Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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mercoledì 30 aprile 2014

Ferramonti, 25 aprile 2014


Da Sullam,
newsletter della Comunità ebraica di Napoli,
anno VI, bollettino n. 129, 5 maggio 2014 - 5 Iyar 5774
I RAGAZZI DELLA BRIGATA EBRAICA IN CALABRIA
di Roque Pugliese
Referente per la Calabria per la Comunità Ebraica di Napoli e del Meridione




25 Aprile, Festa della Liberazione d’Italia al campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia, Cosenza.
All’arrivo a Ferramonti veniamo accolti da una nebbia fitta. Ci accompagna un senso di inadeguatezza, sempre presente quando si deve parlare degli eroi della nostra Resistenza, della Resistenza Ebraica. Tutto era pronto: da Santa Maria del Cedro ci arriva un Cedro puro, non innestato. Una ringhiera in ferro battuto per proteggerlo con delle Stelle di Davide, molto robuste ed evidenti intorno. La targa commemorativa è coperta dalla bandiera di Israele con incise queste parole: “BH. In onore della Brigata Ebraica. Alle donne e agli uomini che resistettero alla furia nazi-fascista divenendo difensori del loro popolo”.
Nella targa vi è inciso lo stemma della Brigata Ebraica ed una bandiera di Israele che sventola, nascosta in effetto filigrana, per chi sa cercare. Una targa in onore di quei cinquemila ragazzi che partirono da Israele per sfidare il Nazifascismo in una battaglia dagli esiti incerti. È la prima volta che una targa in onore della Brigata Ebraica viene inaugurata in Calabria, o forse nel Meridione? Segno dei tempi. Le bandiere di Israele sventolano nel campo libere assieme a quelle italiane. Si affiancano quelle delle associazioni partigiane.
Anche la nostra iniziativa ha un esito incerto: è la prima volta che si affronta la tematica della resistenza ebraica e della Brigata Ebraica. Sono concetti che portano direttamente a contestazioni molto care all’antisemitismo contemporaneo. Arrivano i pullman con le associazioni partigiane. Tra le autorità presenti i sindaci di Tarsia e di Cosenza; Alessandra Carelli, Conservatrice dei beni culturali, che sotto la guida di Paolo Coen. docente dell’Università della Calabria e responsabile della Rete per la Memoria, ha curato la mostra all’interno del campo; Pina e Walter Brenner, testimoni di seconda generazione del campo di concentramento, figli di Gustav Brenner; Angelo Armaroli della Segreteria SPI-CGIL di Bologna; Franco Panebianco, della Fondazione Museo di Ferramonti; Vladimiro Sacco, Segretario Generale SPI-CGIL della Calabria; Stefano Vecchione, Vicepresidente dell’istituto per gli studi storici; Massimo Veltri, docente della Università della Calabria e giornalista.
Un drappello di Carabinieri in alta uniforme porta la corona di fiori al monumento in onore degli internati del campo. Un momento importante, solenne. 
Poi ci dirigiamo verso il campo con il nostro albero di cedro. Ci seguono tutti. A voce alta si spiega il significato dell’albero, del sacrificio e dell’ardore con cui la Brigata Ebraica venne a combattere in Italia e dei soldati sepolti nel cimitero di Piangipane che non ritornarono dalle loro famiglie. Si è ricordato il sacrificio delle donne partigiane come Rita Rosani e di come le donne siano state state mogli, sorelle e madri per i combattenti. Si è parlato di ragazzi partigiani come Franco Cesana e degli Italiani che hanno combattuto l’odio nazista come il nobile Salvo D’Acquisto. Un messaggio di speranza e di pace e soprattutto di vita in quel piccolo cedro. Un applauso emozionante ha chiuso il discorso.
Dopo aver messo la meta della terra per piantare il cedro, un uomo mi ferma e chiede di mettere della terra anche lui. E tutti a seguire mettono la terra in quel cedro, tutte le autorità presenti e le madri mandano i propri figli tutti vogliono essere partecipi del nostro messaggio. Arriva l’acqua e tutti vogliono mettere l’acqua. Il cedro di Ferramonti di Tarsia è stato piantato ed è stato adottato da tutti i presenti. Il sacrificio della Brigata Ebraica e del suo valore ha adesso a Ferramonti di Tarsia un luogo dove verrà ricordato con l’Onore che merita.

