In alcuni paesi della Calabria è usanza fare colazione la mattina di Pasqua (o comunque mangiare durante la giornata) la frittata con ricotta e salsiccia oppure soppressata o zzùzziji (ciccioli di maiale), e la cuzzupa (detta anche guta, sguta o cudduraci).
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La frittata di ricotta e soppressata è quanto di più taref (sarebbe il contrario di kasher, che significa "adatto, alla consumazione da parte degli ebrei") possa esserci, dal momento che prevede non solo l'uso di prodotti di carne di maiale, ma soprattutto vede la compresenza di un latticino insieme alla carne, che è una delle proibizioni più forti della "dietetica" ebraica.
E quindi perché mai in un blog dedicato alla Calabria ebraica si parla di qualcosa che di ebraico non sembra avere proprio niente?
Bisogna dire che da poco si è conclusa la festa di Pesach (la Pasqua ebraica), che dura 7 giorni in Israele e 8 nei paesi d'esilio. La caratteristica principale di questi giorni di festa è che non si mangia nulla di lievitato. In alcuni paesi dell'Africa settentrionali era tradizione tra gli ebrei festeggiare la mattina dopo la fine della festa il ritorno all'alimentazione normale, con un particolare pasto festivo che si chiama "mimuna".
Si tratta di un pasto particolarmente sontuoso in Marocco, con uso massiccio di dolci e l'invito rivolto anche agli amici ed ai vicini non ebrei.
Da IATaskForce
Più sobria invece la mimuna tripolina, che prevede semplicemente la consumazione di un pandolce con l'uovo e della frittata con merguez (salsicce di pecora o montone) e, come è ovvio, rigorosamente senza latte, ricotta o altri formaggi.
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