Post “rubato” dalle informazioni di Oreste Sergi Pirrò, un valente studioso che ringrazio di cuore. Riguarda interessantissime notizie sugli ebrei di Catanzaro, in particolare sulla collocazione della Judeca e della sinagoga, nonché sulla loro abilità nella tessitura della seta.
Di Catanzaro avevo già
parlato nel post Presenze documentate nello Jonio catanzarese http://calabriajudaica.blogspot.it/2016/02/presenze-documentate-nello-jonio.html,
mentre dell’arte della seta mi ero brevemente occupato in L’industria della
seta http://calabriajudaica.blogspot.it/2008/03/lindustria-della-seta.html
Su Facebook ci ha regalato alcune notizie sulla Judeca
La giudecca di
Catanzaro – (© photo
Oreste Sergi Pyrrò)
L’impianto
urbanistico del quartiere ebraico della Giudecca di Catanzaro, posto al di
sotto del colle del "Vescovado", tratto dalla pianta topografica del
Gattoleo (1806- 1808). Al centro, contraddistinta dal numero “22”, la medievale
sinagoga, trasformata, dopo il 1512, in parrocchia cristiana, sede dell’antica
comunità di “mercadanti” amalfitani, sotto il titolo di S. Stefano Protomartire
“de Amalphitanis”.
Dall'undicesimo al dodicesimo
secolo l'Europa fu interessata da una fiorente rinascita commerciale che
abbracciò anche il meridione d'Italia e, in modo particolare, Catanzaro. La città, in questo periodo, vide
stabilire all'interno delle sue mura diverse comunità di mercanti che,
attraverso le loro attività commerciali, contribuirono alla crescita
demografica, sociale e urbanistica. La fervida attività nella produzione di
seta greggia e l'attività tessile ad essa legata permise al piccolo centro
manifatturiero di relazionarsi commercialmente con il resto della regione ma,
soprattutto, di partecipare attivamente al commercio di tessuti serici e
all'importazione di mercanzie, soprattutto, vetri e ceramiche. Fautori di
questa forte attività commerciale furono dapprima gli Ebrei i quali, arrivati
in «buon numero» a Catanzaro nel l073, vollero «havere nella Città luogo à
parte» tanto che gli stessi catanzaresi «gli assegnarono un Quartiero nel mezzo
d'essa, confìne à quella strada c'hoggi dicesi Capuana, e su dal loro nome
detto Giudeca» (Vincenzo D'Amato 1670). La scelta del luogo dove fondare il
proprio quartiere, che divenne allo stesso tempo centro commerciale e religioso
per la presenza della sinagoga, fu fondamentale per la comunità ebraica la
quale andò a situarsi nel centro della città accanto all' antico quartiere
"greco". Qui, per tradizione, ebbero origine l'attività dell'
allevamento del baco da seta e i primi approcci alla produzione tessile grazie
soprattutto alla «pratica d'alcuni Orientali nella Città commoranti» dai quali
«imparando molti la testura di quella (la seta), ne fecero drappi di varie
sorti: onde in modo vi si stabilì l'Arte... ». Ciò permise agli ebrei di
progredire nell'arte della tintoria e della commercializzazione dei tessuti a
tal punto da far registrare tale dato storicamente allo stesso D'Amato che
sottolinea come questi «industriosi per loro natura, e dediti alle mercantie,
& ad ogni genere di negotij, volentieri venivano ammessi nelle città più
famose: onde designarono i Catanzaresi chiamarne qualche parte, accio che
aprendo Fondachi di mercantia, gli togliessero l'incommodo di mendicar da
lontano i panni, & altre cose al vestir necessarie; e per più facilmente
condurceli, gli offrirono una perpetua franchigia… Giunti aprirono botteghe di
ricchissime mercantie, e, mescolando con i loro negotij i drappi medesimi di
seta, che ivi si lavoravano, cagionarono un grande utile à Cittadini, &
aprendo la strada al concorso di tutta la Provincia per via dé loro negotij,
partorivano alla Città molti commodi, oltre il danaro, che in abbondanza vi
entrava».
Un piccolo estratto da un mio
articolo pubblicato nel 2008 su “Obiettivo Calabria”, rivista della Camera di
Commercio di Catanzaro, dal titolo: «La parola al commercio, alla seta e ai
tessuti. Storia e testimonianze delle colonie di Ebrei, Amalfitani e Siciliani
a Catanzaro dal XlI al XVII secolo. Il racconto di una fiorente rinascita
commerciale che abbracciò il Mezzogiorno».
La Giudecca di Catanzaro, ad oggi, mantiene inalterato
il suo impianto urbanistico, ad eccezione del luogo della sinagoga che fu
alterato, tra il 1870-1874, per fare spazio alla mole dell'eclettico palazzo
Fazzari. L’imponente costruzione ottocentesca ricade, infatti, all’interno dell'antico quartiere ebraico della
Giudecca, corrispondente all’attuale rione racchiuso tra il Banco di Napoli e
Piazza Cavour, sul luogo dove esisteva la sinagoga. E’ proprio tra le due più
grandi vie della giudecca, ortogonali all’allora corso Vittorio Emanuele ed
alla via Principe Umberto, che sorse il palazzo neorinascimentale voluto dal
generale garibaldino Achille Fazzari e che fu costruito tra il 1870 e il 1874
su progetto dall'architetto fiorentino Federico Andreotti. In seguito alla
vendita della casa Palazziata Corrado e di un gruppo di case nella
contrada Santo Stefano, al Fazzari veniva concesso di costruire il sontuoso
edificio con impegno, da parte dell’acquirente, della demolizione di parte del
fabbricato acquistato per favorire l’allargamento del corso principale, che per
effetto del piano particolareggiato della zona, redatto dall’arch. Parise e
approvato dal consiglio comunale nel 1868, prevedeva l’allargamento della sede
stradale ad 11 metri.
Altra pianta dell'antica Judeca,
tratta dal dalla topografia di Vincenzo Gattoleo (1806-8)
tratta dal dalla topografia di Vincenzo Gattoleo (1806-8)
Riguardo alla
tessitura, in particolare della seta, molte notizie interessanti si trovano nel
testo di Oreste Sergi La parola al commercio, alla seta e ai tessuti. Storia
e testimonianze delle colonie di Ebrei, Amalfitani e Siciliani a Catanzaro dal
XII al XVII secolo. Il racconto di una fiorente rinascita commerciale che
abbracciò il mezzogiorno, in «Obiettivo Calabria», XLVI, 6, 2008, pp. 52 – 55,
riprodotto in Academia.edu.
Il file è in formato immagine, quindi non posso riprodurre il testo, ma ne
consiglio la consultazione.
Un cenno sui
tessitori ebrei di Catanzaro e la loro fama diffusa anche fuori dalla Calabria,
lo troviamo sempre in O. Sergi, in Seta. Il Filo dell'Arte.
Tessuti a Catanzaro dal XV al XX secolo, ancora in Academia.edu:
A testimonianza anche dell’abilità e
della professionalità dei tessitori catanzaresi e, soprattutto, di artigiani
ebrei nel produrre tessuti serici e velluti, vi è l’ulteriore dato pubblicato
dal Tramontana il quale riferisceche la moglie del rabbino palermitano il 26
aprile 1432 si impegnava ad apprendere da un ebreo di Catanzaro «artem texendi bellutum plenum cum pilo et
imbrucatum de auro et imbelluctatum» (Salvatore Tramontana, Vestirsi e travestirsi in
Sicilia, Sellerio, Palermo1993, p. 70 e nota 277).
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