FERRAMONTI 25 APRILE 2014
di Alessandra Carelli
Con non poche difficoltà, un gran lavoro e la consapevolezza che non è ancora consolidata la reale necessità di tutela e valorizzazione per alcuni siti portatori di valori della Resistenza italiana e di memoria della Deportazione, anche quest’anno siamo riusciti a celebrare all’interno dell’ex campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia il 25 aprile, Festa della Liberazione.
Le difficoltà che si possono incontrare non stanno nella volontà di chi opera per costruire quella che noi tanto amiamo definire Memoria Forte, attiva, collettiva, cioè quella memoria che ci appartiene e che ci ha visto protagonisti nel bene e nel male e quindi ci rende consapevoli delle cause e delle conseguenze della violenza nazi-fascista durante la guerra, le vere difficoltà risiedono spesso nel confronto quotidiano con i portatori di una Memoria “fragile”, o con chi quella Memoria la vuole distruggere, cancellare; in più tocca combattere anche con quella fragilità che è parte di un discorso più ampio di patrimonio culturale, un concetto di patrimonio che ha come nucleo il diritto di tutela di tutti quei valori di testimonianza storica non più riproducibili. Nonostante ciò si continua a lavorare cercando di focalizzare l’attenzione sul sito, sulla sua storia e su chi quella storia l’ha subita.
Ma oggi sono particolarmente orgogliosa del lavoro svolto, perché qui in Calabria il 25 aprile del 2014, mentre in molte piazze italiane si animava una dimensione del male con indegni episodi di intolleranza e si offendeva la Memoria della Brigata Ebraica, in realtà la memoria di tutti, il Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia insieme al delegato UCEI per la Calabria, Roque Pugliese, scrivevano una pagina totalmente differente, qui oggi si è lavorato insieme proprio nel nome di quella tanto amata MEMORIA FORTE , la comunità ebraica, a noi estremamente cara, ha piantato un cedro, importante emblema di rinascita e Ferramonti ha accolto con grandissimo onore il simbolo ebraico della vita, un momento molto toccante condiviso da tutti i partecipanti e dalla grande dimensione spirituale, ma non solo oggi grazie alla comunità ebraica Ferramonti e noi tutti ci pregiamo anche di una nuova targa commemorativa: “In onore della Brigata Ebraica. Alle donne e agli uomini che resistettero alla furia nazi-fascista divenendo difensori del loro popolo”.
Grazie

Da Moked, sito dell’UCEI, Unione delle Comunità ebraiche italiane http://moked.it/blog/2014/04/28/25-aprile-calabria-un-cedro-per-la-brigata-ebraica/

25 aprile - Calabria, un cedro per la Brigata ebraica

(28 aprile 2014)
Un cedro per rendere omaggio alla Brigata Ebraica. Un 25 aprile dal sapore speciale è stato celebrato nell’ex campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, dove in tanti si sono ritrovati nel nome del ricordo delle migliaia di soldati che arrivarono da quello che di lì a qualche anno sarebbe diventato Israele, per aiutare a liberare l’Italia.
Tra i partecipanti all’iniziativa portata avanti da Roque Pugliese, referente per la Calabria per la Comunità ebraica di Napoli e del Meridione, i sindaci di Tarsia e di Cosenza Francesco Antonio Scaglione e Mario Occhiuto, Alessandra Carelli, Conservatrice dei beni culturali che sotto la guida di Paolo Coen docente dell’Università della Calabria e responsabile della Rete per la Memoria ha curato la mostra all’interno di Ferramonti, Pina e Walter Brenner, testimoni di seconda generazione del campo di concentramento, figli di Gustav Brenner; Angelo Armaroli della Segreteria SPI CGIL di Bologna; Franco Panebianco della Fondazione Museo di Ferramonti; Vladimiro Sacco, segretario generale SPI CGIL della Calabria; Stefano Vecchione vicepresidente dell’Istituto per gli studi storici; Massimo Veltri docente dell’Università della Calabria e giornalista.
Piantando il cedro, grande la commozione nel rievocare non solo la storia recente del luogo, ma anche la rinascita ebraica che sta interessando la Calabria come altre regioni del Meridione.

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