Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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giovedì 25 marzo 2010

Ebrei a Nicastro, dove?

Continua la discussione sulla scelta del Museo di Lamezia di eliminare il pannello sulla presenza ebraica a Nicastro.


Al Timpone c’erano gli ebrei

da LameziAttiva


«Anche lo storico Pasquale Giuliani conferma: gli ebrei erano al Timpone di Nicastro. È con rammarico che registriamo la negazione della storia della nostra città. Come ha denunciato alcuni giorni fa “Il Quotidiano della Calabria”, non figura più nei nuovi locali del museo archeologico il pannello che dal 1997 presentava ai visitatori il Timpone come dimora di una comunità ebraica nei secoli XIII-XVI», afferma in una nota la sezione lametina di Italia Nostra, secondo la quale «la negazione della presenza ebraica a Nicastro e al Timpone è del tutto priva di fondamento ancorché inutile e dannosa per il turismo culturale della città».

«Respingiamo senza tentennamento il pregiudizio di chi afferma che non si possa parlare di presenza ebraica dove non esistono documenti o prove a confermarlo, anche perché la storia della presenza ebraica non è stata ancora adeguatamente sviluppata in Calabria, rimanendo ai margini della storiografia. Per molte località è fatta solo di tracce labili, di indizi, di allusioni - rincara la dose il professore Vincenzo Villella, presidente di Italia Nostra - e Nicastro non si sottrae a tale carenza, perciò la storia della presenza ebraica va ricostruita tassello dopo tassello, partendo dai silenzi e dal nulla, visto che la cacciata degli ebrei dalla Calabria ha determinato un totale oblìo sulla loro presenza nella nostra regione. Altre comunità calabresi vanno fiere di aver ospitato colonie giudaiche anche senza averne la storia scritta, mentre nel lametino e a Nicastro qualche segno è reperibile».

Anche lo storico Montesanti, riferendosi al periodo normanno-svevo, scrive:“Nel medesimo periodo la venuta degli Ebrei in Calabria ne portò, anche fra noi, una piccola colonia la quale pose stanza in apposito ghetto: il Timpone”.

Secondo Italia Nostra, ancora più importante è la testimonianza di Pasquale Giuliani il quale nelle “Memorie storiche della città di Nicastro” scrive: “Similmente sulla destra sponda del Canne era com'è tuttavia un agglomerato di case, ove è fama che ghetto fosse stato di ebrei; e che dal luogo sassoso e dirupato si è sempre nominato Timpone”.

La testimonianza di Montesanti e Giuliani spazza via ogni possibile obiezione di chi non vuole che si parli di ebrei al Timpone. Villella osserva che «la mancanza di ritrovamenti archeologici e materiali non vieta di ubicare il quartiere ebraico ove la memoria lo ha sempre collocato, come ha documentato nel 1987 (10 anni prima del museo) il giornalista Antonio De Sarro».

Aver tolto il pannello sugli ebrei al Timpone è quanto «di più incomprensibile e antistorico potesse essere fatto» afferma infine Villella, contestando la mancanza della prova archeologica - una motivazione futile non è motivo valido per negare la tradizione. Come la ragione non può eliminare ciò che non riesce a raggiungere, allo stesso modo l'archeologia non è abilitata ad escludere una presenza storica, ma semmai a confermarla».

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