Nei giorni dal 2 al 4 dicembre prossimi, in
coincidenza con l’inizio della festa di Chanukkah, nota anche come Festa delle
Luci, si svolgeranno in varie località della Calabria una serie di incontri che
avranno a tema questa festa in relazione al tema della libertà di espressione,
in questi otto giorni in cui si celebra il miracolo dell’olio consacrato che
doveva essere sufficiente per l’accensione della Menorah (il candelabro d’oro a
sette braccia che ardeva nel Tempio) un solo giorno, e invece bastò per otto
giorni, fino alla preparazione dell’olio nuovo.
Nel corso di questi incontri vi sarà l’accensione
dei lumi della Chanukkiah (il candelabro a nove braccia, otto vengono accesi
progressivamente negli otto giorni della festa, mentre il nono è lo shammash,
il servitore, che contiene il lume con il quale si accendono gli altri).
È tipico di questi otto giorni il gioco con una
trottolina (sevivon), che si fa girare e a seconda della facciata che mostra
fermandosi indica se pagare, incassare o che altro: questo perché era proibito
studiare la Torah, ed in particolare era proibito insegnarla ai bambini e ai
ragazzi, cosicché questi, nell’avvicinarsi delle guardie fingevano di stare a
giocare invece che a studiare gli insegnamenti dei Padri. In memoria di questo
è tradizione fare ogni giorno piccoli regali ai bambini.
Come sappiamo, gli ebrei dicono “Le nostre
feste? Tutte uguali: ci volevano sterminare, HaShem col suo braccio potente ci
ha salvati e noi lo ringraziamo e mangiamo e beviamo”, quindi anche a questa
festa è legato un cibo tipico, e in memoria dell’olio si usa mangiare cibi
fritti, in particolare le sufganiot, che sono in pratica i nostri bomboloni, ma
con un assortimento di gusti e ripieni estremamente vario, specialmente in
Israele e nelle comunità ebraiche più grandi. Un altro cibo tipico sono i
latticini, in ricordo dell’episodio (non biblico, in quanto il libro di Giuditta, accettato
dalla Chiesa cattolica, non fa parte del canone ebraico) che ricorda un altro
evento di pericolo per il popolo ebraico, l’assedio di Gerusalemme da parte di
Oloferne, poi ucciso dall’ebrea Giuditta, che lo aveva rimpinzato di formaggi
in modo da fargli venir sete, farlo bere fino ad ubriacarsi e addormentarsi,
per poi poterlo decapitare.
A parte gli aspetti più “di colore”, a questa
festa soggiace il tema della lotta per la libertà religiosa, una delle più alte
forme di espressione del pensiero, che venne conculcata dagli ellenisti
occupanti che volevano cancellare la specificità del popolo ebraico ed in
particolare la sua fede nel Dio unico e l’obbedienza ai suoi precetti.
Gli incontri si svolgeranno a Cosenza martedì 4
dicembre; a Reggio lunedì 3 dicembre ci saranno due incontri: uno al Palazzo
comunale San Giorgio e l’altro presso l’ITIS Panella - Vallauri; infine altri
due appuntamenti in provincia di Cosenza: presso la Colonia San Benedetto a
Cetraro domenica 2 dicembre (legato in particolare all’anniversari delle leggi
razziste del regime mussoliniano) e l’altro a Ferramonti di Tarsia (l’ex campo
di concentramento) giovedì 4 dicembre; un sapore particolare avrà l'incontro che in questo stesso giorno si svolgerà a Soriano (VV), "Le nostre radici ebraiche tra Filosofia e Storia", con una riflessione.
Potrete seguire ed avere informazione sugli
eventi sul gruppo Facebook Chanukkà - Libertà di espressione e Festa delle Luci- Calabria.
Riporto ora qui quanto scrive su queste iniziative Il Dispaccio.
A
dicembre “La libertà di espressione universale e la Festa delle Luci”: ecco gli
appuntamenti in Calabria
La
Festa biblicamente trova riscontro nel libro dei Maccabei [voglio ricordare che questo libro è riconosciuto come
canonico dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa, ma non dai protestanti e
non fa parte del canone ebraico] ed ha un significato anche
laico, ovvero quello di manifestare pubblicamente la Libertà dell'uomo di
professare i propri valori contro ogni sopruso dell'uomo sull'uomo.
La
prima luce che darà avvio alle iniziative in occasione della "Festa delle
Luci",per l'anno 2018 in Calabria, sarà accesa sulla memoria, e per la
prima volta, dopo cinquecento anni a Cetraro (CS) alla presenza di Roque
Pugliese, Consigliere per la Comunità Ebraica di Napoli e referente per la Regione
Calabria; per l'occasione si svolgerà un incontro di grande rilevanza e
attualità con riflessioni interreligiose ad ottant'anni dalle leggi per la
difesa della razza, non a caso si è scelto il titolo: "È accaduto, quindi
può accadere di nuovo".
