Da
Sullam,
newsletter della Comunità ebraica di Napoli,
anno VI, bollettino n. 129, 5 maggio 2014 - 5
Iyar 5774
I RAGAZZI DELLA BRIGATA EBRAICA IN CALABRIA
di Roque
Pugliese
Referente
per la Calabria per la Comunità Ebraica di Napoli e del Meridione
25
Aprile, Festa della Liberazione d’Italia al campo di Concentramento di
Ferramonti di Tarsia, Cosenza.
All’arrivo
a Ferramonti veniamo accolti da una nebbia fitta. Ci accompagna un senso di
inadeguatezza, sempre presente quando si deve parlare degli eroi della nostra
Resistenza, della Resistenza Ebraica. Tutto era pronto: da Santa Maria del
Cedro ci arriva un Cedro puro, non innestato. Una ringhiera in ferro battuto
per proteggerlo con delle Stelle di Davide, molto robuste ed evidenti intorno.
La targa commemorativa è coperta dalla bandiera di Israele con incise queste
parole: “BH. In onore della Brigata Ebraica. Alle donne e agli uomini che resistettero
alla furia nazi-fascista divenendo difensori del loro popolo”.
Nella
targa vi è inciso lo stemma della Brigata Ebraica ed una bandiera di Israele
che sventola, nascosta in effetto filigrana, per chi sa cercare. Una targa in onore di quei cinquemila ragazzi che partirono da Israele per sfidare il Nazifascismo
in una battaglia dagli esiti incerti. È la prima volta che una targa in onore
della Brigata Ebraica viene inaugurata in Calabria, o forse nel Meridione?
Segno dei tempi. Le bandiere di Israele sventolano nel campo libere assieme a
quelle italiane. Si affiancano quelle delle associazioni partigiane.
Anche
la nostra iniziativa ha un esito incerto: è la prima volta che si affronta la
tematica della resistenza ebraica e della Brigata Ebraica. Sono concetti che
portano direttamente a contestazioni molto care all’antisemitismo
contemporaneo. Arrivano i pullman con le associazioni partigiane. Tra le
autorità presenti i sindaci di Tarsia e di Cosenza; Alessandra Carelli,
Conservatrice dei beni culturali, che sotto la guida di Paolo Coen. docente dell’Università
della Calabria e responsabile della Rete per la Memoria, ha curato la mostra
all’interno del campo; Pina e Walter Brenner, testimoni di seconda generazione
del campo di concentramento, figli di Gustav Brenner; Angelo Armaroli della
Segreteria SPI-CGIL di Bologna; Franco Panebianco, della Fondazione
Museo di Ferramonti; Vladimiro Sacco, Segretario Generale SPI-CGIL della
Calabria; Stefano Vecchione, Vicepresidente dell’istituto per gli studi
storici; Massimo Veltri, docente della Università della Calabria e giornalista.
Un drappello di Carabinieri in alta uniforme porta la corona
di fiori al monumento in onore degli internati del campo. Un momento
importante, solenne.
Poi ci dirigiamo verso il campo con il nostro albero di cedro.
Ci seguono tutti. A voce alta si spiega il significato dell’albero, del
sacrificio e dell’ardore con cui la Brigata Ebraica venne a combattere in
Italia e dei soldati sepolti nel cimitero di Piangipane che non ritornarono
dalle loro famiglie. Si è ricordato il sacrificio delle donne partigiane come
Rita Rosani e di come le donne siano state state mogli, sorelle e madri per i
combattenti. Si è parlato di ragazzi partigiani come Franco Cesana e degli
Italiani che hanno combattuto l’odio nazista come il nobile Salvo D’Acquisto.
Un messaggio di speranza e di pace e soprattutto di vita in quel piccolo cedro.
Un applauso emozionante ha chiuso il discorso.
Dopo aver messo la meta della terra per piantare il
cedro, un uomo mi ferma e chiede di mettere della terra anche lui. E tutti a
seguire mettono la terra in quel cedro, tutte le autorità presenti e le madri
mandano i propri figli tutti vogliono essere partecipi del nostro messaggio.
Arriva l’acqua e tutti vogliono mettere l’acqua. Il cedro di Ferramonti di Tarsia
è stato piantato ed è stato adottato da tutti i presenti. Il sacrificio della
Brigata Ebraica e del suo valore ha adesso a Ferramonti di Tarsia un luogo dove
verrà ricordato con l’Onore che merita.
