Si è
svolto ieri a Napoli il primo dei tre seminari organizzati dal Ministero dello
sviluppo economico e altri enti sulle prospettive agroindustriali della kashrut
in Italia
Interessante
anche il discorso tecnologico, con il lancio di una applicazione per smartphone
che aiuti gli ebrei osservanti nell’individuazione e la scelta dei prodotti
kasher
Qui Napoli - Kasherut, la strada è aperta
Adam
Smulevich (Pagine Ebraiche, maggio 2013)
Al
via il primo di tre seminari finalizzati ad offrire agli imprenditori italiani
la possibilità di acquisire maggiore consapevolezza sul processo di
certificazione di qualità dei prodotti biologici e sulle certificazioni
religiose Halal e Kosher come nuova opportunità di mercato. Ad aprire il
trittico di incontri l’evento organizzato questo pomeriggio [2 maggio] (a partire dalle 15) nella sede dell’Unione
Industriali di Napoli con il contributo culturale e scientifico dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane Inaugureranno i lavori gli interventi del
presidente della Sezione Industria Alimentare Unindustria Napoli Giuseppe
Esposito, della rappresentante del Ministero dello Sviluppo Economico Elena
Toselli e di Giovanni Delle Donne per Federalimentare. La parola passerà poi ai
tecnici con le relazioni di Daniele Fichera (FederBio), Gabriele Tecchiato
(Centro Islamico Culturale d’Italia), rav Adolfo Locci (UCEI), Francesca
Arigliani (Università Campus Bio-Medico di Roma) e Francesco Senesi (Annalisa
Conserve).
Nuove
strade da esplorare, una preziosa possibilità di rilancio per l’intero comparto
produttivo agro-alimentare. “L’occasione per migliorarsi qualitativamente e
allo stesso tempo per rivolgersi a una fetta di mercato più ampia di quella
attuale. Il che non guasta mai - spiega l’assessore UCEI alla Kasherut Settimio
Pavoncello - soprattutto in un periodo di crisi”.
Offrire
ai piccoli e medi imprenditori italiani la possibilità di essere formati sul
percorso di certificazione religiosa, mettere in contanto le realtà locali con
i grandi buyer internazionali, aprire nuovi mercati che aiutino le aziende ad
affrancarsi dalla crisi del settore. Dopo un’intensa fase di studio e
affinamento delle strategie operative l’iniziativa “per la promozione delle
certificazioni agroalimentari del Made in Italy” lanciata dal ministero dello
sviluppo economico con il coinvolgimento di Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, Halal Italia, Federalimentare, Federbio e Fiere di Parma entra nel
vivo con una serie di iniziative ad hoc. Fiere settoriali, missioni all’estero,
tre specifici seminari per addetti ai lavori.
Nel
solco del crescente successo globale ottenuto dal kosher, cui molti consumatori
tendono ad associare caratteristiche di maggiore qualità e salubrità rispetto
ai prodotti “normali”, l’obiettivo è quello di stimolare analoga consapevolezza
in Italia dove gli spiragli di crescita, per domanda e offerta, non sembrano
mancare. Per l’assessore al culto UCEI Settimio Pavoncello si tratta di
un’opportunità unica, da non perdere per il rilancio del comparto produttivo.
“L’occasione - dice - per migliorarsi qualitativamente e allo stesso tempo per
rivolgersi a una fetta di mercato più ampia di quella attuale. Il che non
guasta mai, soprattutto in un periodo di crisi”. In affiancamento agli altri
partner l’UCEI ha già preso parte a due importanti fiere (Norimberga e Tokyo) e
sarà prossimamente impegnata fino a metà autunno. Tra gli appuntamenti Cibus
(Parma), Thaifex (Bangkok), Sial Brasil (San Paolo), Summer Fancy Food (New
York), Anuga (Colonia) e Kosher Fest (New Jersey). Conclusa questa prima fase,
avranno inizio le missioni all’estero per mettere in contatto aziende e buyer.
Tra le destinazioni previste Israele, Stati Uniti, Canada, Brasile, Giappone e
Russia. Nel frattempo, tappa fondamentale per lo sviluppo di un percorso di
formazione consapevole, tre seminari rivolti all’imprenditoria italiana: a
Napoli (2 maggio), Parma (15 maggio) e Palermo (6 giugno). Nell’occasione interverranno
esponenti del mondo ebraico sul fronte sia istituzionale che religioso. Oltre a
Pavoncello, che invita tutte le aziende interessate a farsi avanti contattando
direttamente l’ufficio kasherut UCEI, il consigliere e coordinatore della
commissione culto e kasherut Jacqueline Fellus; tra i rabbanim, rav Adolfo
Locci e rav Umberto Piperno. Aspetto non secondario dell’intera operazione il
consolidamento di un ponte con le realtà islamiche che agiscono in questo
campo. Una sfida che Pavoncello vive con particolare orgoglio e soddisfazione.
“Malgrado i contrasti, spesso inevitabili. Malgrado le divergenze che tendono
ad allontanarci - commenta - il messaggio che vogliamo lanciare presentandoci
assieme a questo impegno è molto forte e può aprire una nuova strada di
confronto e reciproca comprensione a partire dai valori che ci uniscono. Merito
della gastronomia, da sempre formidabile aggregatore di popoli e culture”. Un
solo rimpianto, legato a dinamiche prettamente interne: quello di non essere
ancora riusciti ad arrivare all’istituzione di un marchio unico di kasherut
nazionale che, sostiene Pavoncello, “avrebbe permesso all’UCEI di presentarsi
con maggiore autorevolezza e in modo più efficace”. Tra le opzioni più
stimolanti che si presentano a chi fa uso delle moderne tecnologie il progetto
iKodsher, applicazione scaricabile sul cellulare che aiuterà chi segue le
regole della kasherut ad orientarsi negli acquisti senza commettere errori. iKodsher
verrà incontro a questa esigenza con un sistema semplice e veloce che farà
perno sull’utilizzo di una fotocamera appositamente programmata in modo da
poter scansionare il codice a barre delle etichette e confrontare i dati e le
informazioni ricevute con un database presente in memoria. Sullo schermo del
cellulare apparirà quindi un’indicazione che permetterà di stabilire se ci
troviamo di fronte a prodotti kosher, parve o di altro genere.
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