Il
ritorno del Sefer Torah
Davide
Saponaro
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Shabbat nella Sinagoga di Bova
Marina
Licia B.
Venerdì 21
e sabato 22 ottobre 2016, nei pressi dell’antica sinagoga ebraica di Bova
Marina, una rappresentanza di ebrei ha celebrato il primo Shabbat dopo 1600
anni.
Un venerdì
speciale, una fetta di storia che riemerge dal passato e si veste di presente,
forse un presente costante nascosto dai rumori del tempo e del suo inesorabile
divenire.
Vicino
alla sinagoga si sentono voci, si vedono sorrisi tra i presenti giunti da molte
parti della Calabria ma anche dalla Sicilia , Lazio , Lombardia.
Si
intonano canti in ebraico, la lingua di Abramo, la lingua della creazione nella
serata in cui si fanno lodi proprio al creato.
Prima le
donne e poi gli uomini, a turno accendono le luci dello Shabbat recitando le
benedizioni rituali e affidando ad Hashem timori, speranze, gioie e dolori.
Poi verso
il mare vicino, dove sabbia, cielo e mare accolgono i presenti in un ideale ma
avvertito abbraccio per dare inizio alla Tefillà.
Un venerdì
speciale come il luogo in cui siamo: resti di una sinagoga tra le più antiche,
espressione di un significativo insediamento ebraico di epoca tardo imperiale
(IV-VI sec. e.v.), di una Calabria judaica anteriore all’editto del 1510 di
espulsione degli ebrei di Calabria che riemerge dal lungo silenzio, un primo
Shabbat dopo 1600 anni, una prima elevazione di un Sefer , il Rotolo della
Bibbia di Mose', in riparazione all’antico torto subito.
Così a
Bova ritornano gli Ebrei che, con lo sguardo verso Gerusalemme, offrono a D-o
una lunga e sentita Tefillà colma di benedizioni di lode, omaggio e
gratitudine.
Gratitudine
anche per essere lì, accolti dallo stesso cielo e dallo stesso mare che in
epoche remote hanno visto la stessa scena persa nel silenzio della memoria.
Il canto
del Rav Elyasaf Shaer crea un’atmosfera pregnante di spiritualità dove la
preghiera pare mescolarsi con l’infinito e creare un altare ideale tra l’eterno
e l’effimero, l’umano e il divino, il collettivo e l’individuale. Le risposte
del Minyàn ( il numero di uomini necessario affinche' la preghiera sia
pubblica) amplificano la sacralità del momento e concorrono a sublimare la
parola e le azioni umane.
I canti
della lingua dei Padri è accompagnata dall’orchestra di D.o , il suono della
creazione, il rumore del mare, che lodiamo, il tramonto rosato che si sposa con
l’orizzonte del mare verso Gerusalemme fanno da suggestivo scenario ai fratelli
presenti.
Tutto
allora diventa preghiera e gioia se accompagnato da una berakhà di
ringraziamento.
Così è a
tavola: dopo il Kiddush, la benedizione del vino e la Birkat Hamotzi quella del
pane, segue la gioia dei Zmirot, i canti tradizionali di Shabbat che uniscono
idealmente tutto il popolo di Israele sparso nel mondo. D-o, il popolo e la
terra sono presenti alla mensa. In quel momento tutti ebrei senza anagrafe né
provenienza ma della Sinagoga di Bova .
Sono
giunti da Milano, Reggio, Roma, Calabria, Catania, Cosenza, Palermo, Vibo Valentia,
Piscopio, Palmi, Bergamo, Messina.
Richiamati
per lodare il nome di Hashem, uniti nel ricordo della Terra, Promessa e nella
gioia dello Shabbat.
Il
richiamo al raccoglimento interiore e all’incontro con D-o nella gioia della
tefillà continua il sabato mattina con la cerimonia di “onore al Libro”,
l’apertura del Sefer e la lettura della Torà.
Idealmente
si ricostruisce la sinagoga con la forza delle preghiere (Tefillot) e si
continua a lodare e ringraziare D-o per il creato.
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In un
mondo che tende ad allontanare il senso del divino e il significato della
preghiera.
L’esperienza
di Bova è stata unica. Si è avuta la sensazione di uscire dal mondo reale recuperando
una dimensione interiore sopita, ricostruendo tradizioni religiose presenti.
Sorride il
dott. Pugliese Roque per la realizzione questo incontro ringraziando tutti ed
il Minyan (Carlo, Daniel, David, Roberto, Davide, Ettore, Manuel, Joseph, Abramig,
Elyasaf) che ha reso possibile risentire il calore e la bellezza della Sinagoga
di Bova, unendo le preghiere rimaste sospese per 1600 anni degli antichi ebrei
di Bova, con le nostre di oggi, sempre le stesse da millenni.
Il mosaico
di Bova rappresenta la festa di Sukkot ed una Capanna è stata costruita per
onorare proprio gli ultimi giorni di questa festa di Sukkot, una coincidenza
emozionante e struggente, surreale.
Con
l’auspicio che lo spirito ebraico possa ancora condividere momenti edificanti
come questo ha ringraziato:
Il Rabbino
Capo di Napoli Rav Umberto Piperno.
Gadi
Piperno del Progetto Meridione UCEI.
Rav
Elyasaf Shaer.
Il
presidente della Comunità di Napoli Lydia Schapirer.
La Soprintendenza
delle belle arti della città metropolitana Reggio Calabria e della Provincia di
Vibo.
Il Polo
Museale della Calabria - Cosenza.
Il Professore
Giovanni Iriti del Parco Archeologico di Bova.
Le Forze
dell'Ordine Carabinieri e Polizia.
Il Villaggio
La Perla Ionica per la stupenda ospitalità
Vanda per
le challot e i dolci.
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