Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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giovedì 13 luglio 2017

Tra Bova Marina e Bova: proposta di itinerari ebraici


Domenica 16 Luglio si svolgerà un incontro che unirà due realtà geograficamente vicine (Bova Marina e Bova), ma che presentano spaccati molto diversi dell’ebraismo calabrese; l’età tardo-antica, centrata sulla celebre sinagoga di Bova Marina, e l’età rinascimentale (per l’Europa, ma dall’esito tragico per gli ebrei di Calabria).
L’incontro, oltre che per la qualità dei relatori, si presenta interessante per le modalità di svolgimento, in due parti nei due luoghi diversi: un omaggio all’errare degli ebrei nella loro storia?
Dopo il testo del comunicato accennerò ad una mia personale ipotesi sulla persistenza dell’ebraismo calabrese nelle epoche di cui non abbiamo testimonianze, intermedie tra quelle rappresentate dalle due Bova.
Seguirà un post con una rassegna delle presenze ebraiche nell’area della Bovesìa (o grecanica).


Presenze giudaiche nella Calabria grecanica:
una proposta di itinerari

Domenica 16 Luglio 2017, a partire dalle ore 18,00, si svolgerà tra Bova Marina e Bova l'incontro organizzato dal Polo museale della Calabria sul tema delle presenze giudaiche dell'Area grecanica al fine di unire, all'interno di un itinerario turistico culturale, due tra i più importanti siti ebraici del Reggino: il Parco archeologico ArcheoDeri di Bova Marina, dove si conservano le tracce di una delle sinagoghe più antiche del Mediterraneo e la ritrovata Giudecca di Bova, nel quartiere medievale di Pirgoli.
Studi, analisi e ricerche sulle tracce ebraiche in Calabria dal tardo antico al Rinascimento saranno i temi trattati nelle sessioni dell'incontro che inaugurà la riapertura del Parco archeologico Archederi di Bova Marina, grazie all'impegno del Polo museale della Calabria, al contribuito del Gruppo archeologico “Valle dell'Amendolea” e all'AIAB (Associazione italiana per l'agricoltura biologica) Calabria, che per l'occasione donerà alberi di bergamotto per valorizzare ancora di più le opere di fruizione dell'antico sito ebraico bovese.
Saranno presenti il Coordinatore della Commissione straordinaria del Comune di Bova Marina, Francesca Crea; il Segretario regionale per la Calabria del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Salvatore Patamia, e il Direttore del Parco ArcheoDeri di Bova Marina, Rossella Agostino, a cui si deve la recentissima campagna di valorizzazione del parco archeologico bovese.
Tra i relatori, la straordinaria presenza di Debora Penchassi, della Comunità ebraica di New York e il Conservatore dei Beni culturali, Pasquale Faenza, che tratterà dei diversi restauri e ripristini del pavimento musivo della sinagoga bovese tra il Tardo Antico e l'Alto Medioevo.
Successivamente l'incontro riprenderà a Bova, alle ore 21,00 presso la Chiesa dello Spirito Santo, con i saluti del Sindaco Santo Casile e gli interventi di Chiara Corazziere, Postdoctoral Researcher dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria, la quale illustrerà studi e ricerche sulle tracce urbanistiche connesse agli insediamenti ebraici in Calabria.
Conclude l'incontro Pasquale Faenza, con un intervento sull'antica Giudecca di Bova, già testimoniata tra il XV e il XVI secolo, ed oggi al centro di un interessante programma di valorizzazione museale in sinergia con gli altri siti ebraici dell'Area Grecanica.