Nella
serata del 3 dicembre 2018 presso i locali di Palazzo San Giorgio a Reggio
Calabria, si compierà un'accensione pubblica alla presenza delle autorità
religiose e istituzionali, dove la Cittadinanza tutta è invitata a partecipare.
Per
l'occasione gli studenti di quattro grandi istituti scolastici hanno preparato
dei percorsi formativi sul tema:"Libertà di espressione e Festa delle
Luci" ed esporranno le loro riflessioni presso la sede dell'I.T.I.S.
Panella di Reggio Calabria capofila del progetto.
Particolare
entusiasmo ed impegno hanno mostrato i ragazzi dell'Istituto Alberghiero di
Condofuri, cittadina vicino la Vecchia Sinagoga di Bova Marina. Gli studenti
dell'Alberghiero Euclide hanno studiato i dolci della Festa delle Luci,
rendendole proprie e proponendo anche varianti locali. Infatti, prepareranno
sul posto dopo l'accensione del "Chanukkia" la seguente degustazione
per la popolazione partecipante a Reggio Calabria:
-
"dolcetti di Nonna Henriette" (specialità mediorientale);
-
"Sufganiot";
-
"frolla delicata dolce neve";
-
"delizia all'oro verde dello Jonio
- "bocconi
di mele fritte con e senza pastella".
Nell'occasione,
inoltre, è state messi in risalto i seguenti temi: "Festa delle Luci, la
Simbologia della Luce, le origini ebraiche Calabresi con la "Lucerna Ebraica
di Leucopetra"; quest'ultima conservata presso il museo territoriale
"Antiquarium Leucopetra" a Lazzaro di Motta San Giovanni (RC).
Il
lavoro è stato affidato alla Conservatrice dei Beni Culturali e studiosa,
Dott.ssa Vincenza Triolo. Inoltre, per parallelismo con il reperto archeologico
sono state anche preparate a Seminara (RC) sede di un'antica Judecca,
dellelucerne in terracotta con una "Chanukkia" impressa, creando così
un legame diretto ideologico tra la storia del nostro passato e il presente.
Il
giorno seguente 4 dicembre presso il sito del Campo di Concentramento a
Ferramonti di Tarsia si accenderanno i candelabri in tutte le finestre, dove
erano le baracche degli internati come simbolo di riscatto e libertà del campo
per l'occasione saranno presenti, anche qui, studenti delle scuole del
territorio.
Da
Ferramonti di Tarsia nel pomeriggio ci si sposterà a Cosenza, presso le
centralissime "Fontane di via Arabia", dove dopo i saluti
istituzionali da parte delle Autorità Civili e Religiose, si procederà con la
Cerimonia di Accensione dei Lumi alla presenza del Rav. Umberto Piperno, che
per l'occasione celebrerà. Ricordiamo che lo scorso anno alla presenza della
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Disegni,
l'Istituto Alberghiero di Cosenza aveva offerto una degustazione di dolci.
Pertanto, un programma ricco, che si propone per l'occasione della "Festa
delle Luci", da Nord a Sud della Calabria, cui s'invitati a partecipare.
NOTE
SULLA TRADIZIONE E SULLA STORIA
La
Festa delle Luci o Chanukkà è stata festeggiata per secoli in Calabria dalle
Comunità Ebraiche sino al 1500 Epoca dell'Inquisizione Spagnola che li
costrinse ad andar via.
La
Chanukkà si celebra negli otto giorni dal 25 Kislev al 2 o al 3 Tevet (il
giorno ebraico comincia al tramonto) secondo il calendario lunare ebraico.
Quest'anno, quindi, sarà acceso il Candelabro dalla sera del giorno di domenica
2 dicembre 2018 fino alla sera del giorno di lunedì 10 dicembre 2018. La durata
di questa Festa, che si svolge in otto giorni, è spiegata così nel Talmud:
quando gli ebrei riconquistarono Gerusalemme dall'oppressione Greca che li
costrinse al politeismo, cercarono le ampolle sacerdotali dell'olio puro per
alimentare il candelabro del Tempio di Salomone, forgiato da Mosè nel deserto
su indicazione di Dio, ne trovarono però solo un'ampolla, sufficiente appena
per un giorno. Tuttavia, per un miracolo, quella piccola scorta d'olio bastò
per otto giorni, tempo sufficiente per prepararne altro olio.
