo a camminare, a parlare, a mangiare. Sono diventato
padre, ho finito gli studi universitari e ho lavorato con i giovani a
rischio per alcuni anni.
ono
passati undici anni, ma il processo non è finito. Sono ancora
impegnato in un lungo ed estenuante processo di riabilitazione
mediante il quale sto imparando a gestire nel quotidiano le
conseguenze delle lesioni che ho riportato. Per me, è ancora
difficile esprimermi verbalmente e per iscritto e soffro di dolori,
crisi epilettiche e altre difficoltà a causa di quel trauma.
In
Israele vi sono decine di migliaia di veterani feriti che, come me,
fanno i conti ogni giorno della loro vita con gli effetti delle
ferite. Nei decenni da che esiste, questa nazione ha subito attacchi
militari, attentati terroristici e guerre in cui ha perso molti
soldati che vengono commemorati ogni anno a Yom HaZikaron, la
Giornata della Rimembranza. Accanto a loro, vi sono decine di
migliaia di feriti che convivono con il proprio dolore per anni.
Molte
volte sentiamo la notizia di attacchi o attentati che hanno causato
“solo” feriti e nessun morto, e istintivamente tiriamo un sospiro
di sollievo. Ma io, quando sento che ci sono feriti, so perfettamente
cosa dovranno subire quelle persone, ed è straziante. Molte hanno
lesioni visibili, come arti mutilati o perdita della vista.
Kaddish, preghiera per i defunti, recitato dalla sua famiglia
nel luogo dell'uccisone di una vittima del terrorismo palestinese
Ma esistono anche danni non visibili, come il trauma cranico e lo stress post-traumatico. Coloro che soffrono di queste ferite sembrano a posto, e invece possono trovare impossibile dormire la notte, o pensare in modo ordinato e prendere decisioni, o devono fare i conti con altri tipi di difficoltà invalidanti che non tutti realizzano che li accompagneranno per sempre.
Cinque
anni fa Israele ha stabilito una giornata dell’anno in cui rendere
omaggio ai veterani feriti e invalidi. L’idea di stabilire questa
giornata speciale è stata proposta da brave persone che volevano
esprimere riconoscenza e gratitudine a tutti quelli fra loro che
hanno donato la propria salute fisica e mentale per difendere il
paese e i suoi abitanti.
Noi,
i feriti, abbiamo bisogno di questa giornata perché l’abbraccio
del popolo d’Israele ci dà la forza di rimanere in vita, di
lavorare, di mettere su famiglia e di fare del bene nel mondo.
Per
me questa giornata è molto significativa. Mi dà forza e mi sostiene
nel mio lavoro quotidiano, contribuendo a infondere nei giovani gli
ideali del nostro servizio militare. Come veterano ferito delle Forze
di Difesa israeliane, ritengo che il giorno che ci onora sia molto
importante. Mi auguro che lo stato, e in particolare il Ministero
della difesa, facciano tutto il possibile per i feriti, soprattutto
quando si tratta di curare le disabilità critiche che rimangono con
noi per anni.
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