Come molte località della Calabria, Corigliano ha conosciuto una notevole pluralità etnica e religiosa.
Ha visto la presenza ebraica, ricordata dalla Porta Giudecca; quella greca, ricordata dalla sua strada Grecìa; quella slava (forse soldati macedoni), come ricorda la sua frazione marina Schiavonea; inoltre, confina con i quattro comuni albanesi di San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, Spezzano Albanese, e non lontano vi sono altre frazioni e comuni albanesi.
Ovviamente, in questo blog mi occupo della sua componente ebraica.
Ha visto la presenza ebraica, ricordata dalla Porta Giudecca; quella greca, ricordata dalla sua strada Grecìa; quella slava (forse soldati macedoni), come ricorda la sua frazione marina Schiavonea; inoltre, confina con i quattro comuni albanesi di San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, Spezzano Albanese, e non lontano vi sono altre frazioni e comuni albanesi.
Ovviamente, in questo blog mi occupo della sua componente ebraica.
In provincia di Cosenza, Corigliano Calabro
sorge su di un poggio, estrema propaggine della Sila Greca, alla destra dello
sbocco del torrente Coriglianeto nella Piana di Sibari, e si ritiene fondato
agli inizi dell’XI secolo. Fu feudo dei Sangineto, dei Sanseverino, dei Ruffo
di Montalto e dei Sanseverino di Bisignano[1]. Nel 1443 era tassato per 391
fuochi e nel 1521 per 588.
Nel 1473 la Camera della Sommaria ordinò
al percettore provinciale di esigere da Corigliano i contributi fiscali per 537
fuochi e non per 560, essendo risultato che 23 fuochi erano stati censiti per
errore due volte. Dei fuochi duplicati, di cui è fornito l'elenco, almeno tre
erano ebrei: Iogoda de Mose, Moyse de Roben e Monasse de Iaculli. Nel 1489 gli
ebrei di Corigliano ottennero di non essere costretti al pagamento di
contributi straordinari, pagando già essi le tasse ordinarie e la loro quota
del contributo di 6000 ducati imposto da Ferrante I d’Aragona ai giudei del
Regno. Un’analoga esenzione fu loro riconosciuta nel 1491 a proposito della
tassa straordinaria imposta agli abitanti della città per la riparazione del
castello. I nuclei familiari ebraici erano allora 37, alcuni dei quali
provenienti da altre località, come quelli di Anania de Cariato, Harya de
Mesoraca, Sperduto de Reggio, Iaco de Altomonte, Daniel de Bisignano, Scilom de
Melicello e Cay de Terranova. Oltre alle tasse ordinarie, essi erano tenuti a
dare ogni anno al principe di Bisignano, signore della città, tre ducati per il
diritto di casalinaggio. Come altrove, gli ebrei coriglianesi erano mercanti,
prestatori, artigiani. Nel 1487 Lazzaro da Corigliano era tra i giudei più
facoltosi di Cosenza costretti a prestare denaro alla Regia Corte, mentre negli
anni 1491-1493 Simone de Daniele confezionava barde per i somari del principe e
un Saadya vendeva carta e pergamene per libri[2].
Nel corso delle guerre che devastarono la
Calabria alla venuta di Carlo VIII di Francia, e anche dopo, è probabile che la
maggior parte dei giudei locali abbia abbracciato il cristianesimo per sfuggire
alle violenze. Quando, infatti, nel 1510 gli ebrei e i cristiani novelli furono
espulsi dal Regno, le autorità di Corigliano non denunciarono, come fecero
altre località, la partenza dei giudei, ma dei cristiani novelli, e impetrarono
che questi fossero depennati dai ruoli fiscali. La Camera della Sommaria si
disse disponibile e ordinò al percettore di assumere precise informazioni sul
numero dei neofiti partiti e sulla data della loro partenza[3].
La contrada abitata dagli israeliti si
trovava sul versante occidentale dell’abitato di Corigliano, immediatamente
sopra la strada Grecìa: ancora nel XVIII secolo la prima porta della città era
detta della Giudeca, e nei suoi pressi (in loco ubi dicitur La Giudeca) fu
edificato nel XVII secolo il convento dei Domenicani, oggi in rovina.
Bibliografia
Amato, G., Crono-istoria
di Corigliano Calabro, Corigliano Calabro 1884
Colafemmina, C., Per la
storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Soveria Mannelli 1996
Conte, L., Monografia
Geografica-Antropica del Comune di Corigliano Calabro, Corigliano 1971
Pellicano Castagna, M.,
La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Catanzaro Lido 1996
Tommaso Pugliesi, P., Istoria
apologetica di Corigliano, Cosenza 1978 (ed. an.)
Vivacqua, S., Calabria,
in L’Ebraismo dell’Italia meridionale, pp. 295-310
Note
[1] Pellicano Castagna, M.,
La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, vol. II, pp. 144-149
[2] Colafemmina, C., Per la
storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, pp. 96-97, doc. 1; pp.
117-18, doc. 23; pp. 123-24, doc. 30; ASNa, Sommaria, Diversi II 67
[3] Colafemmina, C., Per la
storia, pp. 155-156, doc. 72
Per completezza, nonostante le evidenti
inesattezze, prima fra tutte quella sul numero degli ebrei coriglianesi (“almeno
700 famiglie di Ebrei”), riporto quest’altro articolo, che pure riveste un
qualche interesse
La Giudecca di Corigliano
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