Accennavo in premessa ad una mia ipotesi sulla persistenza ebraica in Calabria in un periodo nel quale non abbiamo nessuna o scarsissime e dubbie tracce documentali.
Per il IV-VI secolo abbiamo alcune emergenze archeologiche, piuttosto labili, a parte la sinagoga di Bova Marina: la tabella sinagogale di Reggio, la lucerna ed una iscrizione in lingua greca, ma forse di contenuto ebraico a Lazzaro (comune di Motta San Giovanni), i manici di anfore con bolli di menorah a Scolacium e a Ippona. In tutta la Calabria solo 5 reperti, di cui 4 sullo Jonio e di questi, 3 nell’area dello Stretto: per il resto l’ebraismo calabrese dell'epoca antica è muto. Senza alcun riferimento documentale è la presenza ebraica a Kaulonia riferita in un testo, e nulla ci autorizza ad attribuire a realtà ebraiche un’anforetta con simbolo del nodo di Salomone che si trova nel Museo archeologico di Sibari; esilissima la pertinenza ebraica ad una lapide funeraria riferibile a Locri.
Completamente assente sembra poi l’ebraismo calabrese dal VI secolo fino all’epoca tardo-bizantina prima e normanno-sveva poi, salvo due eccezioni.
Una prima traccia è la presenza nel 982 dell’ebreo Kalonymos al seguito dell’Imperatore Ottone II, nella sua spedizione contro Bizantini e Saraceni temporaneamente alleati contro un comune nemico. Egli salverà l’Imperatore, facendosi promettere che avrebbe provveduto alla sua famiglia, sacrificandosi al suo posto e permettendogli di raggiungere a nuoto la flotta imperiale. Lasciando da parte la questione di dove si sia svolta la battaglia “alle colonne” (sono almeno quattro le località candidate, sebbene favorita resti l’area della marina di Stilo), è curioso che l’Imperatore si sia fatto accompagnare da un ebreo in questa spedizione militare. Si può supporre che lo abbia voluto con sé proprio perché potesse contattare le comunità ebraiche presenti nel Meridione (e in Calabria in particolare) per convincerle a sostenerle, combattute come erano tra i due strani alleati: i musulmani, sotto i quali sapevano di poter vivere relativamente in pace, e i bizantini, di cui invece era ben noto l’antisemitismo.
Il Brebion (catalogo dei possedimenti) della Diocesi di Reggio riferisce, intorno al 1050, di una Ebraiké non meglio precisata, collocabile nella Locride, e localizzata da Francesco Cuteri nell’attuale contrada Judari tra Stignano e Camini. Purtroppo nulla sappiamo al di là del nome, quindi non possiamo avere la certezza di nessuna delle varie ipotesi formulate in proposito: una zona abitata da ebrei? la localita di una sinagoga? di un cimitero ebraico? il possedimento di una donna ebrea? semplicemente un luogo misero e destinato a discarica o a lavorazioni inquinanti o maleodoranti? L’unico labile indizio è che potrebbe in qualunque caso indicare che una realtà ebraica non era sconosciuta, ma su che tipo di realtà fosse (forse un semplice richiamo al Vangelo o alle scritture cristiane) non abbiamo nessun indizio.
Ma appunto, nell’uno come nell’altro caso abbiamo solo supposizioni, ipotesi piuttosto labili in un’epoca che poco ha da dirci sugli ebrei in Calabria.
È del tutto impossibile colmare questi vuoti? Purtroppo, allo stato la risposta deve essere affermativa: nessuna testimonianza archeologica, nessun reperto materiale, nessun documento testuale. È solo possibile formulare supposizioni, sulla base di indizi, purtroppo labili, ma che forse non è il caso di ignorare.
Alla fine dell’epoca antica si ha una graduale, e poi sempre più rapida, “fuga” dalle coste, che prima erano fittamente abitate, verso l’interno; un fenomeno che si invertirà solo timidamente alla fine del XVIII secolo, e poi in modo estremamente deciso dopo la II Guerra mondiale, per continuare in modo disastroso a tutt’oggi.
Per completezza bisogna segnalare il bios (la vita) di san Nilo da Rossano, scritta da san Bartolomeo da Simeri, che si colloca cronologicamente tra i due documenti citati, e che ci rende nota la presenza ebraica a Rossano e Bisignano, ma si tratta di località lontane da quelle di nostro interesse, e con caratteristiche storiche, culturali e geografiche ben diverse.
Guardiamo alle località citate come sede di presenze ebraiche fino al VI secolo.
Scolacium viene abbandonata, e all’interno nasce Squillace, sede nel XV secolo di una comunità ebraica che ebbe rapporti di particolare cordialità con il circostante ambiente cristiano.
Bova Marina: Deri (Delia?) rimane deserta e sulle pendici dell’Aspromonte occidentale sorge Bova, anch’essa sede di una comunità ebraica documentata nel XV secolo.
Da Lazzaro (Leukopetra) gli abitanti salgono verso l’Aspromonte e nasce Motta San Giovanni, dove la presenza ebraica è ugualmente documentata nel XV secolo.
Lo stesso vedremmo a Kaulonia, nel caso si dovesse avere conferma (in verità improbabile, a mio parere) di presenze ebraiche, con la sua Stilo sorta sulle pendici delle Serre; ed anche a Gerace, di cui una lapide funeraria con una Mariam (forse) ebrea segnalerebbe la presenza ebraica a Locri Epizephirii.
A Reggio, per molto tempo unica città sulla costa jonica a sud di Crotone, dopo il IV secolo si hanno testimonianze ebraiche nel Medioevo.
Ippona, divenuta nel frattempo Monteleone, prima di tornare al vecchio nome di Vibo, ha anch’essa testimonianze di presenze ebraiche di nuovo nel XV secolo.
Alla fin di questo excursus, possiamo constatare che in tutti questi casi si hanno presenze ebraiche in epoche molto distanti tra di loro sia nelle due località che restano stabili (Reggio sul mare e Ippona/Monteleone all'interno) sia in quelle ben più numerose che "ascendunt ad montes".
Mi chiedo se sia credibile che nei periodi intermedi gli ebrei siano completamente spariti (tanto più che li vediamo presenti altrove, presumibilmente a Stignano/Camini e nella Vallata dello Stilaro, con certezza a Rossano e Bisignano), oppure se, pur in assenza di prove, sia proprio impossibile ipotizzare che anche nel periodo “silente” dell’ebraismo calabrese continui una presenza, magari esile, che la distruzione delle testimonianze a causa di vicende umane o geologiche non ci permette oggi di cogliere.
Non dimentichiamo che nessuno aveva mai sospettato una presenza ebraica a Bova Marina, piuttosto rilevante a giudicare dalla bellezza dei mosaici sinagogali, se non ci fosse stata la scoperta del tutto casuale durante i lavori per un rifacimento stradale, e inoltre, che se solo un altro bove fosse passato con l’aratro sul mosaico danneggiato dal primo, lo avrebbe distrutto, ed oggi avremmo non i resti di una sinagoga, ma di una delle tante ville romane che si trovano in Calabria, con delle tessere mosaicali il cui disegno globale sarebbe stato impossibile ricostruire.

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