FERRAMONTI 25 APRILE 2014
di Alessandra Carelli
Con non poche difficoltà, un gran lavoro e la consapevolezza
che non è ancora consolidata la reale necessità di tutela e valorizzazione per
alcuni siti portatori di valori della Resistenza italiana e di memoria della
Deportazione, anche quest’anno siamo riusciti a celebrare all’interno dell’ex
campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia il 25 aprile, Festa della
Liberazione.
Le difficoltà che si possono incontrare non stanno
nella volontà di chi opera per costruire quella che noi tanto amiamo definire
Memoria Forte, attiva, collettiva, cioè quella memoria che ci appartiene e che
ci ha visto protagonisti nel bene e nel male e quindi ci rende consapevoli
delle cause e delle conseguenze della violenza nazi-fascista durante la guerra,
le vere difficoltà risiedono spesso nel confronto quotidiano con i portatori di
una Memoria “fragile”, o con chi quella Memoria la vuole distruggere,
cancellare; in più tocca combattere anche con quella fragilità che è parte di
un discorso più ampio di patrimonio culturale, un concetto di patrimonio che ha
come nucleo il diritto di tutela di tutti quei valori di testimonianza storica
non più riproducibili. Nonostante ciò si continua a lavorare cercando di
focalizzare l’attenzione sul sito, sulla sua storia e su chi quella storia l’ha
subita.
Ma oggi sono particolarmente orgogliosa del lavoro svolto,
perché qui in Calabria il 25 aprile del 2014, mentre in molte piazze italiane
si animava una dimensione del male con indegni episodi di intolleranza e si
offendeva la Memoria della Brigata Ebraica, in realtà la memoria di tutti, il
Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia insieme al delegato UCEI per la
Calabria, Roque Pugliese, scrivevano una pagina totalmente differente, qui oggi
si è lavorato insieme proprio nel nome di quella tanto amata MEMORIA FORTE , la
comunità ebraica, a noi estremamente cara, ha piantato un cedro, importante
emblema di rinascita e Ferramonti ha accolto con grandissimo onore il simbolo
ebraico della vita, un momento molto toccante condiviso da tutti i partecipanti
e dalla grande dimensione spirituale, ma non solo oggi grazie alla comunità
ebraica Ferramonti e noi tutti ci pregiamo anche di una nuova targa commemorativa:
“In onore della Brigata Ebraica. Alle donne e agli uomini che resistettero alla
furia nazi-fascista divenendo difensori del loro popolo”.
Grazie
Da
Moked, sito dell’UCEI, Unione delle Comunità ebraiche italiane http://moked.it/blog/2014/04/28/25-aprile-calabria-un-cedro-per-la-brigata-ebraica/
25 aprile - Calabria, un cedro per la Brigata ebraica
(28 aprile 2014)
Un cedro per rendere omaggio alla Brigata
Ebraica. Un 25 aprile dal sapore speciale è stato celebrato nell’ex campo di
concentramento di Ferramonti di Tarsia, dove in tanti si sono ritrovati nel
nome del ricordo delle migliaia di soldati che arrivarono da quello che di lì a
qualche anno sarebbe diventato Israele, per aiutare a liberare l’Italia.
Tra i partecipanti all’iniziativa portata
avanti da Roque Pugliese, referente per la Calabria per la Comunità ebraica di
Napoli e del Meridione, i sindaci di Tarsia e di Cosenza Francesco Antonio
Scaglione e Mario Occhiuto, Alessandra Carelli, Conservatrice dei beni
culturali che sotto la guida di Paolo Coen docente dell’Università della
Calabria e responsabile della Rete per la Memoria ha curato la mostra
all’interno di Ferramonti, Pina e Walter Brenner, testimoni di seconda
generazione del campo di concentramento, figli di Gustav Brenner; Angelo
Armaroli della Segreteria SPI CGIL di Bologna; Franco Panebianco della
Fondazione Museo di Ferramonti; Vladimiro Sacco, segretario generale SPI CGIL
della Calabria; Stefano Vecchione vicepresidente dell’Istituto per gli studi
storici; Massimo Veltri docente dell’Università della Calabria e giornalista.
Piantando il cedro, grande la commozione
nel rievocare non solo la storia recente del luogo, ma anche la rinascita
ebraica che sta interessando la Calabria come altre regioni del Meridione.