A
questa storia è legato il simbolo della Festa delle Luci, durante la quale si
accende lo speciale candelabro a otto braccia più lo "shammash", che
reca il lume con cui si accendono gli altri, chiamato: chanukkià. Le luci sono
accese ogni sera, cosicché solo all'ottavo giorno ardono tutte insieme.
La
chanukkià deve essere accesa in casa, ma in modo tale che il suo chiarore sia
visibile dall'esterno e la luce possa illuminare tutti gli uomini, senza
distinzione di nazionalità o di religione.
Per
esprimere ancora meglio questa simbologia, da molti anni è tradizione che uno o
più di questi candelabri siano accesi in piazze e luoghi pubblici di molte
città.
L'accensione
è simbolo di riparazione, ma anche di salvaguardia della dignità e della
libertà di tutti gli uomini, sia da un punto di vista religioso sia da quello
civile.
L'auspicio
è che la "Festa delle Luci" possa illuminare i cuori e le coscienze
della nostra terra contro ogni forma di sopraffazione dell'uomo contro altri
uomini.
[avrei gradito una citazione del mio blog, da cui è stata presa
testualmente gran parte di questa sezione dell’articolo, come io mi premuro
sempre di citare le fonti, ma così vanno le cose]
Secondo
quello che è solo un mito, ma attesta l'antica frequentazione ebraica della
Calabria, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
Quasi
certamente, in realtà, i primi ebrei si stabilirono nella nostra regione
probabilmente dopo il 70 e.v., a seguito della distruzione di Gerusalemme da
parte di Tito, e vi furono presenti con continuità per quasi 1500 anni.
All'Epoca
Imperiale appartiene una tabella sinagogale rinvenuta a Reggio, nonché altri
reperti archeologici, la Sinagoga del IV secolo e.v. di Bova Marina (RC), ricca
di mosaici, la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica, testimone
di una fiorente comunità ebraica nel territorio.
La
"Lucerna ebraica di Leucopetra", nel territorio dell'attuale Lazzaro
di Motta San Giovanni (RC) è un'altra testimonianza archeologica importante
sulle "luci ebraiche".
Altri
reperti sono conservati nei Poli Museali di Vibo Valentia e Reggio Calabria.
Da
quest'epoca, per tutto il Medioevo e fino all'Età Aragonese la presenza di
comunità ebraiche aumentò, e molti ebrei si stabilirono in Calabria, infatti,
vi furono circa 200 comunità, alcune grandi alcune minuscole, provenienti dalla
penisola Iberica, dalla Grecia, dall'Europa del Nord, oltre che dalla Sicilia e
da altre regioni d'Italia. Pur attraverso alterne vicende di amicizia e di
ostilità e di tentativi di conversione, erano parte integrante della
popolazione calabrese, presenti in tutti i settori economici e sociali, fonti
archivistiche ci danno notizie che gli ebrei in Calabria erano: pastori e/o medici,
agricoltori e/o commercianti, scribi e/o banchieri, artigiani e/o rabbini.
A
Rossano operò intorno all'anno 1000 Shabbetay Donnolo, celebre medico e
filosofo; a Reggio Calabria fu stampato nel 1475 il commento di Rashi alla
Torah, prima opera in ebraico con indicazione di data; e calabresi furono i
genitori del grande kabbalista Chayim Vital, noto come ha - Qalavrezì, il
Calabrese.
Nel
1511, sotto la Dominazione Spagnola, gli ebrei furono espulsi una prima volta,
tornando poi per pochi anni e richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri
stranieri, per essere definitivamente banditi nel 1541, un evento, questo, che
contribuì alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore
legato al commercio e alla lavorazione con tintura della seta, forse la
maggiore ricchezza della regione. Dispersi in Italia, nell'Oriente Ottomano e
in Israele, mantennero memoria delle loro origini, e ancora fino agli inizi del
secolo scorso a Salonicco, in Grecia, alcune sinagoghe portavano il nome di
Calabria. In realtà, ancora secoli dopo l'espulsione e fino ad oggi, ci sono
testimonianze della loro presenza nascosta come marrani o, più propriamente,
anusim, coloro che, sono stati forzati, costretti alla conversione.
Ritornarono
temporaneamente, negli anni della II Guerra Mondiale, nella triste circostanza
dell'internamento a Ferramonti di Tarsia, dove stabilirono rapporti di amicizia
e reciproco aiuto con la popolazione.
Oggi,
d'estate la "Riviera dei Cedri", in provincia di Cosenza, si riempie
di rabbini che vengono da ogni dove per raccogliere i frutti che servono per la
celebrazione di "Sukkot", l'importante festa ebraica conosciuta anche
come "Festa delle Capanne"; questi frutti sono i cedri, ritenuti i
migliori del mondo e noti tra gli ebrei sin dall'antichità.
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